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Intervista alla presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio: “Il futuro di Palermo dipenderà sempre più dalla sua attrattività turistica”

martedì 2 Maggio 2017
Patrizia Di Dio

Promuovere una “economia della bellezza” attraverso la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio artistico e culturale. E’ questa la ricetta proposta dalla presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio, per il rilancio del settore e lo sviluppo della Sicilia.

Tra ostacoli e difficoltà il cammino è iniziato anche se, secondo Di Dio, non tutti stanno procedono nella stessa direzione. La rappresentante dei commercianti apprezza gli effetti positivi della pedonalizzazione del Centro storico e gli sgravi fiscali approvati dal Consiglio comunale in favore delle imprese danneggiate dalla ritardata chiusura dei cantieri per la realizzazione dell’anello ferroviario. Rimane critica la sua posizione sulla Zona a traffico limitato rispetto alla quale l’Amministrazione avrebbe dovuto “agire con buon senso, procedendo passo dopo passo”.

Netto, invece, il giudizio negativo nei confronti del governo regionale“non abbiamo visto, da parte della politica, un solo provvedimento negli ultimi 5 anni  che sia venuto davvero incontro alle esigenze delle imprese siciliane”.

Confcommercio Palermo è stato tra i principali sponsor della “Via dei Librai” che si è tenuta due settimane fa lungo il Cassaro. Un’iniziativa di grande successo che ha richiamato circa 70 mila visitatori. Questo vuol dire che la pedonalizzazione può avere delle ricadute positive sul commercio?

“Abbiamo sostenuto fin dall’anno scorso La Via dei Librai perché abbiamo sempre creduto che fosse una manifestazione di grande richiamo non soltanto culturale, ma anche sociale, economico e intendo di economia legata al turismo e alla bellezza. Come Confcommercio Palermo sosteniamo l’economia della bellezza perché dobbiamo fare emergere la grande Bellezza con cui il mondo ci identifica e che desidera conoscere. Ritengo che la Via dei Librai sia una grande opportunità sia per la città che per chi viene a visitarci. Abbiamo, proprio da lì per questa seconda edizione, lanciato il marchio ed il registro per le Botteghe Storiche, in modo da valorizzare e promuovere le varie attività che si sono susseguite negli anni. Non varrà solo per il Cassaro, ma per tutta la città e la provincia che è anch’essa ricchissima di saperi, ricordi, storia e cultura.
La pedonalizzazione quando è fatta con giusti criteri, con una progettualità a sostegno, con il rispetto delle attività commerciali e con il supporto infrastrutturale per rendere l’area interessata facilmente accessibile anche con mezzi alternativi a quelli privati, viene accolta dai più in modo favorevole e positivo, anche perché noi stessi imprenditori sappiamo che la pedonalizzazione, se adeguata, porta più presenze e quindi più occasioni di acquisti e di consumi”.

Lei ha espresso dei giudizi sempre molto critici sui provvedimenti presi dall’Amministrazione comunale in tema di mobilità ed in particolare sulla zona a traffico limitato. A sei mesi dalla sua entrata in vigore è sempre della stessa opinione?

“La storia della Zona a traffico limitato non ha fatto bene a nessuno. Abbiamo sempre chiesto all’Amministrazione comunale di agire con buon senso, procedendo passo dopo passo, coscienti che a Palermo ci siamo trovati davanti ad una rivoluzione culturale, e non solo ad una scelta sulla mobilità e per il rispetto dell’ambiente. Purtroppo, la situazione economica è sotto gli occhi di tutti. A Palermo è noto a tutti che da quando è in vigore la Ztl nell’asse via Roma e aree limitrofe gli incassi sono diminuiti dal 30 per cento in su e la linea di Confcommercio è sempre stata che noi non possiamo accettare che chiuda nemmeno un’impresa. Invece, in via Roma più di una ha dovuto chiudere i battenti. Siamo sempre stati per la riduzione dell’area interessata al solo centro storico, abbiamo chiesto sempre una riduzione del costo del pass per i residenti e la riduzione del costo del pass per i commercianti e per chi lavora all’interno del perimetro. I sacrifici che i commercianti stanno pagando per questa rivoluzione culturale ci auguriamo che possano essere ricompensati da una visone della città che punti a questa zona rendendola fortemente attrattiva e il fiore all’occhiello della nostra città anche per i turisti”.

