“Sedici ore fa un aeroplano ha sganciato una bomba su Hiroshima…questa bomba utilizza la potenza fondamentale dell’universo. La forza dalla quale il sole deriva la sua potenza è stata scaricata contro coloro che hanno portato la guerra in estremo oriente”.
Così il presidente degli Stati Uniti Harry Truman il 6 agosto del 1945 annunciava il lancio della prima bomba atomica a cui seguì il 9 agosto quello su Nagasaki che provocarono la morte di oltre 200.000 persone e gli effetti devastanti che seguirono sulla salute delle popolazioni.

Il terribile avvenimento divise l’opinione pubblica mondiale e anche negli stessi Stati Uniti non mancarono divisioni e dissensi rispetto alla decisione di Truman come il generale Eisenhower che aveva fatto sapere alla Casa Bianca “ le sue gravi apprensioni, considerando che il Giappone ormai era un paese sconfitto che aveva perso la guerra e quindi era completamente inutile lo sgancio delle bombe”.
L’amministrazione americana giustificò quella decisione come l’unico modo per porre fine al conflitto di fronte alla irriducibilità dell’esercito giapponese che non mostrava alcuna intenzione di arrendersi e che avrebbe trascinato gli Stati Uniti in una lunga e logorante guerra ed evitando così la perdita di più vite umane dall’una e dall’altra parte.
E in ogni caso questa affermazione di potenza era un monito per chiunque volesse trascinare il mondo in una nuova avventura bellica.
Le cose andarono però diversamente da come le aveva previste Truman perché quattro anni dopo Hiroshima l’Unione Sovietica realizzò la sua prima esplosione atomica con grande sorpresa degli americani dal momento che le informazioni in loro possesso dicevano che i sovietici erano molto lontani dalla fabbricazione di armi nucleari.
Dalle indagini avviate vene fuori che questo fu possibile grazie a due coniugi americani Ethel e Julius Rosenberg che erano venuti in possesso di documenti segreti, avuti dal cognato di lei che lavorava al centro di ricerca, e che li passarono ai sovietici.
I coniugi furono accusati di spionaggio e il loro caso divise l’opinione pubblica americana poiché una parte riteneva molto labili le prove addotte e in ogni caso furono processati e condannati a morte mediante sedia elettrica.
Inizia così quella fase storica che va sotto il nome di “equilibrio del terrore” che, nonostante alcuni momenti di crisi tra le due super potenze e lo scoppio di alcune guerre locali, non si pervenne mai allo scontro nucleare che avrebbe significato ieri come oggi la fine del pianeta e del genere umano.
Questo fu possibile sia per la statura politica dei leader dei due paesi, da Krusciov a Kennedy, da Reagan a Gorbaciov, sia per l’impegno di grandi politici europei, dall’inglese Winston Churchill, che definì la bomba atomica “la manifestazione della collera di Dio”, dal presidente francese Charles De Gaulle fino allo svedese Olaf Palme assassinato da un terrorista per il suo impegno pacifista.
Anche la politica italiana svolse un ruolo importante nel mantenimento di un equilibrio mondiale di pace, grazie ad Alcide De Gasperi, a Palmiro Togliatti, fino a ad Aldo Moro, Giulio Andreotti, Marco Pannella, Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer. Una classe politica di grande levatura che poteva contare però sull’impegno della cultura italiana nella sue diversità, da Pier Paolo Pasolini a Luigi Sturzo e a un movimento per la pace animato da personalità come Aldo Capitini, Raniero La Valle, Danilo Dolci, e poi il ruolo che svolse in Sicilia con Pio La Torre, con il sostegno delle forze laiche, della Chiesa cattolica e le Acli di Angelo Capitummino che diedero vita a quel grande movimento che unì tutto un popolo senza distinzioni di orientamento politico e religioso per impedire che la Sicilia diventasse con l’istallazione dei missili a Comiso un bersaglio nucleare.
Oggi la pace che tutti a parole considerano un bene supremo senza la quale non vi più essere prospettiva di progresso, di crescita civile ed economica è seriamente in pericolo e ritorna lo spettro di una guerra nucleare.
Il mondo è in fiamme sono aumentate le zone di guerra e il numero dei paesi che si stanno dotando di armi nucleare e invece di lavorare per la pace e la sicurezza vi è chi punta al riarmo e chi dall’altra parte annuncia armi più sofisticate e incisive. Gli Stati sono divisi da differenze ideologiche e da contrasti politici ed economici ma dovrebbero essere uniti dal comune interesse ad evitare ad ogni costo un conflitto che sfoci in una guerra nucleare.
Al contrario si verifica una subdola campagna volta a insinuare nella psicologia della gente che ora vi sono guerre nucleari limitate e che alla fine vanno accettate. A questo si aggiunge chenon esiste più un governo mondiale e gli organismi sovranazionali come l’Onu che dovrebbe assolvere a questo compito è ormai un ente inutile senza autorità e funzione.
La tragedia di Hiroshima e Nagasaki dovrebbe essere l’occasione per riaprire questa riflessione, che solleciti la ripresa di un grande movimento che spinga governi e popoli a lavorare per un nuovo ordine geopolitico nel mondo. Restando immobili e impotenti si rischia di portare l’umanità verso un terribile destino. Tutto questo si può ancora evitare ma bisogna fare presto.