Carissimi
Capita spesso che qualcuno che ci conosce, ma non è dalle nostre parti, ci faccia ingenuamente una semplice domanda: “come si vive a Palermo?”
La risposta nella maggior parte dei casi è: “bene, a Palermo si sta bene ……. Dipende…..”
Oppure ci chiedono: “come si sopravvive a Palermo?”
Anche in questo caso, la risposta è semplice: “oh questo sì, si riesce a fare, dopo un poco di tempo e con esperienza, si riesce a fare”.
E se in questa informale intervista l’interlocutore non si sente appagato dalle nostre risposte sintetiche e continua: “ma Palermo mediamente una città ricca?”.
La nostra risposta è: “certo, mediamente, ciò vuol dire che ci sarà una persona ricchissima accanto a un morto di fame, ma mediamente faranno due persone ricche”.
E se insistono: “ma da dove viene tutta questa media ricchezza?”
Vedete non è per “snobberia”, ma noi non amiamo parlare di noi stessi, perché dalle nostre parti si dice “cu picca parra, picca sgarra”, perché non sappiamo mai realmente chi ci sta di fronte e con chi abbiamo a che fare, del resto, sempre la saggezza impone “non dire allo tuo amico nsocchi sai, pensa se un giorno nemicu l’avrai.”
E quindi, è saggio rispondere che a Palermo si vive bene, si sopravvive meglio, che la ricchezza viene da eredita o da vecchi zii prelati e oggi è una bella giornata.
Metti che costoro siano insistenti più degli intervistatori di un programma “modello Santoro” ca ti assicutano per farti domande e potrebbero chiederti: “scusi lei per chi ha votato l’ultima volta?”
Basterebbe precisare: “scusa, la domanda è l’ultima volta che ho votato o perché ho votato, o addirittura per chi ho votato?”
Queste cose non si dicono neanche ai parenti, ma non perché il voto è segreto, ma perché anche se siamo stati coinvolti dal momento elettorale e abbiamo deciso di recarci alle urne, spesso ci accade di dimenticare perché e per chi l’abbiamo fatto, favoriti dalla circostanza che i candidati non li scegliamo noi, inoltre, anche se mantenessimo memoria di chi abbiamo votato, superato i due anni a Palermo la memoria va in prescrizione.
Meno male che la città ha memoria corta, come faremmo diversamente a ricordarci di un candidato che oggi si candida da un lato e strada facendo ce lo ritroviamo da un altro?
Per questo motivo dalle nostre parti non badiamo molto a quelli che sono i partiti o le sigle, noi votiamo per una persona, poi lui si sceglie dove vuole stare e così contenti o soddisfatti loro, tranquilli noi, le cose vanno avanti e vanno avanti per come sono sempre andate, pensate che c’è ancora una democrazia ed è pure “cristiana”.
Come si fa a spiegare ciò a chi non nasce alle nostre latitudini? Mi viene sempre in mente il capolavoro di Francesco Rosi (Salvatore Giuliano) e la scena del cronista del giornale del nord che chiedeva con semplicità, nella strada limitrofa dove era stato trovato il corpo esanime del bandito, ad un pipittaro (venditore delle spremute di pipittoni e bibite con il suo carretto, mestiere ormai desueto), cosa fosse successo, ricevendo dall’ambulante, la seguente risposta lapidaria: “mi scusi ma lei da dove viene, dal nord, e allora che cosa ne deve capire della Sicilia?”
Vero è! Qui siamo sempre tutti giulivi alla corte dei potenti e sotto i balconi di chi vince per cornutiarli dopo poco tempo e pronti ad osannare il nuovo che avanza.
Si, il nuovo che avanza……il nuovo che avanza, bella espressione se non fosse che lo spettacolo deve continuare e che le ballerine sono sempre le stesse, con qualche ruga in più, con le calze autoreggenti, con lo stesso numero di gambe (pari o dispari, poco importa) e in tabellone fuori dal teatro troveremo sempre un titolo diverso ma nuovo di zecca.
Un abbraccio, Epruno.