Si è celebrato in questi giorni il settantunesimo anno dello Statuto siciliano. Un grande happening in pubblico ma con i riflettori accesi su spettacoli in piazza e premiazioni e altro sull’Autonomia regionale, che pochi siciliani, davvero troppo pochi, sanno cosa sia.
Per il successo dell’ iniziativa voluta dal presidente della Regione si è puntato ancora sul marketing, diversificando l’offerta per non annoiare i partecipanti con contenuti, ma per divertirli con eventi. Partecipanti, è bene sottolinearlo, in grandissima parte cittadini del capoluogo, con un numero forse vicino allo zero di siciliani arrivati per l’ occasione da altre parti dell’isola.
Celebrazioni in aria di campagna elettorale e in qualche modo avvertite come dovute al sacro Graal dello Statuto regionale che tutti vantano ma nessuno conosce, trattato anche quest’ anno come un nonno in età molto avanzata incapace di esprimersi, che qualcuno vuole rendere ancora felice nel giorno del suo compleanno.
Ma quest’anno a disilludere su un’autonomia mai ben compresa dal suo popolo e dunque mai veramente applicata, (ciascuno di noi dovrebbe essere obbligato per legge ad un viaggio in Catalogna per capirla) arrivano i dati di Eurispes, autorevole istituto di ricerca, che rilevano come la Sicilia insieme alla Sardegna, altra regione autonoma, sia la prima in Italia nella classifica della povertà. Oltre cinque famiglie su dieci (il 54%) hanno visto diminuire nel corso dell’ultimo anno il proprio potere d’acquisto, la capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Nel Sud e nelle Isole, – dice il rapporto Eurispes – più che nelle altre aree regioni, si trova il numero più elevato di cittadini costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese, rispettivamente 59,6% e 44,9%. Sempre in Sicilia e in Sardegna 4 persone su 10 non riescono a sostenere il costo delle spese mediche né a saldare le rate del mutuo per la propria casa. Il 19,7% di chi vive nelle Isole si sente povero.
Inoltre circa la metà degli abitanti conoscono persone che devono rivolgersi alla Caritas, che non possono permettersi un posto dove vivere, non hanno la possibilità di curarsi né di mantenere i propri figli o farli studiare e otto persone su dieci indicano la perdita del posto di lavoro come causa di questo impoverimento.
Un quadro desolante che si esprime con i numeri, a fronte delle parole del presidente della Regione Rosario Crocetta e dell’Assessore all’Economia Alessandro Baccei, che all’indomani dell’approvazione dell’ultima finanziaria regionale hanno invece trionfato chiamando in causa ripresa, rating positivo delle agenzie sul debito pubblico e prodotto interno lordo stabile.
La domanda è allora se la politica percepisca o meno il profondo divario che allontana l’isola dal resto d’Italia, ma ormai anche dal più povero Mezzogiorno e intenda procedere sulla strada della mancata attuazione di uno statuto che avrebbe portato con gli articoli 36, 37 e 38 ingenti risorse per lo sviluppo. E se ancora, voglia fare carte false per nascondere il peso sociale di questo fallimento che i dati per il Sud rilevano, contando, piuttosto che cercarne un riscatto, su quella meravigliosa, inconsapevole, assenza di autonomia nella testa e nei cuori dei siciliani.