E’ partita la “rivolta” del salario minimo. Uno dei principali cavalli di battaglia dell’opposizione contro il Governo Meloni si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia tra i Comuni e Palazzo Chigi. La misura nasce proprio dalle piccole realtà e ha iniziato a prendere forma sotto l’ala degli emendamenti votati dai singoli consigli comunali, apertamente appoggiati e promossi dai sindaci. I Comuni toscani e campani si sono rivelati i più sensibili sul tema, ma la sfida, almeno per il momento, non sembra essere stata colta da quelli siciliani.
Motivazioni politiche, normative o finanziarie?
Secondo il segretario generale di Anci Sicilia Mario Emanuele Alvano “l’impressione è che si tratti di una scelta di natura politica che alcune realtà hanno intrapreso in assoluta autonomia, legata spesso a una visione dei singoli territori. Nei limiti consentiti dall’ordinamento, anche i Comuni siciliani potrebbero valutare di intraprendere scelte di questo tipo, ma non si può pensare di fare un ragionamento uguale su tutti le località. Da un punto di vista tecnico non è detto che si possa seguire quanto già realizzato altrove“.
L’apertura al salario minimo di alcuni paesi Ue, nel 2023, aveva infiammato il dibattito anche in Italia. La premier Meloni non ha mai nascosto la sua contrarietà e tutte le perplessità, esprimendo il timore che “il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori“. Dopo lo scontro alla Camera, con il voto contrario alla proposta dell’opposizione, la sfida è stata accolta in zone più piccole e circoscritte. Primo fu il consiglio comunale di Livorno che, a fine anno, votò in consiglio comunale un emendamento per introduzione dell’adeguamento economico per tutti i dipendenti comunali a una paga di base di nove euro, così come per tutti coloro che lavoreranno in un appalto comunale. Il testimone è poi passato a Firenze, divenuta la “prima città d’Italia a introdurre il principio del salario minimo come criterio obbligatorio per qualunque appalto di opere o servizi“, aveva annunciato con orgoglio il sindaco Nardella. A ruota è stata poi la volta di Bacoli e Pellezzano, in Campania.
“E’ chiaro che si tratta di un tema difficile da affrontare a livello comunale. Ovviamente – aggiunge Alvano – manca una regolamentazione nazionale chiara che definisca parametri e applicazioni. Sono tentativi sperimentali, per cercare di dare un segnale, che rientrano in una logica legittima, che rispondono però anche a una visione di tipo politico“. Secondo il segretario generale di Anci Sicilia “realizzare questo tipo di iniziative è un po’ faticoso se non vi è una cornice nazionale o almeno regionale. Certamente si tratta anche di tentativi legittimi che si trasformano in stimoli, che nascono su base locale, per approfondire specifici temi“.
La necessità di un’attenta riflessione a livello nazionale nasce anche dall’esigenza di evitare possibili “discriminazioni“ “che possono prevedere quest’applicazione del salario minimo rispetto a tutto il mercato del lavoro che avviene pur all’interno del Comune ma – prosegue – non è di competenza comunale. Si rischierebbe di avere regolamentazioni diverse. Considerando tutti questi elementi, dunque, si tratta di una materia complessa che andrebbe affrontata con una precisa visione di insieme“.
Un’altra questione sorge spontanea. Come risaputo, i Comuni siciliani non godono di ottima salute e sono attanagliati dal dissesto economico. Per Alvano la questione finanziaria non sarebbe un ostacolo difficile da oltrepassare. “Credo che il problema sia più di tipo normativo. La vicenda finanziaria ci condiziona su tante situazioni ma non credo lo farebbe in questo caso. La questione dei finanziaria dei Comuni attiene più alla gestione dell’ente e alla difficoltà di portare avanti servizi e funzioni con risorse che sono limitate e progressivamente decrescenti. Teoricamente – conclude – abbiamo tante risorse che potrebbero essere meglio e di più. Semmai bisognerebbe capire come destinare risorse che sono disponibili in questo tipo di finalità“.