Il renziano Davide Faraone, con un lungo post sulla sua pagina Facebook, racconta della sua visita al carcere di Rebibbia, dove è detenuto l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per mafia.
L’esponente dem invoca addirittura “umanità” per l’uomo che la Cassazione ha condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, essendo stato riconosciuto “mediatore tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi“. Dell’Utri che, tra l’altro, pochi mesi fa è stato condannato pure in primo grado a 12 anni di reclusione al processo sulla trattativa Stato-mafia.
Ecco il discusso post di Faraone:
“La salute è un diritto sia per chi fila dritto, sia per chi ha commesso errori, anche gravi. Stamattina, insieme alla delegazione del Partito Radicale composta da Maria Antonietta Farina Coscioni e da Irene Testa, mi sono recato al carcere di Rebibbia per una visita nella sezione che ospita i detenuti malati. E’ la prima tappa di un viaggio che, come capogruppo del Pd a Palazzo Madama, farò nel sistema sanitario e che toccherà ospedali e pronto soccorsi ma anche le carceri italiane, perché la salute è un diritto di tutti, anche di chi sbaglia.
A Rebibbia non ho visto nulla di diverso da quello che, in questi anni, ho visto nelle altre carceri italiane. C’è un problema grave che riguarda il diritto alla cura dei detenuti, una situazione a tratti disumana che non può essere rimossa sol perché riguarda uomini e donne che nella vita hanno sbagliato. Ho incontrato i detenuti malati, i disabili e ho potuto anche scambiare due chiacchiere con Marcello Dell’Utri durante l’ora d’aria.
Ho visto in lui un uomo che, nonostante la grave malattia, ha mantenuto una dignità che mi ha colpito. Gli resta poco più di un anno di pena da scontare, non sta bene, ma fa di tutto per nasconderlo. La politica non gli interessa, studia, segue lo sport e quando gli ho detto che ero del Pd mi ha risposto ‘perché ancora esiste?’. Ci siamo fatti una risata, sapendo entrambi che in quel posto ridere è un privilegio.
Qualunque cosa si pensi di Marcello Dell’Utri, credo che la giustizia non dovrebbe mai perdere il senso di umanità. Vale per i detenuti ‘noti’, ma anche per i tanti invisibili che nelle carceri non dispongono molto spesso di cure sanitarie adeguate. Se il regime di detenzione è incompatibile con le cure, soprattutto per quei soggetti affetti da patologie gravi, è giusto permettere ai detenuti di curarsi all’esterno. Una scelta che, oltre ad essere ispirata al senso di umanità, ha anche ragioni costituzionali.
Ecco, riportare al centro dei riflettori le enormi criticità del sistema sanitario all’interno delle carceri per i malati gravi, i disabili e per chi soffre di problemi psichiatrici penso sia una questione di civiltà, importante tanto quanto chi detenuto non lo è e ogni giorno fa i conti con i casi di malasanità”.