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La tesi

I Bronzi di Riace, un tesoro tutto siciliano?

martedì 24 Ottobre 2023

I “Bronzi di Riace” sarebbero siciliani e precisamente di Siracusa!

Sembra infatti che i bronzi ritrovati nel mare calabrese di Riace facciano parte in realtà di un gruppo scultoreo che si trovava nel tempio di Hera a Siracusa. Lo studioso Anselmo Madeddu, autore del libro, “Il Re Nudo e i suoi fratelli” lanciò l’ipotesi che i bronzi appartenessero al gruppo scultoreo di “Gelone che depone le armi”, un celebre capolavoro dell’antichità descritto da almeno 5 autori: Diodoro Siculo, Polieno, Claudio Eliano, Plutarco e Dione Crisostomo. Già nel lontano 1988 il famoso archeologo americano Ross Holloway con la sua pubblicazione dal titolo I Bronzi di Riace sono siciliani?” fu il primo a ipotizzare questa origine tutta siciliana.

LE TEORIE

Sul finire degli ottanta Ross Holloway- racconta Madeddu–  raccolse alcune testimonianze secondo cui i bronzi di Riace furono scoperti lungo la costa ionica siciliana da alcuni sommozzatori che avrebbero voluto venderli al mercato clandestino. Tuttavia a seguito di una fuga di notizie e per sfuggire ai controlli, braccati dalla Guardia di Finanza, li avrebbero trasportati via mare lontano dalla Sicilia, e depositati al largo di Riace, in un tratto di mare ritenuto poco frequentato, per poter poi completare l’operazione di recupero in un secondo momento, lontano da occhi indiscreti. Ma pochi giorni dopo, per loro sfortuna, un turista romano, casualmente in vacanza a Riace, notò le allora tre statue e le segnalò subito ai carabinieri”.

 

 

I Bronzi di Riace, sono oggi uno dei più grandi tesori archeologici dell’antica Grecia. Considerate due dei capolavori più pregevoli e affascinanti dell’antica scultura greca che sempre destano meraviglia nel mondo dell’arte e dell’archeologia. Le statue sono detenute in ottimo stato di conservazione, con tutti i dettagli finemente scolpiti e le armature riccamente decorate. Rappresentano due guerrieri completamente nudi, in atteggiamento fiero e maestoso, armati di spada e lancia.

ALCUNE IMPORTANTI SCOPERTE

Secondo Madeddu però, prima dell’ufficiale ritrovamento i trafficanti ebbero modo di recuperare uno dei bronzi precedentemente trafugati insieme al loro corredo (lance, scudi ed elmi) e a seguito di alcune intercettazioni si apprese come entrarono a far parte e vennero rivenduti al mercato nero americano. Nel 2018 questo terzo bronzo tornò alla luce e venduto, secondo alcune ricostruzioni con annesse foto, ad un’asta prima di scomparire nuovamente e far perdere così definitivamente le sue tracce, probabilmente acquistato da un anonimo collezionista.

“Qualche anno fa, incuriosito ampliai le mie ricerche e venni a conoscenza che dopo un restauro storico, si venne a scoprire sulla testa dei bronzi, l’esistenza di alcune impronte che servivano per incastonare degli elmi che, secondo i restauratori, sarebbero stati compatibili solamente con dei copricapi che si utilizzavano nell’area dorico-corinzio-siracusana. La cosa decisamente affascinante, che non fa che avvalorare la mia tesi,- prosegue Madeddu– è l’esistenza di alcune antiche monete siracusane su cui sono incise le immagini della perfetta riproduzione dei suddetti bronzi con tanto di elmo sulla testa“.

UN ENIGMA SENZA SOLUZIONE?

I Bronzi di Riace sono quindi ancora oggi un vero e proprio enigma per gli studiosi di tutto il mondo. Il recente ritrovamento del presunto occhio di uno dei due bronzi di Riace ha reso nuovamente attuale il dibattito sulla loro origine. L’identità dei guerrieri rimane sconosciuta e nonostante i diversi tentativi di risalire alla loro provenienza e storia ancora non si è arrivati ad una opinione univoca da parte della comunità storica. Ciò che è certo è che i Bronzi di Riace sono un eccezionale esempio di abilità tecnico-artistica degli antichi scultori greci. Le statue che sono state oggetto di restauro sono oggi esposte in due apposite sale al Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, dove attirano migliaia e migliaia di visitatori. Chissà se un giorno si riuscirà a risalire alla paternità di questi oggetti tanto affascinanti quanto misteriosi.

 

 

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