Ci mancava solo lo scontro che viaggia esplicito tra Roma e Palermo sui fondi negati alla Protezione civile per l’emergenza degli incendi estivi in Sicilia, giunta alla vigilia del voto finale sulla legge di stabilità regionale.
I frutti di una lunga trattativa per mettere d’accordo tutti sulla Finanziaria rischiano adesso di svanire nel nulla. L’accordo raggiunto tra il governo Schifani e le opposizioni potrebbe naufragare. Questo il risultato potenziale delle fibrillazioni che viaggiano sottotraccia.
Da un lato c’è un insieme di risorse economiche denso di condivisione tra le forze politiche della coalizione di centrodestra, con molte norme rappresentative delle esigenze territoriali manifestate dai singoli deputati di Sala d’Ercole e condivise dalle stesse minoranze. Si tratta di norme di spesa di carattere generali come l’anti-racket, la lotta alla violenza sulle donne e il contrasto all’uso di crack. Sui temi regionali l’opposizione – in particolare il M5s in prima linea nel coordinamento delle trattative – ha presentato una serie di proposte, che aspettano ancora di essere accolte dal governo regionale, con l’obiettivo di stanziare fondi per supportare azioni importanti come ad esempio il contrasto alla violenza di genere o l’acquisto di parrucche oncologiche. Poi ci sono i cosiddetti ordinamentali, la cui presenza nel maxiemendamento disturba i gruppi parlamentari di opposizione, che toccano materie specifiche quali l’ambiente, l’urbanistica, la formazione professionale e la sanità e sui quali si giocherà una partita altrettanto fondamentale, una partita da chiudere prima di approdare a Sala d’Ercole e dare il voto finale al ddl di stabilità. Perché tanta preoccupazione?
Il timore maggiore avvertito dalle minoranze è che gli ordinamentali “non sono norme di spesa e possono modificare norme importanti che vanno dall’edilizia alla sanità”. I malumori sono anche altri. Molti articoli sono stati stralciati dalla Finanziaria e qualche deputato di opposizione teme che le stesse possano ripresentarsi attraverso lo strumento del maxiemendamento. “L’accordo raggiunto contemplava l’idea di inserire qualche norma ordinamentale, ma non particolarmente incisiva” – ricorda il vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola (M5s).
Un elemento, questo, che ha favorito le trattative tra tutte le forze politiche e, quindi, l’approvazione in tempi record di molti articoli della manovra. “Sia chiaro, che il governo non approfitti del maxiemendamento. La legge di stabilità dovrebbe prevedere impegni di spesa non norme ordinamentali”.
Al momento i soldi del maxiemendamento sono distribuiti nel modo seguente: per la minoranza il budget si aggira intorno ai 9 milioni di euro, circa 300 mila euro per ogni deputato regionale, mentre per la maggioranza la cifra dovrebbe ammontare a più del doppio, 20 milioni di euro.
Eppure l’ultimo flash di radio tam tam parla di un maxiemendamento che al momento slitterà, diluito nel primo collegato del nuovo anno.