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Il Ponte sullo Stretto e l’ennesimo schiaffo alla Sicilia

lunedì 14 Dicembre 2020
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L’ennesimo schiaffo alla Sicilia, come si fa con i parenti poveri! In realtà un rinnovato autolesionismo per il Paese. Parlo dell’esclusione del ponte sullo Stretto dal piano New Generation EU.

Si perché non è solo grave che non sia stato inserito tale opera straordinaria nel piano dei prossimi anni, ma lo è ancora di più che non si voglia fare l’alta velocità da Salerno a Palermo/Augusta. Una storia lunghissima quella che riguarda il ponte, inserito dall’Unione come il corridoio 1, Palermo Berlino, in una visione di importante collegamento con il Mediterraneo. L’Unione lo aveva inserito ed anche finanziato in parte, fin quando Claudio Fava, il candidato presidente bocciato dai siciliani, lo ha fatto depennare con un voto a sorpresa del Parlamento europeo.

L’Italia ovviamente non ha ancora capito che nella sua vocazione euromediterranea si può trovare una valorizzazione del suo ruolo in Europa ed invece si accoda
alla Mittle Europa diventando un fornitore di semi lavorati per l’industria tedesca e francese. Tutto questo per inseguire le fisime ideologiche della
sinistra massimalista e del movimento Cinque Stelle pauperista e per la decrescita infelice. Né i siciliani ed i calabresi hanno la capacità che ebbero le madamine torinesi di scendere in piazza ed obbligare ad un giro di boa, come per la Tav.

Ed adesso siamo persi dietro una provocatoria presa in giro della De Micheli, che insedia commissioni utili solo a rinviare ogni decisone. Il passo successivo non può essere che quello della protesta non violenta ma decisa. Mentre l’unico che ne parla in maniera chiara, richiamandolo in Senato, ironia della sorte, deve essere quella Lega che si sa bene deve difendere gli interessi del Nord. Parliamo di cifre risibili che non mettono certo in discussione il bilancio dello Stato e che si pagherebbero da sole in pochi anni con i pedaggi. Allora perché questo fuoco di fila quando si parla dei collegamenti nel Sud Italia? Semplice il Nord ha sempre ritenuto che il Meridione sia una sua colonia, ottima come riserva di manodopera. Per fare arrivare i metanodotti, per le raffinerie o le produzioni inquinanti. Cambiare approccio e considerarlo una parte del Paese è complicato ed anche costoso . Meglio tenerlo all’angolo ed imporre le strategie utili al sistema nord centrico del paese. Che vede i porti di Genova e Trieste primeggiare, in realtà favorire Rotterdam e la “frugale” Olanda. Un Paese che si dimostra provinciale e non all’altezza di essere uno dei fondatori dell’Europa. Con un Nord arrogante con il Sud e questuante a Bruxelles. La presa di posizione del Governatore De Luca sul Recovery Plan,
dimostra che il lavoro di aprire gli occhi ai meridionali sta raggiungendo il suo obiettivo. Guai a chi tira troppo la corda, perché prima o poi si rompe.

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