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Il Palazzo Chiaramonte Steri di Palermo, sede dell’Inquisizione spagnola

sabato 25 Luglio 2020
Palazzo Chiaramonte Steri

Il Palazzo Chiaramonte Steri di Palermo un tempo fu sede dell’Inquisizione spagnola palermitana. La costruzione del palazzo iniziò nel XIII secolo, terminando nel 1307, su iniziativa della potente famiglia Chiaramonte, e soprannominato Steri, cioè “palazzo fortificato” dal latino hosterium. Alla fine del ‘500 l’edificio fu sede del presidente della Regia Gran corte. Il 13 agosto 1600 il sovrano spagnolo Filippo III scrisse al viceré di Sicilia, ordinandogli di trasferire al palazzo dei Chiaramonte il tribunale dell’Inquisizione controllato dalla corona spagnola.

Nel 1603 a Palazzo Chiaramonte furono avviati i lavori di costruzione delle carceri segrete del Sant’Uffizio. Così furono realizzate 8 celle al piano terra e dal 1630 ne furono completate altre 6 al primo piano. Naturalmente, alla costruzione delle carceri seguì l’arrivo dei prigionieri, i quali iniziarono a scrivere sui muri delle celle. Tanti erano i materiali e le tecniche utilizzate dai detenuti per scrivere. Per esempio, essi usavano il protossido di ferro, per il colore giallo, sesquiossido di ferro, per il rosso, nerofumo di lampada o inchiostro, per il nero. Spesso per la realizzazione dei disegni veniva usato il carbone, il nerofumo o la polverizzazione dell’argilla dei mattoni pavimentari, mescolati a liquidi organici, come urina e saliva.

Ma cosa scrivevano i detenuti dell’Inquisizione a Palazzo Chiaramonte? Ebbene, innanzitutto, bisogna sottolineare che l’iconografia religiosa è parecchio articolata: infatti, i soggetti religiosi sono piuttosto numerosi, spaziando dai martiri, riconoscibili dalla palma, ai santi vescovi, riconoscibili dalla mitra. Così come pure frequente è la rappresentazione della Madonna e del Cristo in croce o verso il Golgota. Non mancano i soggetti profani, quali, ad esempio, le imbarcazioni della Lega Santa a Lepanto, battaglia che aveva profondamente colpito l’immaginario collettivo, come dimostrano tali rappresentazioni. E ancora, troviamo raffigurati i cavalieri di Malta, due carte geografiche della Sicilia, la facciata del palazzo Chiaramonte Steri, la città di Gerusalemme. Anche motivi decorativi riempiono le pareti del carcere con fiori, balaustre e alberi.

Ma non solo disegni, tante sono pure le iscrizioni in senso stretto. Le lingue che più si riscontrano sono siciliano, latino, italiano, ebraico e inglese; numerose sono le citazioni della Bibbia e dei salmi, così come pure i componimenti poetici, le preghiere e la descrizione di alcuni frammenti di quotidianità della vita carceraria. Emergono anche nomi, cognomi e date. In questo modo gli studiosi sono stati in grado di ricostruire le vicende giudiziarie, e a volte umane, dei detenuti.

Prendendo in considerazione un campione di circa 3000 individui, incarcerati a Palazzo Chiaramonte Steri, traspaiono alcuni dati interessanti. Innanzitutto, prevalenti sono i religiosi, ben 903 (il 30,57 %); invece, coloro che esercitavano le arti liberali (quindi medici, chirurghi, farmacisti, giuristi, pittori, musicisti, insegnanti) risultano essere 304 (il 10,29%). I commercianti 133 (il 4,50%); gli artigiani (per es. fabbri, falegnami, calzolai, barbieri) 474 (il 16,05%). Considerando pure gli 87 nobili, i 71 tra ufficiali regi, magistrati e capitani di giustizia, è possibile fare delle considerazioni. È evidente che siamo di fronte a individui in gran parte istruiti e dotati di capacità professionali specifiche e qualificate. Ma non solo. Molte delle figure che abbiamo elencato erano dotate di una dimensione culturale di primo piano e appartenevano alle élite sociali.

Ma quali erano i reati maggiormente puniti tra coloro che subivano l’incarcerazione a palazzo Chiaramonte Steri? Il primo posto è dominato in modo netto dai giudaizzanti, cioè cristiani d’origine ebraica che continuavano a mantenere il regime alimentare, la circoncisione e le altre disposizioni della tradizione ebraica. Un numero rilevante è costituito dai cripto-musulmani, cioè coloro che pur abbracciando nell’intimo l’Islam, esteriormente seguivano un’altra fede. Tantissimi i negromanti e le streghe; pure numerosi i protestanti, i bigami e i bestemmiatori. E poi in quantità sempre più esigua troviamo sacrileghi, preti sollecitatori, quietisti e sodomiti.

La lettura delle vicende dei prigionieri permette di avere un punto di vista privilegiato su alcuni fenomeni tipici della storia spagnola cinque/seicentesca. L’espulsione degli ebrei dai domini della corona spagnola, la persecuzione nei confronti degli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo ma che erano sospettati d’ipocrisia e accusati di apostasia. E poi la repressione contro coloro che avevano abbracciato la riforma protestante, ritenuti “eretici” agli occhi delle gerarchie ecclesiastiche cattolico-romane. Furono oggetto di tale repressione i tedeschi protestanti, gli ugonotti francesi e i calvinisti inglesi. Oltretutto, ricordiamo che i protestanti penetrarono nel corso del ‘600 nell’area mediterranea attraverso le flotte commerciali olandese, inglese e svedese.

I disegni delle navi sulle pareti delle celle potrebbero essere attribuiti ad alcuni marinai che furono catturati da corsari barbareschi, condotti in territori musulmani e convertiti all’Islam. In seguito, essi furono arruolati su navi corsare musulmane ma in seguito vennero nuovamente catturati, questa volta, da navi cristiane e accusati di apostasia. Un vero e proprio frammento di storia mediterranea d’età moderna. È invece attribuibile ai negromanti la simbologia magico-religiosa. In definitiva, i carcerati di Palazzo Chiaramonte Steri, nella gran parte dei casi, venivano condannati per quello che oggi potremmo definire reati di opinione. Ci troviamo di fronte a uomini in cerca di un nuovo rapporto con la dimensione del sacro, non soddisfatti della fede istituzionalizzata e ritualizzata nelle forme disciplinate e imposte dalla Chiesa di Roma. Ricostruendo le vicende di molti di questi prigionieri emerge un mondo mediterraneo incredibilmente interconnesso. Uomini che hanno vissuto vite cosmopolite, attraversando diversi ambiti geografici, religiosi, linguistici, culturali e politici. E allora è possibile comprendere come a volte sia difficile, quasi impossibile, categorizzare con identità rigide e schematiche questi individui. Non si può quantificare quanto ebraismo e quanto cristianesimo ci sia in un giudaizzante. O ancora, non si può sapere in cosa credesse effettivamente un individuo come Juan Andres, un ragazzo inglese che fu calvinista, musulmano e infine cattolico, cambiando 3 religioni. Ci sono anche casi di coloro che cambiarono per ben 5 volte la propria fede.

Le pareti delle carceri del Palazzo Chiaramonte Steri di Palermo proiettano il visitatore in un mondo mediterraneo molto più connesso di quello che si potrebbe pensare. Sono espressione delle contaminazioni culturali, religiose e linguistiche tra le popolazioni mediterranee, contaminazioni favorite dalle relazioni commerciali che hanno reso, nel corso dei secoli, il Mediterraneo, la Sicilia e Palermo un bacino di ricchezze multiculturali.

 

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