Stargli vicino è come camminare fra vasi di cristallo
Il paranoico è il più politico di tutti e, con il suo modo di fare e parlare, influenza e condiziona i figli come la gestione di una società portando, con atti manipolatori anche molto subdoli, a catalogare il mondo e le persone come dice lui. E non sempre la sua suddivisione in buoni e cattivi, amici o serpi, corrisponde a realtà. Il suo è un punto di vista malato, insano, quando, come ho giàspiegato, si muove al limite fra nevrosi e psicosi.Io sto riferendomi, in quella che ho chiamato “Decalogia sul Disturbo paranoideo”, appunto al Disturbo e non alla Struttura. C’è un’enorme differenza, anche se molti aspetti sono in comune, perché essere paranoici non coincide con l’essere psicotico per forza. Si può essere sensibili, ma non permalosi, agire la scissione in tutto nero o bianco, ma filtrando tutto con un “apparato per pensare i pensieri” assolutamente funzionante. Si possono nutrire sentimenti, essere autentici, empatici e non privi di scrupoli, come nella versione disturbata. Il paranoide, inoltre, compie costantemente azioni di semplificazione e minimizzazione. Un esempio è dato dalla proiezione, di cui ho parlato nel precedente articolo, per cui tutto quello che accade è colpa di qualcun altro, il male è proiettato all’esterno. È il modo malato in cui vive le relazioni.
Lo spiega benissimo Luca Balugani. Utilizzando l’identificazione proiettiva, individua il nemico e continua a scrutarlo, a stuzzicarlo, a prenderlo di mira, a combatterlo. Quest’ultimo, prima o poi reagirà, trasformandosi da perseguitato in persecutore. Quando si ha a che fare con persone sospettose, viene spontaneo sentirsi a disagio. Non si sa come trattarle. Ci si sente impacciati, come se si stesse camminando fra vasi di cristallo. Questo atteggiamento fornisce al paranoide un’ulteriore prova per accusare l’altro di difendersi o di aver qualcosa da nascondere. Con la sua attenzione indagatrice, poi, va in cerca di altri segnali che confermino la sua idea di fondo e se non li trova, li induce lui. Risulta così impossibile sottrarsi alla morsa paranoide.
La personalità paranoide teme inconsapevolmente la dipendenza dalle altre persone, pur tendendo fortemente alla co-dipendenza, perché, quando era subordinato alle cure genitoriali, è stato fortemente deluso, sfruttato, manipolato. In ambienti contraddittori e carenti come questi, è logica conseguenza che manchi la capacità di fidarsi e di creare con-fidanza.Se ci si avvicina per abbracciarli o confortarli, si rifiutano, perché non si sentono rassicurati dalla vicinanza dell’altro. Al contrario, si infastidiscono. Qualunque tipo di problema lo gestiscono da soli, al massimo ne parlano con la madre o un’estranea, non con la moglie, il cui ruolo è ridotto ai minimi termini. Sono un po’ disumani in questo, è preferibile non vivere insieme a individui con questo male, anche se dipende, perché ognuno deve vivere i propri errori evolutivi. Contro ogni regola di coppia, fanno le cose segretamente pur di non avere detto nulla. Fanno polemica per fesserie e, poi, accusano l’altro di attivare sempre discussioni inutili.
Possibilmente, l’altro non ha detto nulla, quindi, se la cantano e se la suonano da soli, ma non ne hanno alcuna consapevolezza.
Praticamente corrispondono alle attese altrui (soprattutto con le autorità, con i genitori o con una neofidanzata) e si conformano alle buone maniere, perdendo di autenticità, fino a quando devono ottenere qualcosa: l’amore, il riconoscimento, il rispetto. Una volta ottenuto, regrediscono e involvono. Con i genitori è diverso, perché cercheranno per sempre la loro conferma, da cui dipende il loro umore. Il paranoico non esprime tutto ciò che pensa o sente. Non ha imparato a soffermarsi nel modo opportuno su quello che prova e a manifestare il disagio interiore. Alla lunga, però, l’impalcatura cede, le gambe si accorciano e comincia a mutare atteggiamenti e comportamenti, sempre senza parlare, ma esprimendo l’aggressività celata e implosa con la sua irascibilità, diventando ombroso, distaccato, ritirato. Finisce, insomma, con il comportarsi in maniera molto scortese e narcisista, soprattutto, in coppia.
Il paranoide preferisce le frecciate, continua Balugani, le piccole negazioni che ridimensionano le qualità altrui (“Èproprio una brava persona, peccato che…”), i discorsi indiretti, le allusioni, che solo chi è vittima coglie, così da far venire fuori la rabbia altrui più che mostrare la propria e poter dire: “Hai visto, che ti avevo detto? Non sono io il carnefice”.