C’è poi il capitolo di quegli esercizi commerciali ostaggio dei cantieri per la realizzazione dell’anello ferroviario, rimasti aperti ben oltre i tempi previsti.

“E’ un dato di fatto che la ritardata conclusione dei lavori per l’anello ferroviario ha causato e sta causando disagi a cittadini e imprenditori, con danni patrimoniali incalcolabili a questi ultimi. Ho scritto una lettera di diffida ai vari attori della vicenda, con una formale richiesta di accesso agli atti e alla documentazione, per valutare eventuali iniziative nei confronti dei soggetti responsabili dei ritardi, in modo da chiedere il risarcimento dei danni alle attività imprenditoriali cittadine. Il termine ultimo dei lavori è stato ampiamente disatteso e questo ritardo ha prodotto gravi conseguenze non solo patrimoniali alle imprese interessate dalle opere. Le imprese versano in una grave incertezza e non vedono segnali di ripresa delle loro attività. Secondo noi, si  devono sostenere le imprese  per questi insostenibile ritardi. Apprendiamo con soddisfazione  degli sgravi fiscali approvati dal Consiglio comunale, che rappresentano una nostra richiesta fin dal 2014 quando i cantieri dovevano ancora essere aperti ma già le modalità ci sembrarono fortemente preoccupanti e lesive degli interessi dei commercianti. Certo è un segno quanto meno di attenzione anche se non risarcitorio di chi ha subito perdite ingentissime o è stato costretto addirittura a chiudere o a trasferirsi. Occorre che i soggetti che hanno responsabilità concludano le opere al più presto e paghino per i danni arrecati alla comunità”.

A Palermo la crisi del settore si trascina ormai da anni. La nascita dei grandi centri commerciali ha messo in forte difficoltà i piccoli negozi presenti in città. Il loro è un destino ineluttabile? Esistono delle soluzioni?

“I centri commerciali dovevano nascere fuori dalle mura della città, non dentro, ma sono certa che il futuro di Palermo dipenderà sempre più dalla attrattività turistica e i turisti sono attratti dalla storia, dai monumenti, dai palazzi storici, dai luoghi di importanza storica e monumentale. Il commercio in città avrà sempre opportunità. Secondo me il futuro delle nostre attività  passerà  anche da una rinnovata cultura di impresa che, oltre a voler utilizzare gli strumenti digitali ormai a disposizione per allargare le potenzialità anche di una piccola impresa, metta al centro la relazione, l’individuo, la comunità, la qualità dei rapporti oltre che  del prodotto e del servizio. Il commercio tradizionale, fisico, “offline” avrà futuro attraverso la  cultura e la sensibilità verso l’individuo e la comunità, quella che io chiamo Economia del Nuovo Umanesimo. Nessuno e niente potrà mai privare l’uomo del piacere della relazione”.

Da sempre le associazioni che rappresentano il tessuto produttivo palermitano e siciliano lamentano la scarsa attenzione dimostrata dalla politica locale e regionale. Cosa si sarebbe potuto fare per promuovere l’impresa?

