Gli Arazzi fiamminghi di Marsala, di valore e rilevanza mondiale, rappresentano una delle meraviglie della Sicilia.
Secondo una leggenda la regina d’Inghilterra Maria I Tudor (siamo nel XVI secolo), figlia di Enrico VIII, scampata ad una tempesta, sarebbe approdata al porto di Marsala dove fu ospitata dal vescovo Antonio Lombardo. In seguito ella, sposando Filippo II, divenne regina di Spagna, regno a cui tutte le città siciliane erano obbligate a versare un tributo. Così, sempre secondo la leggenda, monsignore Lombardo salpò per la penisola iberica chiedendo alla regina l’esenzione fiscale, esenzione che riuscì a ottenere tornando a Marsala anche con i favolosi arazzi.
Al di là del racconto fantasioso, sappiamo che Lombardo, vescovo di Messina, il 10 luglio 1589 donò alla chiesa cattedrale di Marsala, sua città natia, gli 8 arazzi fiamminghi. Quest’ultimi, per quasi quattro secoli, furono esposti al pubblico soltanto in rarissime occasioni.
Ricordiamo brevemente che un arazzo è un tessuto molto pregiato in quanto realizzato a mano usando fili di lana e seta, a volte pure fili d’oro e argento. L’arazziere prima d’iniziare a tessere deve avere già pronto l’arazzo che intende realizzare, il cui disegno viene fissato su un cartone che non deve essere mai perso di vista durante la tessitura. Quello dell’arazziere è un lavoro lento e di estrema precisione, chi è abile in un giorno può arrivare a realizzare fino a un massimo di 4 o 5 cm2 di arazzo. Anche per questo motivo un arazzo di vaste dimensioni è incredibilmente prezioso.
Gli arazzi marsalesi rappresentano la Guerra Giudaica scoppiata nel 66 d. C. a seguito dell’insurrezione violenta che si sviluppò in Giudea contro la dominazione romana. L’imperatore Neronedesignò Vespasiano a capodelle operazioni militari il quale, coadiuvato dal figlio Tito, procedette a spegnere la gravissima rivolta.
Le scene degli arazzi possono essere lette anche su un piano allegorico, secondo il quale la narrazione si riferirebbe alla guerra di religione portata avanti dai sovrani cattolici spagnoli Carlo V e Filippo II contro i protestanti dei paesi germanici, dei Paesi Bassi e delle Fiandre, simboleggiando il trionfo della fede cattolica. Tale interpretazione si fonda sull’iconografia dei costumi e degli oggetti che non sono aderenti alla cultura ebraica e romana del I secolo d. C. ma riconducibili all’epoca in cui gli arazzi furono realizzati, cioè il XVI secolo.
I primi seri studi finalizzati ad interpretare le vicende rappresentate sugli arazzi furono condotti nel 1937 dall’arcidiacono Calogero Cusumano, il quale concluse che quelle immagini si riferissero alla Guerra Giudaica. Gli arazzi furono sottoposti ad un esteso restauro compiuto a Firenze tra il 1965 e il 1979 presso il laboratorio di Enrico Faccioli a Firenze.Nel 1980 lo storico dell’arte Nicole Dacos individuò l’autore dei cartelloni degli arazzi nel pittore fiammingo Peter Kempeneer, mentre gli arazzi furono realizzati nella bottega di Cornelis Tons a Bruxelles, uno degli arazzieri fiamminghi più importanti della seconda metà del XVI secolo.
Gli otto arazzi, prima di essere spediti a Firenze per il restauro, si trovavano in condizioni di deperimento talmente gravi che si prospettò anche il timore dell’impossibilità del loro recupero. Infatti, si constatò che la polvere accumulata per secoli si era fissata sul tessuto determinando un abbassamento di tono dello stesso. Inoltre, si registrò la smagliatura e la caduta di larghe sezioni dell’ordito, l’impoverimento delle sete, lo sfibramento delle lane e lo sfilacciamento delle cimose. Quindi, tante furono le operazioni di restauro: ricordiamo il lavaggio, il rammendo, il consolidamento di tutte le giunture, la nuova tessitura a mano e l’applicazione di nuove fodere.
Gli otto arazzi sono intessuti con lane e sete cromate, le loro dimensioni variano andando dal più piccolo di 3.50 m di lunghezza per 2,54 m di altezza fino al il più grande di 5,34 di lunghezza per 3,54 metri di altezza. Ogni arazzo possiede una rappresentazione centrale contornata da un fregio largo 48 cm.In ognuno degli arazzi si può apprezzare la grandiosità delle rappresentazioni, l’abilità e la perizia del disegno, la moltitudine, la complessità, l’espressione e la vitalità dei personaggi. E poi ancora la suggestione e la vivacità dei panorami, l’incredibile armonia dei colori che dialogano e si fondono perfettamente tra loro.
Ma forse, ciò che colpisce di più è l’estrema cura e precisione dei dettagli che esprimono un lavoro certosino e di rara fattura. Ad esempio, nel sesto arazzo in fondo a destra si possono notare 4 navi in combattimento e si possono scorgere ben 40 figure di soldati, rappresentati con ogni particolare, qualcosa veramente d’incredibile. Ricordiamo che in primo piano risaltano quasi sempre figure monumentali, d’influenza michelangiolesca, invece, i paesaggi curati nel dettaglio richiamano la tradizione fiamminga. In ogni fregio si stagliano figure mitologiche, antropomorfe, frutti e motivi floreali.
Il ciclo degli arazzi fiamminghi di Marsala è un patrimonio inestimabile non solo per la Sicilia ma per l’intera civiltà e cultura occidentale, infatti è piuttosto raro trovare al mondo una serie di arazzi di tale pregio e complessità. Soltanto recentemente, in particolar modo a partire dal 1984, gli otto arazzi hanno trovato un’adeguata collocazione nel museo adiacente all’abside della Chiesa cattedrale di Marsala, pronti per essere ammirati dal mondo in tutto il loro splendore.