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Il Principe e il Povero

sabato 15 Maggio 2021

botindari epruno

Carissimi,

Enrico detto Ricuzzo da parenti e amici, guardava la su TV per una volta con tanta attenzione, in quel suo angusto appartamentino di due ambienti multifunzionali condivisi con la nonna paterna, il padre ed un fratello più grande, nel suo quartiere di periferia, immedesimatosi sulle vicende del suo omonimo anglosassone.

Enrico, sentiva le dichiarazioni del giovane principe Harry in TV annuendo “La vita nella famiglia reale è uno zoo. Le mie sofferenze? Genetiche, ereditate da mio padre. Mi ha trattato nel modo in cui è stato trattato dai suoi genitori“. Chi come lui poteva capirlo essendo cresciuto in una casa con due cani randagi trovati per strada, una gatta a mezzo servizio e soprattutto certi topi come conigli. E che dire delle sofferenze genetiche ereditate da un patri mriacuni come lo fu il nonno, maltrattato e bastonato ogni sera al ritorno della taverna.

Certo Carletto, papà di Ricuzzo, non era un Mountbatten ma aveva almeno insegnato a suo figlio a prendere la vita con filosofia, una filosofia “ZEN” o meglio “ZEN 2” e c’è già una certa differenza sostanziale.

Anche sua nonna Sabetta se non di reale discendenza Windsor, nata a Danisinni e poi deportata alla Zona Espansione Nord, quartiere di grande architettura una volta stabilita la inabitabilità della sua baracca, a suo modo aveva alle spalle una storia pesante e un mestiere tramandato e svolto prima di abidcare a favore delle giovani generazioni. Chiamata “la regina” anche lei, nei periodi d’oro della sua professione, quando suo nipote minore Ricuzzo, il preferito e preso sotto la sua ala, dopo la morte prematura della madre, si presento in casa con la notizia di aver ingravidato una giovane “turca”, come la chiamava lei a causa dell’evidente colore più scuro della pelle esclamo: “Sta gran butt……”.

Si penso proprio che le nonne siano uguali e qualunque latitudine e qualunque sia il loro ruolo in società poiché sono certo che nella sua lingua e con tutta la sua regalità sua graziosa Maestà abbia se non proferito, certamente pensato lo stesso aggettivo per la nipote acquisita.

E si nati in latitudine diverse ed in contesti visibilmente opposti, seppur simili nella cruda sostanza, le due nonne partecipi delle sorti degli amati nipoti provavano ad accettare e digerire un futuro e un matrimonio migliore per la loro progenie. Elisabetta sognava quanto meno una duchessa inglese puro sangue che sapesse stare al suo posto, Sabetta sognava la figlia del signor Saltaformaggio, della famiglia porta co porta, di nome Suelle che era cresciuta insieme al nipote e che portava con se una dote invidiabile, la casa popolare della zia zitella e soprattutto l’attività di import ed export del padre con la Lapa.

Suppongo che anche Elisabetta come Sabetta a modo suo, avrà ripetuto ad Harry tutte le raccomandazioni del caso del tipo “pizzichi e vasi non sunnu purtusi” e quanto di necessario per stare lontano dall’allapazzamento di tante giovani “perbene” britanniche che sognavano di sposare un principe, quello più sfortunato dei due, quello he non avrebbe regnato, come suo padre, e che sarebbe andato in giro invecchiando, inaugurando associazioni e partecipando alla raccolta di fondi benefici.

Eppure non appena entrambi i nipoti, sebbene a latitudine diversa, una volta conosciuta “carne fresca” avevano perso la rotta. Ma Ricuzzo cresciuto per strada non aveva nessun motivo per mettersi contro la nonna che lo aveva cresciuto, mentre il padre mriacuni passava le nottate alla taverna e con le meretrici e si chiedeva come poteva il suo coetaneo Harry sentirsi “soffocato dal suo ruolo e da una vita come un Truman Show”. Come poteva chiamare terribile una vita di privilegi, di ricchezza, di non dover pensare a come campare?

Fu a quel punto che comprese l’importanza e la fortuna di essere povero, poiché mentre Elisabetta applicava la sua scomunica ad un suo comunicato ufficiale dicendo che i nipoti sarebbero rimasti amati parenti ma non rappresentanti ufficiali e quindi lontano dalla “corte”, Nonna Sabetta si era affidata all’ambasciata di zio Pino, (so frati) per far sapere ai suoi nipoti che non li avrebbe più voluti vedere e che non avrebbero neanche dovuto passari da strata sutta casa e tanto meno dal “cortile”.

Si era certo che con la mediazione di zio Pino, la collera della nonna sarebbe passata e guardò con commiserazione ad Harry che con la revoca dei privilegi reali avrebbe dovuto restituire alla corona la somma di 2.400.000 sterline (circa 2.800.000 euro 5.600.000.000 di vecchie lire) spese dalla coppia per ristrutturare la residenza, che rapportato con la pensione sociale mensile di nonna Sabetta di 500 euro, corrispondevano a 465 anni di pinsione della povera anziana. E unni l’avia a truvari sti picciuli?

E proprio vero “u saziu nun po’ cridiri o diunu”, se Ricuzzo avesse potuto parlare a quattro occhi con il suo coetaneo omonimo gli avrebbe detto: “Mio caro è facile fare la persona di principio con l’appannaggio annuo di 2.000.000 sterline che ti passa to nonna, ma cu tu fa fari, fatti na vita da filantropo e da working Royal (ca mancu sacciu cchi significa), parra cu to mugghieri e dicci ca si cuieta tanto a nonna quanto a avi a campari?

Si Ricuzzo, purtroppo è da sempre questo il problema non solo per Harry, ma puru ppi so patri Carlo.

Un abbraccio Epruno.

 

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