“Non abbiamo visto, da parte della politica, un solo provvedimento negli ultimi 5 anni  che sia venuto davvero incontro alle esigenze delle imprese siciliane. L’uscita di Crocetta, che ha lanciato settimane fa lo stop al taglio dei tributi Irpef e Irap per reperire fondi da destinare all’assistenza ai disabili, si è rivelata un nuovo attacco a chi in Sicilia fa impresa con coscienza e correttezza, un’altra scelta miope del governo Crocetta che ritiene di far pagare dazio sempre e soltanto all’unica parte produttiva della società piuttosto che andare a guardare in casa propria andando ad eliminare privilegi, vitalizi e trattamenti inusitati e smantellare carrozzoni pubblici che servono unicamente a foraggiare posti di sottogoverno. Il governo Crocetta, puntando a prendere soldi alle imprese per girarle ai disabili, ha rivelato di avere un approccio inadeguato nella forma e nella sostanza suscitando una indignazione generale. E’ intervenuto tardivamente quando è scoppiato il “caso” mediatico. Tutti i disabili hanno diritti inalienabili e in un Paese civile non si mantengono le tasse alte alle imprese per far fronte all’assistenza ai disabili che deve avere un canale di finanziamento a prescindere da quanto si riscuote attraverso Irap e Irpef. Il governo Crocetta guardi ai costi esorbitanti della macchina regionale invece di muovere attacchi alle imprese e agli imprenditori siciliani che trarranno le dovute conseguenze di questi cinque anni di malgoverno.
In Sicilia il rilancio dell’economia dovrebbe passare prima di tutto dal turismo, con l’attuazione di un programma operativo efficace. Abbiamo il brand “Sicilia” di valore immenso, perché i turisti di tutto il mondo comunque vogliono venire a visitare la nostra Isola, eppure la Regione non è riuscita a fare sistema. Siamo una delle poche regioni italiane a godere di grande eppure sono mancati il “racconto “ unitario della Sicilia, i servizi adeguati e l’assenza di concretezza di tipo aziendale. Dovremmo avere aree franche urbane per rigenerare i centri storici cittadini, i borghi, le aree di interesse anche rurale attraverso le stesse attività imprenditoriali e commerciali che sono parte integrante di un sistema di rigenerazione urbana e territoriale. Inoltre, bisognerebbe “fare sistema” sempre in senso operativo e aziendalistico per il settore agro-alimentare ed enogastronomico. Ed ancora,  avviare un processo serio e concreto che da una parte elimini la morsa soffocante di una burocrazia bizantina e costosa e dall’altro promuovere la cultura del “servizio” . il servizio di chi è pagato per far funzionare bene l’amministrazione e non per ostacolare o disincentivare l’impresa. Molti non capiscono che sono innanzitutto le imprese a pagare una macchina pubblica che deve essere funzionale al territorio e alle imprese in termini di servizi adeguati e di “servizio” di chi vi lavora. Le imprese non chiedono assistenzialismo, ma di essere messi in condizioni di “fare” e così creare reddito da redistribuire, posti di lavoro e sviluppo, nel rispetto delle regole e nella legalità. Diciamolo chiaramente, la politica deteriore si è avviluppata su se stessa per la pura gestione del potere, non impegnandosi concretamente a fare ciò che va fatto”.

Palermo è una città in cambiamento, dalla mobilità al turismo alle attività culturali. Una trasformazione che sta facendo registrare il record di visitatori. Questo vuol dire che qualcosa si muove. Anche i commercianti sono chiamati a mettersi in gioco?

“I dati sono molto confortanti e questo non può che farci piacere. Penso che i fatti del mondo stiano condizionando non poco anche le scelte di chi viaggia e vuol visitare altri Paesi. La città è in una fase di cambiamento già da un bel po’ di anni. Sicuramente, a livello culturale dall’indomani della stagione delle stragi di Capaci e di via d’Amelio. Siamo seduti su un immenso patrimonio di  ricchezza, un giacimento che non è ancora stato del tutto utilizzato viste le immense potenzialità. Noi siamo abituati a questa Bellezza, è la nostra quotidianità, che è addirittura patrimonio dell’umanità. Le nostre Bellezze potrebbero essere la soluzione di tutti i mali, se solo decidessimo di puntarci con visione, lungimiranza, sinergia in una visione prospettica di valorizzazione, rigenerazione, attrattività turistica ma anche qualità della vita. Noi crediamo molto alla cultura come “driver” di sviluppo, come sviluppo economico sostenibile e io credo fortemente a quella che chiamo “Economia della Bellezza”, Dostoevskij diceva “La Bellezza salverà il mondo. Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza” è impossibile, ripeteva. L’Economia della Bellezza ci richiama al nostro Paese e si intende l’ economia come valorizzazione del patrimonio culturale e della qualità della vita “Made in Italy”. La ripresa della nostra economia non può non partire da questo immenso patrimonio materiale di Bellezza, per un nuovo modello economico. Dobbiamo puntare a tutto il Bello e Buono che abbiamo”.

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