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L'arma del voto segreto

Il M5s offre l’assist ai franchi tiratori per l’assessore in più nei comuni, oltre 350 emendamenti al ddl Enti locali

lunedì 30 Settembre 2024

Quell’assessore in più per i comuni siciliani che in molti vogliono ma in pochi lo dichiarano apertamente. Il ddl enti locali alla prova dell’Ars. Domani, Sala d’Ercole inizierà l’analisi del testo in aula. I lavori si apriranno con la relazione tenuta dal deputato regionale della Nuova DC Ignazio Abbate. Dopodiché si aprirà la discussione generale, per poi passare all’analisi degli emendamenti. Il termine ultimo per presentarli scadeva oggi e ha visto depositate oltre 350 proposte di modifica, più del doppio di quelle proposte in sede di commissione Affari Istituzionali. La grande partita si giocherà però sulla questione relativa all’assessore aggiuntivo per i 391 comuni siciliani. Al momento la norma è rimasta fuori dal testo incardinato, in virtù della “linea Maginot” imposta al centrodestra dal governatore Renato Schifani. Ma delle opposizioni c’è chi ha deciso di fare la sua mossa, in particolare dal M5S.

L’emendamento del M5S per inserire l’assessore aggiuntivo per i comuni

La partita sul ddl enti locali si giocherà tutta sugli emendamenti. Il M5S ha già annunciato che presenterà richiesta per ricorrere al voto segreto. Una mossa per sparigliare le carte all’interno di una maggioranza in cui ci sono sensibilità diverse su numerosi temi. Fra questi, chiaramente, a giocare il ruolo di attore protagonista è il tema dell’assessore aggiuntivo per i 391 comuni siciliani. Sindaci ed addetti ai lavori attendono risposte. In molti si sono spesi a favore della norma, la quale potrebbe garantire una migliore distribuzione delle deleghe che per risolvere eventuali grane all’interno delle coalizioni a sostegno dei vari sindaci.  Sulla norma ci sarebbe quindi una larga convergenza. Ma a pesare è il “no” imposto dal governatore Renato Schifani, ribadito peraltro ai suoi fedelissimi in un recente vertice di partito. Giocare a carte coperte però potrebbe rimescolare il mazzo. Ed è su questo che punta l’emendamento pentastellato, che riporta fra i firmatari il coordinatore regionale del partito Nuccio Di Paola, per reinserire l’articolo cancellato in sede di commissione Affari Istituzionali. Anche se fonti di “Radio Palazzo” affermano che non tutte le anime grilline sarebbero d’accordo con questa scelta.

Il contenuto del ddl Enti locali

La bozza del testo incardinato all’Ars prevede al momento 14 articoli. Il primo interessa i revisori degli enti locali. Per i comuni al di sotto dei 3000 abitanti è prevista la figura del revisore unico, mentre per tutti gli altri enti locali si ricorrerà alla forma collegiale. Le figure verranno scelte da appositi elenchi e tramite il ricorso al sorteggio fra chi ne ha fatto richiesta. La grande novità è rappresentata dalla creazione di un elenco speciale riservato ai presidenti di collegio.

Il cuore pulsante del disegno di legge è contenuto nell’articolo 2. La norma in questione istituisce infatti la possibilità di terzo mandato per i sindaci dei comuni fra i 5000 e i 15000 abitanti. Lo stesso articolo disciplina inoltre il principio della rappresentanza di genere nei comuni. Per le città al di sopra dei 5000 abitanti è prevista una quota minima del 20% (su 10 assessori 2 devono essere di sesso diverso dagli altri). Inoltre è contemplata la figura del consigliere supplente. In pratica, il primo dei non eletti di una lista subentrerà qualora un consigliere in carica riceva incarichi all’interno della Giunta Comunale. Un caso per esempio presente all’interno del comune di Palermo, nel cui esecutivo sono presenti Fabrizio Ferrandelli ed Alessandro Anello.

Un’altra previsione del documento riguarda le schede elettorali, dove sarà apposto un tagliando antifrode. Il testo prevede poi l’aumento delle ore di permesso per i componenti delle Giunte e dei Consigli Regionali, nonché la possibilità per gli enti locali in esercizio provvisorio di ricorrere a variazioni di bilancio fino a dicembre al fine di poter impiegare risorse provenienti dalla Regione, dallo Stato o dall’UE. Sul fronte dei piccoli comuni viene innalzata al 70% la soglia per potere sfiduciare il sindaco.

 

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