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l'intervista

Giustizia: paura della firma, intercettazioni. Le proposte di legge di Calderone alla Camera

sabato 3 Dicembre 2022

Così come ha fatto nel 2017, quando è stato eletto per la prima volta all’Ars, anche con l’ingresso in Parlamento, Tommaso Calderone si è messo subito al lavoro. Tra i messinesi all’Ars è stato quello che ha presentato più disegni di legge e sembra proprio che adesso, da “peones” alla Camera e da capogruppo di FI in Commissione Giustizia, abbia la stessa intenzione. Quanto meno nelle materie che, da avvocato, lo vedono impegnato. Così ha già presentato le prime proposte di legge e ne sta preparando altre.

“Le proposte che sto presentando hanno un comune denominatore, deve tornare a comandare la norma, non l’interpretazione della legge– spiega Calderone- E’ il Parlamento che ha il potere legislativo e poi alla magistratura spetta l’applicazione della legge, ma con il tempo ha finito con il prevalere l’interpretazione della norma……

Una delle prime proposte che ha depositato è quella sul cosiddetto “terrore della firma”, ovvero la paura che hanno ormai tutti i sindaci d’Italia, dal più grande comune fino al più piccolo paesino sperduto in montagna prima di apporre il loro nome in qualsiasi atto.  L’argomento peraltro è al centro del dibattito nazionale e nei giorni scorsi una delegazione dell’Anci ne ha discusso con il ministro della Giustizia Nordio, pronto ad attenzionare le criticità così come dichiarato dalla stessa premier. Del resto i numeri sono chiari: c’è più del 90% di assoluzioni nei processi per abuso d’ufficio, ma nel frattempo la gogna mediatica ha condannato sin dal primo minuto il sindaco incappato nella vicenda, con tanto di prime pagine e conferenze stampa. La cronaca è piena di casi d’inchieste per abusi d’ufficio ai limiti del surreale. I sindaci del Paese chiedono la rivisitazione della norma, già più volte modificata nel corso dei decenni.

Da avvocato in 35 anni di professioni ho seguito centinaia di processi per abuso d’ufficio e non mi è mai capitato di vedere una condanna- prosegue Calderone che ha appena depositato una proposta di legge per l’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale– I sindaci oggi hanno il terrore di essere incriminati per abuso d’ufficio, un reato anacronistico, inutile, indimostrabile. Sa perché dico che è indimostrabile? Perché si deve dimostrare il dolo. Così si fanno i processi ma per abuso d’ufficio la condanna arriva difficilmente, ma nel frattempo è diventato uno spauracchio, i sindaci, gli amministratori sono pietrificati. Si parla tanto di semplificazione, allora perché non abrogare una norma che immobilizza la macchina burocratica e l’attività di un’amministrazione? Sia chiaro, io sono per la condanna della politica corrotta, della politica mafiosa, ma così non si può andare avanti. Anzi, aggiungo che ho depositato un’altra proposta, quella per la modifica del reato di traffico di influenze illecite nella parte in cui si fa riferimento ad altre utilità rispetto al denaro e che è stata inserita alcuni anni fa.  Con l’abuso d’ufficio i sindaci hanno paura di firmare, con le influenze illecite ampliate ad altre utilità oltre al denaro adesso hanno anche paura a chiedere un’informazione…….”

L’attenzione di Calderone quindi è sulle materie che peraltro sono al centro del dibattito sulla riforma della giustizia che la stessa Unione Europea ha chiesto all’Italia per essere in linea con il Pnrr. In primo piano per il parlamentare anche i cosiddetti reati bagatellari e che affollano aule di Tribunali e gravano su costi e tempi della giustizia. Il pallino fisso dell’avvocato di Barcellona è sempre lo stesso: deve comandare la norma. Ai magistrati spetta il compito di applicarla.

Sta presentando proposte per aumentare i risarcimenti in caso di detenzione ingiusta ed un’altra che cristallizza alcune garanzie per i cittadini italiani.

Una riguarda il valore probatorio delle conversazioni indirette intercettate. Ad esempio Tizio, intercettato, parla con Caio ed entrambi (per qualsiasi motivo, anche di rancore personale), parlano di Sempronio in sua assenza.

