Chi di segnalazione ferisce, di segnalazione perisce. La clamorosa bocciatura dell’Autorità nazionale anticorruzione, l’Anac, al progetto del tram di Palermo, definito “carente e insufficiente” è frutto di un’istruttoria avviata da una segnalazione di Totò Orlando.
Era il 10 marzo 2021, quando l’allora presidente del consiglio comunale aveva chiesto un parere sulla regolarità dell’iter amministrativo seguito dal Comune per la progettazione dei lavori del nuovo Sistema tram del capoluogo.
A distanza di quasi due anni e mezzo, la risposta suona più come una beffa. Anche perché, tra l’altro, nel frattempo Orlando è stato scelto dal sindaco Lagalla per guidare l’assessorato ai Lavori pubblici della nuova Giunta comunale.
Il problema, inutile chiederselo, non sta certo nella segnalazione “corposa”, fatta “nell’interesse del Consiglio comunale e dell’intera amministrazione”, come spiegato dallo stesso Orlando, quanto nel ritardo con cui è arrivata la chiusura dell’istruttoria.
Il Comune ha quattro mesi per comunicare all’Anac il “quadro delle convenzioni sottoscritte con gli enti gestori (Enel, Terna, Open fiber, ecc.), lo stato di avanzamento della progettazione e il progetto esecutivo degli spostamenti e il relativo cronoprogramma aggiornato redatto dall’aggiudicatario”.
Deduzioni e controdeduzioni, come da replica dell’assessore alla Mobilità Maurizio Carta, che allargano la forbice dei tempi in un effetto loop potenzialmente infinito. “È la burocrazia, bellezza. E tu non puoi farci niente”. Sembra prendersi gioco di noi Humphrey Bogart.
La spirale, però, è quella: un serpente che si morde la coda in un avvitamento che porta l’intero Paese verso un ritardo destinato ad accumularsi ancora e ancora e ancora.
“La risposta è tardiva – commenta Gaetano Agliozzo, segretario regionale Cgil Sicilia Funzione pubblica – ed è l’emblema del sistema Pubblica amministrazione. Queste lungaggini non fanno altro che creare altri disservizi, con tutto quello che è connesso ai diritti dei cittadini”.
Riallineare i tempi burocratici, ma come? “Attendiamo da anni una riforma della Pubblica amministrazione. Il tema è legato ovviamente alle assunzioni – sottolinea Agliozzo – perché il turn over non garantisce un ricambio generazionale. Mancano molti tecnici che potrebbero dare un contributo prezioso e permettere di velocizzare le risposte. Purtroppo, però, del Piano occupazionale che abbiamo proposto, in Finanziaria e nel Documento di programmazione non vi è traccia. Non ci sono le risorse necessarie per un piano di investimenti”.
Si stima che il fabbisogno in tutta Italia sia di quasi un milione e mezzo di dipendenti pubblici. “In Sicilia si arriva a 25 mila unità, se mettiamo insieme Comuni, Regione, servizio sanitario e ministeri”, dice Agliozzo, che fa notare come i “pochi investimenti fatti sono stati orientati tutti alla precarizzazione del lavoro, tra contratti part time e a tempo determinato, che non garantiscono continuità per la spinta che si richiede”.
Alla fine, “i pochi impiegati, sovraccarichi, non riescono a garantire tempi normali per dare risposte. Lo abbiamo visto con l’Anac, ma lo vediamo tutti i giorni con le richieste di singoli cittadini, costretti sempre a rincorrere la Pubblica amministrazione. Se il Governo nazionale non interverrà presto si rischierà di bloccare il Paese”, dice il segretario.
Al netto del fatto che “vetrine” come Anac hanno un valore “politico” a corrente alternata, rimane, dunque, l’imprescindibile la necessità di creare un equilibrio tra la trasparenza, l’anticorruzione, una burocrazia più agile e la capacità amministrativa.