Carissimi
“Ha da passà a nuttata” diceva Eduardo e nel dirlo parafrasava la circostanza che per certe malattie sarebbe stato necessario attendere le ventiquattro ore per avere la certezza di esser fuori pericolo.
Oggi io mi sento di interpretare questa frase in più modi e per farlo ho bisogno di tutto il coraggio che un “opinionista prestato” deve avere, consapevole che tornato al suo naturale giornaliero ruolo, queste sue “opinioni” gli possano costare caro.
Il mio “Amico editore” ha scelto di mettere sempre la mia faccia, qualunque sia l’avatar a corredo dei miei pezzi e così facendo ha voluto evidenziare la facoltà che il sottoscritto, “uomo libero” come da profilo Facebook, ha di poter dire in libertà ciò che pensa poiché usando un’altra frase gergale, “il sottoscritto ha già dato!”
Pertanto, dopo aver sentito le notizie, visti i filmati, letti i commenti, anche quelli a mio parere “vigliacchi” di chi non si firma e grazie al web sputa in anonimato veleno in calce agli articoli di chi “ha una opinione”, alle ventiquattro ore, voglio dire la mia e in questa tribuna virtuale di grande ascolto (e non attraverso un profilo fb dove ci scegliamo gli ascoltatori).
“N’amu a dari na calmata!” L’espressione seppur in palermitano penso che sia compresa finanche dai miei amici valdostani o altoatesini (dobbiamo darci una calmata).
La nottata è trascorsa e anche dalle mie parti ha fatto abbastanza freddino, sia per chi ha dei precari sistemi di riscaldamento nel conforto delle proprie casette, figuratevi per coloro che senza fissa dimora dormono per strada e a maggior ragione per chi a mare attende un permesso a sbarcare dopo esser stato soccorso da una ONG.
Con ciò voglio dire che nell’Italia “vera” da sempre “tutta coste e tutto cuore”, il tentativo di farci schierare davanti ad un dibattito politico sul dare soccorso ai migranti, sull’aiutare gli ultimi, non ci ha diviso e non ci potrà mai dividere e a maggior ragione da queste parti, le mie parti, dove si dice “cape a casa quanto voli u patruni” cioè “la capienza della casa è stabilita dalla volontà del padrone di casa”.
Ci potremo trovare non d’accordo sulle simpatie nei confronti dei “testimonial” di questo dibattito, perché se siamo persone attente e di memoria, non potremo mai dissociare le idee e le posizioni contingenti di costoro, dalla loro storia personale e politica e a seguito di ciò, ognuno sarà libero di prendere le parti per l’uno o per l’altro, ma non dobbiamo mai dimenticare il “merito” della questione.
Basta dare lezioni di moralità a chi non la pensa come noi.
Diamo merito ad alcuni sindaci di aver sensibilizzato l’opinione pubblica, approfittando del ruolo, e di aver sollevato il dubbio sulla ipotetica incostituzionalità o la giustezza di parte di una legge, ma la disobbedienza è una parola molto grossa che seppur da una posizione di partenza ipoteticamente corretta finirebbe per farci passare ad una condizione di torto.
Buttarla sull’odio personale per distrarci dal problema è molto scorretto e credetemi i facinorosi, stanno da entrambe le parti, tutte le parti e quindi se vogliamo stare insieme e vivere in democrazia, nessuno può stare al di sopra delle regole e le leggi seppur sbagliate si rispettano e parallelamente nelle giuste sedi istituzionali ci si adopera per correggerle.
Quindi grande attenzione per gli “ultimi” che giungono da noi via mare, ma mi auguro che mentre c’è chi si è dedicato anima e corpo a questo dibattito, parallelamente ci sia chi pensa agli “ultimi” che già sono qua, agli “ultimi” che qui sono nati e cioè i “penultimi” e se mi permettete per dirla alla “Troisi”, anche a molti professionisti come il sottoscritto che conducevano una vita dignitosa e che oggi si sono guardati alle spalle e si sono accorti di essere in piena zona retrocessione.
In periodi pre-elettorali mi viene il sospetto che se abbiamo voluto usare la piazza surrogando o sconfessando il lavoro delle istituzioni, lo abbiamo fatto solo per contarci sapendo che anche i numeri nelle piazze, con una efficace propaganda, si costruiscono, così come si scelgono le stesse piazze, i locali, le riprese, i punti di visione, in funzione della partecipazione di massa che vogliamo dimostrare e in fine per dirla come un compianto emerito accademico ed erudito locale all’inizio di ogni sua lezione, per riconoscere gli allievi aficionados: “cominciamoci dall’esame delle facce”.
Un abbraccio, Epruno