Il Ponte è più uno spot che un obiettivo reale. In conferenza stampa a Palazzo Zanca Gianni Alemanno,ex sindaco di Roma e attuale segretario nazionale del Movimento Indipendenza, insieme agli ex assessori regionali Fabio Granata e Daniele Tranchida e ad Elio Conti Nibali del comitato Invece del Ponte, hanno spiegato le ragioni del no all’opera.
“Questo progetto di ponte sullo Stretto ci sembra la forzatura di un Ministro che come Matteo Salvini che, per superare le sue difficoltà come leader politico, si è intestardito su una operazione immagine che con ogni probabilità rimarrà un’opera incompiuta, un inutile sfregio sul territorio e per l’immagine dell’Italia” è la posizione del movimento Indipendenza che tra l’altro evidenzia come la stessa Meloni finora sia apparsa tiepida sul progetto mentre l’opposizione in modo compatto è contraria, fatto questo che in caso di un cambio di governo non garantirebbe continuità progettuale.
Il rischio è insomma che si crei un’incompiuta soprattutto se si pensa all’aspetto delle coperture finanziarie. Dal 2025 entrerà in vigore il nuovo Patto di Stabilità europeo che imporrà un taglio di 15 miliardi l’anno per 7 anni alle finanziarie italiane, lasciando pochissimo spazio a investimenti e questo sarà un problema anche al di là del ponte.
Il professor Tranchida, ex assessore regionale al Turismo si è soffermato anche sulle problematiche tecniche del progetto nonché sulle varianti in corso d’opera ed ha ricordato che la stessa Stretto di Messina ha chiesto una proroga di 3 mesi per presentare le risposte alle osservazioni Vas, oltre ad essere “un’idea vecchia che guarda a un modello passato e ad un’Italia che non è quella di oggi”.
Per il movimento Indipendenza “il progetto è lacunoso, incompleto, sorpassato, costosissimo, ha già “bruciato” una enorme quantità di risorse su quella che consideriamo una operazione immagine, che non ha il consenso del territorio e degli enti locali.Alla Sicilia e alla Calabria servono consapevolezza culturale, legalità, strade, ferrovie, prevenzione idrogeologica, rigenerazione urbana, difesa della Bellezza e non l’ennesima illusione di una grande Opera, contraria al principio di precauzione e con un problematico rapporto tra costi e benefici”.
Alemanno, Tranchida, Granata (che da tempo porta avanti una battaglia per il no QUI) e Conti Nibali hanno sottolineato l’importanza delle centinaia di osservazioni sostanziali formulate dal Ministero dell’Ambiente, dalla Commissione tecnica del Ministero delle Infrastrutture, dagli Ordini professionali, delle Associazioni e dei Comitati Cittadini.
“A questo aggiungiamo l’autentica follia di un piano espropri che dovrebbe portare alla demolizione di migliaia di abitazioni e di spazi pubblici per edificare due piloni di oltre 400 metri d’altezza, non solo piantati sopra due enormi faglie sismiche ma che pregiudicherebbero per sempre uno dei Paesaggi naturali, storici e mitologici più belli e importanti al Mondo”.
Alemanno ha evidenziato i rischi di un’incompiuta mentre Elio Conti Nibali che con il comitato Invece del Ponte porta avanti una mobilitazione sul territorio giorno per giorno (QUI) con osservazioni sul piano della fattibilità oltre che sull’inutilità dell’opera “a chi serve? Non all’Italia, non all’Europa e certamente non a Messina che non la vuole”