La Giornata Mondiale della popolazione è un evento annuale fissato per l’11 luglio, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulle problematiche che riguardano la popolazione mondiale, a partire dall’uguaglianza di genere e i diritti umani, passando per la povertà, la salute durante la maternità.
La ricorrenza fu inaugurata dal consiglio direttivo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) nel 1989.
L’idea di creare la celebrazione fu ispirata dall’interessamento pubblico raggiunto nel giorno del 11 luglio 1987, data in cui venne dichiarato che la popolazione mondiale raggiunse la fatidica “quota di 5 miliardi” di persone.
Successivamente nel 2011, il mondo ha raggiunto una popolazione di 7 miliardi. E nel 2022, il numero raggiunse gli 8 miliardi.
La panoramica demografica in Italia
La popolazione residente in Italia nel tempo come è evoluta? IlSicilia.it ha analizzato le statistiche riportate dal sito “ITALIA IN DATI, i dati che aiutano a capire l’Italia” per la sezione “demografica”, tratta da una serie variegata di fonti selezionate a livello nazionale, verificando la popolazione residente in Italia come si è evoluta nel tempo dalla sua nascita ad oggi.
Nel 1861 la popolazione in Italia era di circa 26 milioni di abitanti (se consideriamo i confini attuali). Per circa un secolo il ritmo di crescita della popolazione residente si è mantenuto intorno allo 0,65% medio annuo, esclusi i periodi bellici che hanno inciso fortemente. L’effetto della crescita naturale, spesso superiore all’1% annuo, è stato contenuto dalla forte emigrazione dall’Italia e dall’alta mortalità. Nel 1861 la mortalità infantile rappresentava poco meno della metà dei decessi totali e il 40% dei bambini non raggiungeva il quinto anno di vita. L’aspettativa di vita era molto bassa, di circa 40 anni.
Al 31 dicembre 2021, secondo i dati Istat, conta una popolazione residente in Italia risulta di circa 59,23 milioni. Rispetto all’anno precedente, è diminuita di oltre 253.000 unità (-0,4%).
Si tratta del settimo anno consecutivo di diminuzione: dal Dicembre 2014 l’Italia ha perso oltre un milione e mezzo di residenti. Il Mezzogiorno è l’area più soggetta a spopolamento. Il Centro e il Nord attenuano la diminuzione di popolazione residente grazie all’immigrazione dall’estero e alla migrazione interregionale da Sud verso Nord;
Il boom demografico italiano ha coinciso con il miracolo economico degli anni ’50 e ’60. Allo stesso modo, il crollo delle nascite ha combaciato con l’esplosione del debito pubblico dagli anni ’90 in poi e le crisi economiche del 2008 e del 2011.
Nel 2021 si è registrato un nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia: circa 401.000. Nel 2008 erano più di 577.000 e nel 1964 più di 1 milione. Nello stesso anno, si sono registrati più di 700.000 morti: numero in calo dopo il forte picco del 2020 legato alla pandemia da Covid-19, ma pur sempre molto alto.
Se non si inverte il trend demografico, la popolazione italiana al 2065 molto probabilmente sarà tra i 46 e i 54 milioni, con gravi contraccolpi socio-economici.
Di questi, circa 4,5 milioni di individui hanno un’età pari o superiore ad 80 anni (il 7,5% del totale della popolazione); circa 18,1 milioni di persone hanno età pari o superiore a 60 anni (il 30,5% della popolazione); circa 10,4 milioni hanno meno di 20 anni (circa il 17,5% della popolazione);
L’aspettativa di vita media alla nascita è di 80,1 per gli uomini e di 84,7 per le donne.
Indicativo il dato dei residenti che hanno 100 o più anni (donne nell’83% dei casi), che sono oltre 19.700 e rispetto al 2009 i centenari (erano circa 11.000) ha visto un aumento del 79% circa. Nel panorama europeo l’Italia, insieme alla Francia, detiene il record del numero di ultracentenari.
Regioni e città italiane
Da un punto amministrativo, l’Italia risulta essere suddivisa a inizio dell’anno 2022 in 20 regioni, 107 aree territoriali di 2° livello (80 province ordinarie, 14 città metropolitane, 6 liberi consorzi comunali, 4 ex province e 2 province autonome) e 7.901 comuni.
Nella tabella, aggiornata a Gennaio 2022, si vede che le regioni italiane presentano caratteristiche demografiche molto eterogenee. A titolo di esempio, si pensi che le prime 10 regioni per popolazione rappresentano più dell’82% della popolazione, tra cui la Sicilia al quinto posto con 4.833.329 milioni di abitanti.
Di seguito sono invece elencate le 20 città italiane più popolose al Gennaio 2022. In totale rappresentano circa il 17,7% della popolazione dell’intero Paese. In generale l’Italia è contraddistinta da un alto numero di Comuni di piccole dimensioni e caratterizzati da una bassa popolazione.
In questa classifica abbiamo tre città siciliane presenti per popolazione. Palermo al quinto posto (con 635.429 abitanti), Catania al decimo posto (con 301.104 abitanti) e Messina al tredicesimo posto (con 221.246 abitanti).
Il confronto con i paesi europei
L’Italia nel 1950 era il 10° Paese più popoloso al mondo, con 47 milioni di abitanti, adesso dopo oltre 22 anni è scivolato al 24° posto.
Ad inizio 2021, l’Italia risulta essere il 3° Paese dell’Unione Europea per popolazione secondo i dati EUROSTAT.
