Entra a far parte del patrimonio artistico della Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Palermo il dipinto “Vecchio porto (Marina di Palermo)” di Ettore De Maria Bergler, donazione del Museo di Luigi Naselli di Gela, Gran Priore del S.M Ordine di Malta.
L’opera, una magistrale veduta della Cala di Palermo, fu esposta all’VIII Esposizione d’Arte di Venezia del 1909, alla quale l’autore presenziò con ben ventisei opere, ottenendo il riconoscimento di “pittore più importante del Meridione”.
“Dopo varie vicissitudini – afferma la direttrice Antonella Purpura – questo importante tassello della storia artistica siciliana entra a far parte della Collezione Permanente della Galleria d’Arte Moderna di Palermo, che già possiede diverse testimonianze pittoriche dello stesso autore”.
Esponente della borghesia palermitana fin de siécle, vedutista, ritrattista e decoratore, Ettore De Maria Bergler fu anzitutto grande interprete di un eccezionale momento di passaggio, traghettando l’arte isolana dalle tematiche del Realismo ottocentesco alle istanze del Liberty, come ci testimoniano gli affreschi del Teatro Massimo, di Villa Igiea e di Villa Malfitano, sue opere più illustri, ma anche la produzione di ritratti, vedute e scene di genere.
Assiduo protagonista delle Biennali di Venezia dal 1901 al 1912, ottenne il maggior plauso in quella del 1909, cui partecipò, al culmine della carriera artistica, con una personale alla Sala 37, denominata “Le Bellezze di Sicilia”.
La decorazione del padiglione e i mobili che l’arredavano erano stati eseguiti da Vittorio Ducrot su disegno di Ernesto Basile e l’atmosfera che ne scaturiva, rischiarata dalla suggestiva luminosità dei quadri di Bergler, in un sodalizio simbolo di un’epoca, le procurarono l’appellativo di “stanza del Sonno”, a tal punto era capace di stregare i visitatori.
Ritrattista ufficiale e amico di casa Florio, titolare della cattedra di Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo, Bergler muove agilmente dal realismo fotografico e vedutistico di fine Ottocento al decorativismo flessuoso del Liberty, affermandosi per la raffinatezza e la felice esecuzione, per le pennellate morbide e i toni sottili e sfumati, per i ritratti a pastello che sembrano competere con la nascente fotografia.
L’attenzione al dato naturalistico, tradotto con semplicità di forme e densità dei colori, contraddistingue la vasta produzione dell’artista sin dal suo esordio, in linea con l’insegnamento di Lo Jacono e dei maestri napoletani e arricchito dall’esperienza fiorentina dei Macchiaioli.
La ricerca di eleganza stilistica, che anima la sua meditazione sulla realtà, lo porterà ad una grande sperimentazione nei temi e nei modi, agevolata dai frequentissimi viaggi, consuetudine condivisa con l’alta borghesia cui appartiene e che tanto ama i suoi paesaggi, come “Vecchio Porto”, rassicuranti e vivaci come nell’Arcadia del Grand Tour, ma parimenti aperti e ammiccanti ai nuovi germogli culturali d’Oltralpe, a quei fiori dell’Art Nouveau che dell’artista sanciranno la consacrazione.
Il successo di critica e pubblico del pittore alla Biennale così veniva celebrato: “Ettore De Maria Bergler evoca, ne Le Bellezze della Sicilia, la trionfale luminosità dell’isola infelice, ma lieta per tanto riso di sole, per tanto bacio di mare.”