Carissimi
Questo è un momento particolare per la socializzazione, lo possiamo dire senza pericolo di essere smentiti, sentendo la tv tutti dobbiamo avere il terrore dell’untore e di essere unti non più dal Signore, ma dall’idiota di turno.
Uscire da casa, rischia di diventare una remota probabilità per chi non è obbligato a farlo, per chi come me aveva l’abitudine del “cusciuliamento” e ne aveva fatto una ragione di vita, per chi come me se la sera non era “aperitivo”, non era “serata”, insomma per tutti quei discendenti della “Palermo da bere”, della “Palermo le un bel Palermo”.
“Abituati c’eravamo!”
Scusatemi, lo so da qualche tempo mi scappa qualche “momento casual” dovuto ad espressioni dialettali che poco si sposano con gli inglesismi ma io non me ne vergogno perché le mie radici, oltre la mia nascita, sono legati a questa terra e non solo, ma il mio alto grado di istruzione si sposa con la voglia non soltanto di fagocitare il dizionario dell’enciclopedia Treccani ma anche quello di riuscire a comunicare anche con l’uomo della strada che ha dovuto ripetere la prima elementare tre volte prima che il bidello (neanche il maestro) gli dicesse: “levaci mano che non è cosa per te l’istruzione”.
Che fa a costui, lo lasciamo indietro?
Dicevamo, noi, figli delle taverne e del “tre quarti e una gazzosa” oggi siamo diventati tutti manager schiavi dell’abituale “aperitivo”?
Noi, “Tronchetti Provera dei poveri” abituati ad avere al tavolo accanto della bettolaccia il dignitoso “Gnuri” già imbriaco che parla gesticolando con il suo interlocutore senza rendersi conto di essersi seduto difronte allo specchio, e ancora, noi che al lavoro abbiamo sempre sparato e che oggi se non abbiamo la bottiglia di birra da cui appozzare in piedi per strada appoggiandoci ad un tavolinetto tondo non riusciamo a darci un tono, e sempre noi che in certe strade del centro dopo la prima birra guardiamo con il sorriso quell’animale “domestico” che sgattaiola tra i nostri piedi sotto i marciapiedi pensando che a casa abbiamo lasciato il nostro gattino senza renderci conto che il nostro micetto una coda così lunga non l’aveva posseduta mai, oggi siamo indignati perché davanti al rischio pandemico prima ci chiudono i locali, poi ci proibiscono gli assembramenti e infine ci consentono l’ingresso soltanto a fronte dell’esibizione della “certificazione verde o l’effettuazione del tampone”.
Poi parliamoci francamente, per certi palermitani certe richieste sono quasi da lesa maestà. “Ma come, vengono a chiedere il tampone a me? Il super green pass al sottoscritto? Ma come si permettono?”
Qui è sempre un fatto di priorità, “ma cosa volete che mi importi se mi infetto o infetto gli altri, io alle cose importanti della vita, quali la partita allo stadio e ubriacarmi, non rinuncio“.
Ecco perché mi hanno fatto passare la voglia di uscire la sera, con la minaccia di farlo da solo e di ritornare a casa con un piccolo microbo attaccato ai polmoni dall’idiota che per darsi un’aria di chi sa e ha vissuto (benché si sia svezzato dal biberon qualche mese fa) ci viene a salutare, non indossando la mascherina, con il tradizionale doppio bacio ed il “ciao compare”.
Ma compare di cosa? Ma chi ti conosce, solo perché la sera passavi da qui per vedere se c’erano sempre i soliti ignoti e ti aggiravi con la bottiglia di birra vuota facendo finta di seguire il ritmo di una musica suonata ad alto volume, ti prendi la confidenza di venirmi a baciare e dichiararti “compare”, a me che ho fatto “i giganti della montagna!”
E no! “L’amu a tagghiari stu palluni!” Ho paura, lo dice il professore in tv, che le dobbiamo cambiare queste abitudini nordiche importate, alle 20.00 tutti a casa e dopo cena a nanna finito il carosello.
Qui le zone possono cambiare come i colori del semaforo, vorrebbero che stessi a casa con il plaid sulle gambe a vedere le serie televisive fino ad addormentarmi e a farmi svegliare dalla tv che mi chiede “sei ancora con noi?”
Pure questa oggi mi da del tu, ma chi gliela data sta confidenza, “io ho fatto i giganti della montagna” e nel frattempo tre tamponi e mi sono preso pure i complimenti del dottore che mi ha definito una persona “positiva”!!!!
Certo, ho una tosse che mi lacera il petto, ma io voglio stare bene, voglio andare a ballare, voglio fare un bagno di folla perchè non sono io che ho la febbre ……. è questo termometro a pistola che non funziona più e queste mascherine sempre più scarse che dopo averle usate un mese di contnuo, già si possono buttare.
Sono tutte fesserie quelle che sento e faccio di testa mia, perchè è tutta una cosa organizzata per arricchire i più ricchi. Credetemi se faccio un figlio, questo è sicuro lo faccio studiare e lo mando a Milano a fare la magistrale e appena mi dice “papà, voglio fare l’ingegnere” gli risponderò: “e no figlio mio, tu sei figlio di tua madre e fai il virologo o il farmacista”.
Certo che ce ne vuole intelligenza a pensare certe cose. Grazie al cielo noi siamo gente semplice …….
Un abbraccio, Epruno.