Carissimi
Ammettiamolo, siamo troppo ipercritici nei nostri confronti e rappresentiamo i peggiori censori dei nostri difetti e dei nostri errori. Se ciò avviene in quanto italiani figuratevi cosa accade nel momento in cui da palermitani ci mettiamo sulla ribalta internazionale.
Gli altri popoli sono abituati a mettere sotto lo zerbino la spazzatura, noi non solo la esponiamo con grande sdegno ma indichiamo a tutti quanto ciò non è corretto concludendo sempre la ricerca delle cause in una entità esterna, forse sovraumana che crea tutto ciò.
Siamo stati in molti spettatori dell’evento olimpico parigino e ci siamo beati in più occasioni della esposizione della bellezza di una città che da sempre ci ha affascinato per la sua specificità, per la sua unicità e il suo speciale modo di accoglierti e farti sentire bene in un’aria di grande romanticismo.
Siamo stati in molti testimoni di lamentele su alcune cose anche evidenti che non hanno funzionato, l’ambizione di fare gare di nuoto per la lunga distanza nella Senna per la quale il fiume Oreto nelle sue condizioni di “piena” sarebbe stato a confronto acqua distillata, il mangiare per gli atleti non all’altezza delle aspettative, i letti di cartone ma il tutto tenuto sommessamente a bada dall’organizzazione.
La cosa importante era giungere al risultato finale, mostrare come sempre la “grandeur francese” la “città della lumier”, la torre Eiffel illuminata con i cerchi olimpici, quel grande dépliant da sbattere in faccia al mondo con la consapevolezza (da parte loro) di essere i migliori.
Vi ricordo che noi per paura della corruzione e del malaffare abbiamo rinunciato alle olimpiadi di Roma.
Vedete, quando le altre nazioni si “chiudono la porta” alle spalle di casa loro, tengono i panni “sporchi in famiglia” poiché è impossibile non avere difetti, inefficienze o cose delle quali non andiamo orgogliosi, ma essere noi i primi ad autodenunciarci agli altri (spesso ipocriti) che non aspettano altro per poter distrarre l’attenzione da loro, trovando punti di interesse nelle inefficienze altrui e peraltro autodichiarate, non mi pare una cosa intelligente.
Se ho un sogno, se ho un progetto, mi metto all’opera come sempre è stato, è certo che alla fine proprio l’atavica arte di arrangiarsi e non fermarsi davanti a nessuna difficoltà ci aiuterà come sempre a giungere ad un minuto dall’inizio al risultato finale.
Dobbiamo pertanto lavorare molto su di noi, la nostra città è sporca non soltanto per inefficienza ma soprattutto per indolenza e perché a mio parere, negli anni ci siamo disabituati alla vita su strada come avveniva quando naturalmente, visto le piccole dimensioni di alcune case, nelle borgate si viveva sul marciapiede conquistando quello spazio in più negato dalla superficie dell’appartamento al piano terra e allora condividendo questa enorme risorsa (la strada), vi era maggior attenzione a tenerla pulita per se e per tutti.
Poi venne il tempo del “fuori casa”, la strada e il contenitore dell’immondizia era diventato qualcosa che stava al di fuori del mio appartamento, oltre la porta della mia abitazione, in uno spazio che non era il mio anche se veniva definito di tutti e allora perché curarmene, anzi era proprio nei doveri di quel Sig. “Tutti” di tenerlo pulito anche a costo di doversi accollare i miei difetti e la mia “lurdia”.
Potremmo definire ciò la “grandeur palermitana”?
E chi lo sa, personalmente ho ancora da imparare e un giorno così come ho vista “Santa Rosalia 400”, potrei arrivare a vedere le olimpiadi di “Palermo 2044” certo che in un modo o in un altro riusciremmo a farcela e poi al limite a telecamere spente potremmo dal fiume Oreto dire ai Gaspard de la nuit della Senna, guardando i “roditori locali” che di sicuro chiameremmo “Ntunio”: “amu a pruvari?”
Un abbraccio, Epruno