Tra una settimana a quest’ora sarà calato il sipario sull’edizione 2023 del campionato di Formula 3, che ha visto tra i protagonisti per buona parte della stagione il marinese Gabriele Minì. Nulla da fare per la lotta al titolo, ma il diciottenne ha dimostrato da esordiente di potersela giocare con piloti ben più esperti in qualsiasi situazione. L’ultimo appuntamento sarà all’autodromo di Monza per il Gran Premio d’Italia dall’1 al 3 settembre.
A raccontare a ilSicilia.it le emozioni di questi mesi è Lucio Rizzica, storico telecronista di Sky, che ha contribuito – e non poco – a far girare in questi ultimi anni tra gli appassionati il nome del talento siciliano.
Come giudichi la sua stagione da “rookie”?
È stata una stagione che nel complesso poteva dare più soddisfazioni. Gabriele ha pagato dazio un po’ per inesperienza, un po’ per sfortuna, un po’ per alcune decisioni più o meno accettabili da parte della direzione gara, tra ingressi in pista della safety car e altre norme del regolamento applicate in modo quantomeno arbitrario. Il giudizio, però, è più che positivo, perché Minì da rookie ha dimostrato di essere dotato di velocità, di capacità di gestione della macchina, di capacità strategica. È stato in grado di lottare a livelli molto alti. Ha solo dimostrato quello che si sapeva già.
Oltre alla pole e alla vittoria nel Principato di Monaco, che ha emozionato tutta la Sicilia, in quali altri appuntamenti del Mondiale secondo te il marinese ha mostrato il suo vero talento?
Montecarlo è stato weekend perfetto, ma, nonostante le disavventure, in tutte le gare ha dimostrato di avere grandi qualità. A Montecarlo ha fatto meglio di quanto chiunque potesse aspettarsi, ma non si può non notare che anche nei momenti più difficili, se non viene fermato da un contatto o da un incidente in cui spesso si ritrova per colpe non sue, lotta sempre con determinazione, anche partendo da situazioni complicate.
Solo pregi e un po’ di sfortuna, oppure ha anche qualche difetto?
Se devo rimproverargli qualcosa, è che in qualifica non sempre è riuscito a mostrare tutto il suo potenziale. Dispiace. L’ho visto fortissimo in Spagna e Ungheria, ad esempio, dove poi ha raccolto pochissimo se non proprio nulla. I risultati non lo hanno premiato, ma fin dalla prima gara del campionato (pole e vittoria in Bahrain, con penalizzazione per una procedura non rispettata dal suo team in partenza, ndr) l’ho visto molto bene. Anche in Australia ha dimostrato di essere competitivo (quarto posto nella Sprint e terzo nella Feature Race, ndr). Nella Sprint in Ungheria ha gestito in maniera assolutamente perfetta la gara. Per non parlare dell’Inghilterra, dove si è adattato subito ad una pista storica e velocissima come quella di Silverstone.
Ha iniziato forte. Poi, cosa è successo?
Il campionato di Formula 3 è strano. Vi è spesso un’alternanza di risultati, che può anche sconvolgere la classifica. Gabriele si è trovato nella possibilità di lottare al vertice. Poi, però, ha avuto anche dei momenti in cui non ha raccolto quanto avrebbe potuto. Ci sono stati due ritiri, un non posizionamento, gare in cui è stato coinvolto in partenze arretrate e alla fine non è arrivato a punti con continuità. Gli mancano almeno 15 punti che avrebbe meritato e che ha buttato via per decisioni altrui o contatti in cui non ha avuto colpe. In F3 puoi emergere grazie al talento, ma è una categoria in cui la qualità della squadra può fare molto. Visto che le vetture sono tutte uguali, a fare la differenza è la componente umana. La Hitech è cresciuta molto durante l’anno. Qualche punto lo ha buttato lui. Altri punti, ad esempio, li ha persi anche per la gestione scandalosa dei track limits o delle processioni in griglia, su cui sarebbe meglio stendere un velo pietoso. È vero, avrebbe potuto lottare un po’ di più sulla distanza, ma la stagione del debutto è stata ottima, considerando anche che corre per un team non di punta.
Cosa ci possiamo aspettare dalla stagione 2024 per Minì?
Si sono accorti tutti di lui. Tra i “rookie” è quello più considerato. Lo tengono tutti d’occhio. È un “Mini” che per l’ambiente è un “Maxi”. Il suo futuro? Se mantiene un profilo basso e corregge alcune piccole cose, come l’irruenza quando vuole tentare di riprendersi tutto troppo presto, migliorando alcuni aspetti in qualifica, con attenzione e fortuna può fare grandi cose. Alle spalle ha questa stagione 2023, che gli è valsa una crescita importante.
L’Aci ha scommesso su Gabriele, che ha anche il supporto di un manager del calibro di Nicolas Todt (figlio dell’ex Team principal della Ferrari, nonché ex presidente della Fia, Jean). Todt è stato bravo a spingere in alto piloti come Charles Leclerc o in passato Felipe Massa. Nel futuro di Minì ci può essere la Formula 1?
Senza nulla togliere a Fornaroli, Minì è un gran talento. Ma in Formula 1 il talento non basta. Ci vogliono alle spalle una vera struttura, denaro e capacità di investimenti. Con Marcello Puglisi, con cui condivido le ore in telecronaca, di Minì parliamo da anni. Fornaroli sta sorprendendo per qualità e modo con cui si è approcciato al campionato. È veloce, determinato, bravo a gestire le gare. Ha ottenuto ottimi risultati, ma resta una bella sorpresa. Su Minì, invece, ci avevamo scommesso da prima. Ha un grande avvenire davanti, ma ci aspettiamo grandi cose anche da Kimi Antonelli. Sono loro le due scommesse.
Segui Gabriele Minì fin dai tempi dei kart e da allora hai subito capito che poteva spiccare. Come lo hai notato tra centinaia di ragazzini? Cosa ha di più il marinese rispetto a un’intera generazione di giovanissimi piloti?
Tra un pilota “normale” e un “campione” la differenza la fanno piccoli dettagli, che in momenti determinanti possono cambiare le cose. Un lampo di genialità. Minì si distingue dalla massa perché ha quella scintilla, quel “power boost” di energia, di soluzioni, di forza, di capacità di credere in sé stesso. Non si dà mai per vinto e quando è nelle retrovie sai già che risalirà, sai che regalerà spettacolo, emozioni. Ci proverà fino alla fine. Gabriele non molla neanche un centimetro rispetto all’avversario. Tra cento ragazzini sui kart questo atteggiamento lo vedi. Quando qualcuno si inventa altre traiettorie, quando ha l’intelligenza di pensare a gestire la gara mentre tutto attorno ci sono solo sorpassi e tanta confusione. È questo che si nota. La scalata è dura, ma il talento ce l’ha e lo sta facendo emergere. Lo ha dimostrato già alla prima gara di quest’anno. Io ci credo.