Si siedono, cenano, vanno via senza pagare il conto. L’ultimo caso di un’estate in cui la polemica corre di tavolo in tavolo, è avvenuto a Messina. Mamma, papà, bimbetta. Cena di pesce in una delle migliori trattorie di Messina con vista sui laghi di Ganzirri. E poi la fuga (immortalata dalle telecamere).
E’ stata un’estate social in cui molto più dei selfie al tramonto è stato un fiorire di scontrini da paura (per non dire da rapina) e di casi ai limiti del surreale. Da una parte sul banco degli imputati sono finiti ristoratori e bar, dall’altro avventori di tutto il Paese pronti a darsela a gambe con i trucchi più disparati pur di non pagare il dovuto e mangiare a sbafo.
La nuova “prova” più temuta dell’estate
A tenere banco sono gli italiani a tavola o al tavolino del bar. Si va dall’ormai famoso taglio del toast a metà pagato due euro, all’acqua per il cane a 50 centesimi, al caffè ed orzata a Porto Cervo per 50 euro. Da Nord a Sud non c’è scontrino che non abbia superato il test di un social. Dalla “prova costume” siamo passati alla “prova scontrino”. L’Italia si è unita nell’indignazione. Così, se in Liguria il piattino vuoto (chiamato dall’oste piattino della condivisione) è costato due euro, a Palermo a far scattare la polemica sono stati i 20 euro per tagliare la torta di compleanno (portata da casa). Quest’ultimo caso poi ha diviso l’opinione pubblica in due, tra chi sta col ristoratore e chi con la tradizionale abitudine di portare la torta da casa. Nel mese d’agosto sui social si son visti più scontrini che bikini.
Il riflesso della medaglia
Ma l’altro lato della medaglia o, meglio, della tovaglia, sono gli avventori che scappano dopo aver mangiato.
In Albania, improvvisamente diventata un cult visti i prezzi degli ombrelloni di casa nostra (dove è vietato anche portarti da casa un tè freddo) quattro italiani alla vista di un conto da 80 euro se la son data a gambe levate, lasciando un ricordo indelebile di un Paese di straccioni. L’idea a quanto pare è piaciuta dalle nostre parti e i quattro hanno trovato emulatori. In realtà è un fenomeno meno raro di quanto si pensi, al punto che molti ristoratori hanno iniziato a prendere contromisure (se vai a fumare fuori dal locale ad esempio devi lasciare un documento alla cassa). I quattro fuggitivi in Albania (ai quali il conto l’ha poi pagato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni con i suoi fondi personali), hanno aperto il vaso di Pandora, sdoganando un metodo ma anche la reazione di chi li svergogna sui social. E magari riesce anche a rintracciarli.
L’ultima denuncia
L’ultima denuncia è tutta messinese e a farla su Facebook è Maria Carlotta Andreacchio presidente provinciale del gruppo Donne imprenditrici della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), nonché titolare della Trattoria del Marinaio.
“Mi auguro che questo post sia condiviso il più possibile – scrive su Facebook – affinché possa (probabilmente) arrivare a chi ha commesso il gesto (reato) ignobile di defilarsi senza pagare il conto. Per qualsiasi imprenditore, non solo la mia categoria, non c’è sensazione più frustrante di accorgersi che un cliente va via senza pagare, e non per la perdita economica (ve lo garantisco) ma per il gesto così arcaico che nel 2023 fatichi a comprendere e metabolizzare facilmente. La tragedia è quando ti accorgi che il tutto viene meticolosamente progettato mentre cenano, davanti alla loro bambina, altra vittima di questa assurdità. Mi auguro che queste immagini abbiano lo stesso scalpore dello scontrino del tramezzino diviso a metà”.
Le immagini sono chiare. Si siedono a tavola, consumano e poi vanno via senza pagare il conto. Sono immagini che lasciano l’amaro in bocca perché dietro quel bancone c’è una persona che lavora. Ci sono cuochi, camerieri, fornitori, c’è una catena che lavora anche per chi si diverte, si vuol rilassare, vuol trascorrere una serata a tavola con i suoi cari. E, se è vero che i prezzi folli dell’estate fanno raccapriccio, è altrettanto vero che il menù si può leggere prima di ordinare e se non ti piace il ristorante stellato non sei obbligato ad andarci.
Se è vero che un caffè e un’orzata non possono costare 50 euro a meno che non sia incluso nel prezzo anche il viaggio nella piantagione, è altrettanto vero che il rispetto verso il lavoro degli altri è uno dei cardini di una società civile.
Ps. nella serata di sabato 26 agosto, dopo la denuncia sui social e sugli organi d’informazione da parte della titolare del ristorante il signore che non aveva pagato la cena del giorno prima è ritornato in trattoria e ha saldato…..