Un impegno da mantenere. Quello assunto da Gianfranco Miccichè nei confronti di Sviluppo Italia Sicilia in piena campagna elettorale. Lo ricorda Gianluca Mazzarese, sindacalista Cgil: “Ci dissero che avrebbero trovato da subito una soluzione al nostro problema. Ad aprile la Regione prima ci ha scritto e poi ci ha incontrato dicendo che in pochissimo tempo tutto si sarebbe risolto. Lo stillicidio invece è andato avanti fino a settembre. Poi non abbiamo più visto nessuno. Al momento abbiamo mandato un paio di richieste di incontro al vicepresidente Armao e attendiamo ancora una risposta”
Sviluppo Italia è rimasta al buio. Senza soluzioni. I 75 lavoratori della società posta in liquidazione dalla Regione devono percepire quasi due anni di stipendio. Ex dipendenti che devono incassare in media ancora da 30 a quasi 90mila euro. Cifre da portare a casa per chi, licenziato materialmente al 31 dicembre del 2016, non ha avuto modo di intascare i 18 mesi precedenti di emolumenti (2015-2016). Per l’inserimento nell’albo della Sas è notte fonda. Questo nonostante ci sia una convenzione firmata con relative risorse disponibili con l’assessorato al Territorio, che ha per oggetto assistenza tecnica da svolgere con queste categoria di personale.
Oggi all’Ars, in commissione Bilancio, sono previste una serie di audizioni tra cui quella dell’assessore all’Economia Gaetano Armao e del dirigente responsabile del Servizio 5 Partecipazioni Filippo Nasca, da poco chiamato a dirigere il Fondo pensioni della Regione, che si occupò della vicenda partecipate, in occasione della transizione tra il vecchio esecutivo regionale e l’ingresso del nuovo governo, uscito dalle urne dopo il voto del 6 novembre scorso.
Ma l’universo delle partecipate siciliane, anche dopo la vicenda, recentemente venuta fuori, che ha scosso Ast (Azienda Siciliana Trasporti) di un ammanco di 170mila euro sugli incassi venduti a bordo dagli autisti, sembra un pugile alle corde. Che non riesce ad uscire dall’angolino.
Riscossione Sicilia annaspa a causa di un contenzioso con Monte Paschi che ha incassato trattenendole le risorse della rottamazione della cartelle esattoriali.
Non va meglio ad Airgest che gestisce lo scalo di Birgi a Trapani. A complicare le cose il ricorso di Alitalia contro il bando indetto da Airgest, accolto dal Tar di Palermo. Il pronunciamento va contro la società di gestione dell’aeroporto di Trapani Birgi e blocca i lavori della commissione giudicatrice del bando che era impegnata nell’esame della documentazione pervenuta da parte di Ryanair, la sola compagnia aerea che aveva presentato offerta di partecipazione alla procedura ristretta entro lo scorso 19 dicembre.