Fonti:
– ISTAT – Demografia in cifre – Gennaio 2023
– ISTAT – La dinamica demografica. Anno 2021 – Marzo 2022
– EUROSTAT – Population on 1 January by age group, sex and citizenship – Giugno 2022
– ONU – World Population Prospects 2022: Probabilistic projections – Giugno 2022
– ISTAT – L’evoluzione demografica in Italia dall’Unità a oggi – 2019
– ISTAT – Popolazione e Società: Serie Storiche – 2019
Rapporto UNFPA 2023 -Nazioni Unite sulla popolazione mondiale
Siamo 8 miliardi di persone, viviamo collettivamente più a lungo e, nel complesso, godiamo di una salute migliore. Ma viviamo anche in un mondo di inquietudini: l’incertezza economica, il cambiamento climatico, le pandemie ancora in corso, i conflitti e le devastazioni che ne conseguono come si affrontano?
Ad aprile 2023, AIDOS (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) hanno presentato a Roma, il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2023, dal titolo “8 miliardi di vite, infinite possibilità: una questione di scelte e diritti” e ha indagato questa complessità cercando di andare oltre le semplificazioni cercando di cambiare la prospettiva e di capovolgere le domande.
Sul tasso di fertilità, quanto sono in grado donne e ragazze di decidere sui loro corpi, l’accesso completo all’assistenza sanitaria e gli standard dei diritti umani.
Una questione di scelte e diritti
Nel novembre 2022, le Nazioni Unite hanno annunciato che la popolazione umana ha superato gli 8 miliardi di persone e che due terzi delle persone vivono in luoghi in cui il tasso di fertilità è sceso al di sotto del cosiddetto “livello di sostituzione”, pari a 2,1 nascite per donna.
Queste tendenze offrono uno sguardo variegato sulla transizione demografica, il passaggio da un tasso di mortalità e di fertilità più elevati a quelli più bassi, a seconda di come questa transizione si sviluppa nei diversi Paesi e contesti.
Questo rapporto esplora il modo in cui le persone, la politica, il mondo accademico e altri soggetti interessati al tema tengono in considerazione le attuali tendenze demografiche e come le loro opinioni possono avere un impatto sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi.
Cifre e fatti chiave emersi dal rapporto UNFPA 2023:
1° Secondo i dati provenienti da 68 Paesi, il 24% delle donne e delle ragazze con un partner non è in grado di dire di no a un rapporto sessuale e l’11% delle donne con un partner non è in grado di prendere decisioni sulla contraccezione.
2° Un’indagine condotta in otto Paesi ha dimostrato che le persone che sono state esposte ai media o a dibattiti sull’ampiezza della popolazione mondiale, con maggiore probabilità, considerano la popolazione globale troppo elevata.
3° La demografia globale sta cambiando rapidamente: due terzi delle persone vivono in contesti a bassa fertilità mentre, entro il 2050, otto Paesi conteranno la metà della crescita prevista della popolazione mondiale (Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India,
Nigeria, Pakistan, Filippine e Repubblica Unita di Tanzania), ridisegnando drasticamente la classifica mondiale dei Paesi più popolosi.
4° Dare alla fertilità la colpa del cambiamento climatico non permetterà di attribuire le vere responsabilità ai Paesi che emettono più carbonio. Su 8 miliardi di persone, circa 5,5 miliardi non guadagnano abbastanza, ossia circa 10 dollari al giorno, per contribuire in modo
significativo alle emissioni di carbonio.
5° Secondo un recente studio delle Nazioni Unite, una maggiore parità tra i sessi nella forza lavoro sarebbe più utile per sostenere le economie delle società che invecchiano e che hanno una bassa fertilità, piuttosto che avere come obiettivo un maggior numero di figli per donna
Verso i diritti e la resilienza
Dal report emerge che le vecchie ricette per gestire i cambiamenti demografici non funzionano e, nei casi peggiori, portano alla violenza e sono dannose. Lo stesso vale per la paura o l’ansia, che possono portare a scendere a compromessi sui diritti consolidati. Quante volte abbiamo visto usare la paura per separare le popolazioni in “noi contro loro”, I Paesi stanno iniziando a mettere da parte la paura, rispondendo alle sfide con nuove soluzioni per favorire le popolazioni.
Si punta alla resilienza demografica, un approccio secondo il quale i sistemi sociali ed economici devono rimanere in sintonia con ciò che le persone stesse dicono di volere e di cui hanno bisogno per prosperare, sia in tempi di crescita che di recessione.
Si tratta di appelli all’azione che nascono dalla convinzione che un futuro migliore è possibile, che richiede l’azione non solo del mondo politico, ma anche dei giovani, delle persone anziane, degli attivisti, del settore privato e della società civile. Per lo sviluppo di un mondo in cui tutte e tutti possano esercitare i propri diritti, le proprie scelte e le proprie responsabilità. Ritenuto nel report essenziale per costruire un mondo più sostenibile, equo e giusto per tutti gli 8 miliardi di persone. Un futuro di infinite possibilità.
Con una parola d’ordine alla fine molto indicativa del momento e delle necessità: “Il momento di agire è adesso”.
Rapporto completo UNFPA 2023 (ENG): https://aidos.it/wp-content/uploads/2023/04/SWOP2023-ENGLISH-230329web.pdf
Sintesi Rapporto UNFPA 2023 (ITA): https://aidos.it/wp-content/uploads/2023/04/Sintesi-Rapporto-Unfpa-2023-1-2.pdf