Un ex pentito di mafia era tornato in Sicilia dopo anni di protezione da parte dello Stato e aveva riorganizzato la sua cosca, con connivenze anche con imprenditori locali.
Stamattina all’alba è finito in manette in un blitz delle squadre mobili di Catania e Ragusa insieme ad altre 14 persone, dodici sarebbero “picciotti” della neonata cosca e due sarebbero imprenditori. Tra i reati contestati l’estorsione pluriaggravata, l’illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate e la detenzione ed il porto di armi.
L’ex collaboratore è Claudio Carbonaro, ex sicario della “Stidda” di Vittoria, in provincia di Ragusa, reo confesso di sessanta omicidi. Da alcuni anni, dopo la collaborazione e dopo aver fatto catturare molti boss, era rientrato nel suo paese di origine, dove stava tessendo le fila di un neonato clan mafioso da lui stesso guidato, riallacciando rapporti con i vecchi padrini della zona, ma soprattutto mettendo le mani su fiorenti attività economiche.
La squadra mobile, infatti, ha sequestrato cinque società per un valore di circa 5 milioni di euro, che avrebbero fatto capo alla cosca: fra i business su cui aveva puntato l’ex pentito c’è quello della plastica per la copertura delle serre, che in provincia di Ragusa sono tantissime e possono garantire ingenti guadagni, e lo smaltimento dei rifiuti: il riciclo della plastica delle serre, infatti, sarebbe stato smaltito illegalmente.
Le indagini, delegate dalla Procura Distrettuale di Catania, erano scattate nel 2014 in seguito ad un sequestro, operato a Roma dalla Squadra Mobile, di calzature contenenti materiali nocivi per la salute. Era stata ipotizzata dagli investigatori l’esistenza di un’organizzazione dedita al traffico di rifiuti plastici, acquisiti da imprese di raccolta e stoccaggio aventi sede nelle province di Ragusa e Catania ed esportati in Cina. Qui venivano utilizzati per la fabbricazione di scarpe, poi importate in Italia e commercializzate pur contenendo, per i magistrati, sostanze tossiche.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
Oltre a Claudio Carbonaro 60 anni di Vittoria, sono finiti in carcere Salvatore D’Agosta di 53 anni, Giuseppe Ingala di 36 anni, Antonino Minardi di 45 anni, Crocifisso Minardi di 53 anni, Emanuele Minardi di 49 anni, Salvatore Minardi di 45 anni, Giovanni Tonghi di 38 anni, Giovanni Donzelli di 71 anni e Raffaele Donzelli di 46 anni, tutti di Vittoria.
Agli arresti domiciliari invece vi sono Gaetano Tonghi di 37 anni, Giovanni Longo di 55 anni (originario di Acate), Andrea Marcellino di 35 anni (originario di Siracusa), Salvatore Minardi di 25 anni e Francesco Farruggia di 42 anni di Vittoria.