Tutti presenti oggi all’assemblea regionale del Partito Democratico a Palermo per la proclamazione del segretario Anthony Barbagallo. Dal M5s a Controcorrente, da Sinistra Italiana a Europa Verde e anche Cgil Sicilia. Tutti tranne che parte del PD.
A far rumore oggi è stata l’assenza di diversi esponenti di spicco tra i dem siciliani. Tra gli assenti l’eurodeputato Giuseppe Lupo e otto deputati su undici del gruppo parlamentare all’Assemblea regionale: il presidente dell’Antimafia siciliana Antonello Cracolici, il capogruppo Michele Catanzaro, Giovanni Burtone, Fabio Venezia, Mario Gambona, Ersilia Saverino, Tiziano Spada, Calogero Leanza. Unici presenti tra i deputati all’Ars Valentina Chinnici, vice segretario regionale, Nello Dipasquale e Dario Safina.
“Non saranno ne la convocazione dell’assemblea né la proclamazione di un segretario dimezzato a mettere la polvere sotto il tappeto o, peggio ancora, a cancellare le forzature e le illegittimità del congresso regionale. Barbagallo, ancora una volta, non ha avuto nemmeno rispetto della Commissione Nazionale di Garanzia, che proprio in questi giorni si sta occupando dei ricorsi sul congresso siciliano e fra qualche settimana si pronuncerà definitivamente“. Così si sono espressi i rappresentanti siciliani delle aree Energia popolare e Left Wing del PD. Il fronte anti-Barbagallo non depone le armi. La strada appare già tracciata e inevitabile. La faida all’interno del PD nell’Isola è aperta e il segnale lanciato nella mattinata è eloquente.
Il secondo mandato di Barbagallo, eletto all’unanimità, non inizia nei migliori dei modi. Dopo il deludente risultato del referendum dell’8 e 9 giugno, il deputato alla Camera, avrà l’arduo compito di tendere la mano ai “ribelli” e ricucire le ferite all’interno della formazione politica che dovrebbe rappresentare la prima forza di opposizione alla maggioranza di centrodestra. L’aria che tira non è certo positiva. Il fronte anti-Barbagallo non intende indietreggiare sulla propria posizione. Una spaccatura talmente profonda che chiama in causa anche la segretaria nazionale Elly Schlein.
La battaglia proseguirà sui ricorsi. “Si poteva attendere l’esito dei ricorsi – hanno aggiunto i rappresentanti siciliani delle aree Energia popolare e Left Wing del PD – prima di fare quest’ennesima forzatura che espone ancora una volta il partito. Se Barbagallo pensa che le questioni politiche del partito siciliano si possono risolvere offrendo, come ha sempre fatto, qualche posto negli organismi si sbaglia di grosso“. Già, perché poche ore dopo l’elezione di Barbagallo, la frangia opposta aveva presentato un ricorso unico, racchiudendo tutti i precedenti, alla commissione nazionale. Il deputato e sindaco di Militello in Val di Catania Giovanni Burtone aveva spigato i punti contestati: “Vi è innanzitutto il vizio centrale, cioè la mancanza dell’elenco dei votanti all’assemblea del 27 gennaio. Poi, ci era stato detto che il regolamento per il congresso era stato vidimato dalla commissione di garanzia, ma la commissione ha detto che non lo ha mai vidimato. Infine, contestiamo il voto palese, che non è democratico. Sarebbe più opportuno il voto segreto. Se il voto è palese direi che si tratta di un partito filo sovietico, se non addirittura, filo russo“. Burtone aveva puntato il dito anche sul numero dei votanti che “a noi risulta non più di tanto così straripante, ma al di sotto del 50%“.
Insomma, il congresso non era stato altro che un monito, contrassegnato da ricorsi e frizioni interne, con le dimissioni, anche, del presidente della commissione regionale di garanzia, Filippo Marciante. Dall’assemblea regionale giungono i primi appelli all’unità e le prime dichiarazioni di Barbagallo sono proprio rivolte agli assenti: “C’è una parte del partito che ha deciso di non partecipare al congresso, noi la rispettiamo e continuiamo a tenere sia la porta aperta sia la mano tesa per la costruzione delle idee e della politica“.
Ma difficilmente le sole parole basteranno. Il futuro del PD brancola nel buio.