Per attribuire valore probatorio pieno a una conversazione intercettata a cui non partecipa l’accusato sono necessari, per legge, altri riscontri probatori. È inaccettabile che un cittadino può essere, perfino, arrestato sul contenuto di una conversazione intrattenuta da due o più soggetti estranei. Io propongo che la conversazione abbia un valore probatorio affievolito e necessiti di ulteriori riscontri. Non mero potere discrezionale di valutazione da parte dei magistrati della conversazione ma necessità di riscontro per legge”.

Insomma almeno una prova reale a sostegno di quanto detto da altri in assenza del terzo, dovrebbe esserci.

C’è poi un altro aspetto, che riguarda chi ascolta e trascrive le conversazioni intercettate e ne opera quindi una selezione tra quelle che vanno agli atti dell’inchiesta o meno.

Ecco la mia proposta: il pubblico ufficiale che ascoltando una conversazione di segno favorevole all’indagato non la trascrive dovra’ rispondere, con una fattispecie tipica, ai rigori della legge penale. Se c’è una frase positiva deve essere trascritta. Le garanzie del cittadino imputato in uno Stato di diritto vanno salvaguardate”.

Ci sono infine gli aspetti che stanno al confine tra la giustizia reale, quella che avviene nei Tribunali e quella mediatica che ha tempi e argini a tutela dei cittadini molto diversi e troppo spesso sottili.

Inseguendo il populismo e l’ansia di giustizialismo della gente comune , negli ultimi anni, sono stati mortificati secoli di civiltà giuridica- ha scritto su Facebook Calderone- A ogni indagine, per ogni arresto, per ogni incriminazione, si assiste, in tempo reale, all’ illegittima pubblicazione di ogni tipo di atto di indagine. Dichiarazioni testimoniali, conversazioni intercettate, propalazioni di pentiti. Il mostro sbattuto in prima pagina e pubblicazione immediata di atti di indagine. Addirittura conversazioni tra presenti. Va, ovviamente, pubblicata la notizia ma pochi sanno che gli atti di indagine non si possono pubblicare, almeno fino a un certo momento. Il paradosso è che la legge vieta la pubblicazione, anche a stralcio, di atti di indagine fino alla udienza preliminare. L’ ulteriore paradosso è che si viola norma processuale (articolo 114 comma 2 c.p.p.) tutti i santi giorni e il legislatore (ma anche le autorità) non è mai intervenuto. Entro il mese di dicembre, depositerò una proposta di legge che sanziona la violazione della norma di cui sopra. Gli atti di indagine, anche parziali, non possono essere pubblicati. Il cittadino imputato non si deve bastonare”.

Ma Calderone non si ferma qui. Al ministro della Giustizia Nordio, che è atteso in Commissione a dicembre, chiederà lumi su quello che era uno dei primi punti del programma di Fratelli d’Italia in materia: la separazione delle carriere. Un tema caldissimo e che ha creato frizioni con le associazioni dei magistrati e che sembra essere scomparso dai radar quantomeno del dibattito.

In ultimo c’è un’altra proposta che il deputato nazionale azzurro vuol fare: l’istituzione di una Commissione d’indagine sulla gestione dei collaboratori di giustizia negli ultimi 30 anni.

Quanto alle proposte di legge già presentate, Calderone seguirà tutto l’iter in Commissione Giustizia alla Camera ed anche in Aula. Stando così le cose appare assai improbabile se non impossibile quanto dichiarato da Miccichè nei giorni scorsi all’Ars e cioè che Tommaso Calderone resti a Palermo e lasci lo scranno della Camera.

Del resto lo aveva detto nel giorno in cui è stato nominato capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia della Camera: “E’ un incarico al quale ambivo da sempre. Pertanto non posso nascondere la mia soddisfazione. Onorerò il mio ruolo con onore e disciplina, senza perdere mai di vista le garanzie del cittadino, mettendo in campo tutti quei valori nei quali ho sempre creduto nella mia vita, nella mia attività professionale e in quella politica”.

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