Chi ricorda i tempi dei “Gufi” rammenterà il brano sul dirottamento del 18 e non DC8 come frequentemente accadeva di quei tempi.
Analoga esperienza ho fatto io oggi ma non sul 18 ma sul 102 perché da noi gli autobus iniziano con il 100.
Accade che un motorista come il sottoscritto, in una giornata di pioggia, dovendo recarsi al lavoro per partecipare a un evento pubblico, nel ruolo, scelga di non avventurarsi come sempre sulla sua moto incurante dell’acqua che cade dal cielo e di non sottoporsi agli schizzi di fango provenienti dalle auto che ti corrono accanto.
Allora. Il panico. Che fare?
Prendere l’automobile, non se ne parla se non si è disposti a fare come Douglas (in “Un giorno di ordinaria follia”) e lasciare l’auto in mezzo al traffico non appena giunti alla zona pedonale e consegnare le chiavi al vigile in servizio all’incrocio.
Andare a piedi, sarebbe una malsana e poco salubre idea, ascoltare chi ti dice: “Io vado a piedi al lavoro e mi tengo in forma”. A costoro direi: “Ma hai mai fatto caso al feto di sudore che emana il tuo corpo quando giungi in ufficio”?
Non venitemi a dire che voi in ufficio oltre agli armadietti personali avete il ricambio e soprattutto la doccia con relativi spogliatoi?
Non restano che i mezzi pubblici, memori di chi ci fa la morale giornalmente dicendoci che usa questo servizio che è comodissimo.
Bene, perché fare i “sconza iuocu”, i “nemici da cuntintizza” e così sotto la pioggia e con l’ombrello ho deciso di raggiungere la nostra Gare de l’Est, la nostra Victoria Station o più in piccolo la nostra Shottentor U-Bahn, la Stazione Notarbartolo dove purtroppo l’unico treno utile per la stazione centrale era appena partito e abituato male con le metropolitane del nord Europa mi sono dovuto arrendere all’idea che il prossimo convoglio sarebbe passato mezz’ora dopo e per giungere a destinazione avrei dovuto attendere altri 23 minuti, totale più di cinquanta minuti.
Non me lo sarei potuto permettere e malgrado avessi trascorso tutta la mia adolescenza sull’autobus, il solo pensiero di affidare sotto la pioggia, il raggiungimento della mia meta a questo mezzo pubblico mi terrorizzava fortemente.
C’era poco da fare o bere e bagnarsi o affogare.
Raggiunta la fermata di via Libertà a piedi e sotto la fastidiosa “pioggiolina nzuppa viddrani” non vi nascondo di aver avuto un mancamento quando a Piazza Croci ho visto due gradevoli vigilesse con la loro macchina messa di traverso, deviare il traffico da via Libertà e alla mia domanda “perché?”
La risposta è stata: “corteo”.
Ora in moto ciò mi accade una mattina si e una no, ma gli autobus? Rassicurato dalle stesse che il mezzo pubblico avrebbe anch’esso seguito la deviazione, mi reco nella prima fermata della piazza, dove altra gente si “rummuliava” per l’accaduto, ma quando a un certo punto in lontananza ho visto un autobus superare lo sbarramento e introdursi in via Libertà ho temuto i nuovi Vespri Siciliani, in quanto la gente in attesa con me alla fermata si e messa a correre per ritornare verso via Libertà e aggredire verbalmente le due vigilesse al grido di “ma comu iu a finì” o “non c’è più serietà” e ammetto che anche io mi sono lasciato prendere da questi moti che se fomentati rischiavano di giungere fino a palazzo di città.
Solo la professionalità e la freddezza delle vigilesse è riuscita a sedare la folla gridando che trattavasi di un mezzo fuori servizio e proprio mentre ci si stava calmando ecco che il 102 sopraggiungendo alle nostre spalle, invece di entrare in via Libertà (chiusa) girava verso la Piazza Croci e conseguentemente tutta la folla urlante invertendo il senso di marcia si è affannata a ritornare alla fermata di prima, me compreso, per prendere al volo l’autobus dove nel mentre i passeggeri si erano messi ad urlare visto il tracciato mutato.
Persino tre turisti che seguivano su un navigatore satellitare il percorso del bus sembravano cadere dalle nuvole, fin quando l’autista dal suo posto di guida ci ha urlato: “Tranquilli l’autobus è stato dirottato causa una manifestazione su via libertà”.
Eravamo nel pieno di un dirottamento. Una rubiconda matrona intenta ad aggiustarsi il prosperoso petto con entrambe le mani, ha esclamato: “Vo viriri che nni puortano a Cuba!”
Tra le risate di tutti un vecchietto con la coppola e l’espressione di colui che ne sa tante, le rispose: “Se a Via Cuba! Signora stamu iennu a stazione ma dobbiamo fare u giru du Foritalico. Fussi a prima vuota!”
Ho capito che questo sarebbe il mio primo e anche se sfortunato, ultimo uso dei mezzi pubblici, giunto lo stesso in ufficio bagnato fradicio ancor peggio che se avessi usato come sempre la moto.
Ora infine mi chiedo: ma con tutta questa grande zona pedonale, c’era bisogno di chiudere ulteriori strade per fare svolgere un corteo e danneggiare l’uso dei servizi pubblici? Lo so, siamo a Palermo!
Un abbraccio, Epruno.