Gli investimenti ferroviari, nella Sicilia di metà ottocento, furono numerosi e rilevanti, con effetti importanti su diversi piani: dall’economia, alla società sino alle abitudini, di una parte, più o meno consistente, della popolazione siciliana.
Per quanto riguarda l’economia, nacque l’esigenza di costruire una rete ferroviaria per sfruttare al meglio le risorse minerarie dell’Isola. In particolar modo, l’estrazione e la commercializzazione dello zolfo fu al centro dell’attenzione di molte società straniere, soprattutto inglesi ma anche tedesche, svizzere e francesi. In quest’epoca, infatti, lo zolfo era una risorsa mineraria molto ricercata e la Sicilia, specialmente nelle aree interne, ne era ricchissima. Pertanto, si sentì l’esigenza di rendere i trasporti più veloci, dando vita ad una rete ferroviaria che potesse favorire il collegamento, ove possibile, tra le zolfare e i porti, da dove poi lo zolfo sarebbe stato caricato sulle navi per essere esportato.
Naturalmente, ridurre i tempi di trasporto avrebbe determinato un sensibile aumento dei guadagni, per questo motivo le principali città marittime cercarono di imporre il tracciato a loro più conveniente, soprattutto verso il territorio di Caltanissetta, il più ricco di giacimenti minerari. Così, tra gli anni ’80 e ’90 del XIX secolo vennero costruite le due linee Catania- Leonforte e Palermo- Santa Caterina.
Oltre alle iniziative da parte di società e di grossi imprenditori stranieri, pensiamo ad esempio ai Rothschild, si assistette anche all’intervento dei notabili isolani. Per cui, la “Compagnia generale delle ferrovie sicule”, i cui membri appartenevano in maggioranza all’aristocrazia siciliana, si prefissava l’obiettivo di ampliare la rete ferroviaria ma soprattutto di mettere in collegamento Palermo con Trapani, Alcamo e Marsala. Questo forte interesse, verso quest’area dell’Isola, era dettato dalla viticoltura e dal vino. Infatti, il territorio di Trapani, somigliava sempre di più ad un grande vitigno: qui, la coltivazione della vite, insieme a numerose cantine e scuole enologiche,si stava affermando prepotentemente, specialmente a Marsala, dove l’omonimo vino liquoroso, stava facendo impazzire mezzo mondo, primi fra tutti gli inglesi.
La rete ferroviaria mise in collegamento i porti con diversi territori dell’Isola, soprattutto quelli dove gli interessi economici erano più rilevanti, inserendo, di fatto, la Sicilia nel sistema mondo, cioè nella rete commerciale mondiale della seconda metà dell’ottocento.
Ad aumentare non furono soltanto le esportazioni di vino e zolfo ma anche di un altro prodotto di punta della produzione siciliana: gli agrumi. La produzione di arance, mandarini e limoni era tale che la domanda interna risultava di gran lunga inferiore, anche, per l’arretratezza di molte aree, soprattutto quelle interne, completamente isolate dalle zone costiere e prive di qualsiasi collegamento ferroviario. In tale contesto, gli agrumi erano destinati in grandi quantità all’estero: il primo mercato era costituito dagli Stati Uniti, seguiti dall’Inghilterra e dalla Russia. Inoltre, è bene ricordare che il limone ebbe un successo incredibile, innanzitutto, perché era l’unico frutto dell’area mediterranea che si prestava ai lunghi viaggi senza deperirsi e poi perché trovava applicazione in ambito farmaceutico e profumiero.
Ma le ferrovie ebbero conseguenze importanti anche per la vita delle persone, facilitando il trasporto di quest’ultime, oltre che delle merci. Per esempio, durante la grande crisi degli anni ’80, molti di coloro che partirono per le Americhe, spesso, iniziarono il proprio viaggio, proprio salendo su un treno che li conducesse verso le città portuali.
La costruzione e l’ampliamento della rete ferrata contribuì a determinare un’altra trasformazione, un cambiamento di mentalità nel ceto borghese: infatti, fu superata l’idea che si dovesse viaggiare solo per motivi lavorativi, adesso anche per la classe media il viaggio poteva essere dettato da ragioni di studio, svago e turismo. L’alta borghesia, pretendeva per i propri figli un’istruzione di livello, mandandoli nelle scuole migliori e all’università, ed era desiderosa, imitando gli usi della nobiltà, di raggiungere le località turistiche più esclusive. Non dimentichiamoci che la classe media poteva prendere il treno anche per raggiungere le città più importanti, come Palermo e Catania, per motivi di divertimento, magari per assistere ad una rappresentazione teatrale, partecipare al dibattito di un circolo letterario o alle gare dei circoli sportivi.
Infine, le strade ferrate mutarono la stessa geografia dei centri urbani, tant’è che furono numerosi i paesi nati spontaneamente o che conobbero un importante sviluppo e ampliamento intorno alle stazioni. Insomma, la nascita della rete ferroviaria siciliana determinò profondi cambiamenti nell’economia e nei commerci ma generò mutamenti, forse anche più profondi, toccando la sfera sociale e culturale. Sicuramente, si trattò di una rivoluzione che trasformò finanche il paesaggio e che rinnovò la mentalità della popolazione, soprattutto dei ceti borghesi. Cambiò anche la percezione delle distanze di un mondo che si sentiva adesso molto più vicino e più connesso di prima, un mondo nel quale persone, merci, informazioni, capitali e idee potevano spostarsi ad una velocità mai vista sino a quel momento.