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Io medico ricoverata per avere contratto il coronavirus: torniamo a vivere e ad amarci

sabato 28 Marzo 2020
monica tetti

Monica Tetti è una dottoressa che vive e lavora a Torino. Una donna dalla pelle chiarissima, una sportiva amante della vita e degli animali. Monica ha due grandi amori: il suo cane Maia e il suo lavoro in ospedale. Purtroppo, come è successo a tanti altri medici, è stata ricoverata per aver contratto il covid-19. Da oggi finalmente pare che i giorni più difficili siano alle spalle e questa mattina Monica è tornata a casa. Proviamo a capire assieme a lei questo terribile mostro che sta sconvolgendo le nostre vite.

Monica sei stata in prima linea, quando hai capito che purtroppo stavi male anche tu?

L’ho capito il 7 marzo sera, quando dovendo portare fuori Maia non avevo più la forza di sollevarmi dal sofà, ma la temperatura era solo a 37. Poi sabato mattina dovevo andare a fare il giro visita al reparto in cui lavoro, ma avevo già la febbre a 38.

Avevi avuto contatti con pazienti affetti da covid-19?

Si certo, ma non si sapeva ancora…è tutto esploso dopo, ma intanto il virus stava “lavorando” in me.

Ci vuoi raccontare cosa stai passando? È chiaro a tutti che non si tratta di semplice influenza…

Non è affatto un’influenza. Sono stata in casa immobilizzata sul letto per 8 giorni con la febbre che non scendeva mai sotto i 38. Astenia profusissima. Niente appetito perché non senti odori e gusti, riuscivo a malapena a mangiare un paio di cucchiai di purè durante tutto il giorno. Il mio medico curante veniva a vedermi tutti i giorni e non era obbligato a farlo, ma nessuno neanche da quei famosi numeri d’emergenza ti rispondeva. Avevamo deciso con il mio medico che se non fossero comparse tosse o dispnea non sarei entrata in ospedale.

Una situazione surreale e tristissima…

Isolata e con uno zio non vedente che abita in casa con me…il dogsitter di Maia che mi comprava le medicine, una situazione assurda. Anche lo zio è risultato positivo al tampone ed è stato portato in ospedale qualche giorno dopo di me, ma per fortuna ha contratto una forma più leggera. Mamma e papà sono rimasti a 50 km da Torino in totale isolamento e sembrerebbe che non gli abbiamo trasmesso nulla. Ci sentiamo con loro per telefono.

La guarigione è molto lunga? Adesso stai meglio, ma è stata dura

Quando sono stata ricoverata non respiravo. I colleghi del 118 mi fanno portata di corsa in ospedale perché ha insistito il mio medico curante. Così mi hanno fatto una radiografia al torace suggestivo per polmonite da covid-19 bilaterale interstiziale. Si prova un senso molto fastidioso di fiato corto. Sono stata un paio di giorni con la CPAP in testa…un incubo che cercava di portarmi sott’acqua mentre io volevo riemergere e respirare.

Una lotta contro un male sconosciuto e poi anche un tuo zio medico morto a causa del virus…

Soprattutto subdolo e non è vero che muoiono solo gli anziani perché anche i giovani finiscono in rianimazione e si muore terribilmente da soli. Mio zio era un medico, è peggiorato due giorni dopo di me… non l’ho più visto né ho più parlato con lui. È morto sedato, da solo e in una città che non era la sua. Da Torino è finito a morire a Cuneo perché quella notte qui non c’erano più posti, mentre suo fratello non vedente non ha nemmeno più potuto toccarlo. E mentre io lotto per la mia vita, la sua finiva. E in queste condizioni dovrò gestire anche il trasporto funebre.

Monica un messaggio per tutti noi…

La vita alle volte ti sottopone a prove gigantesche, ma dobbiamo preservarla. Impariamo a dire ogni cosa: ti voglio bene, mi manchi perché non sai se avrai un’altra occasione. Ci sono tante persone buone in questa terra. Che dirti da sotto la porta mi sono arrivate ciabatte, creme. Atti di solidarietà. Impariamo da questa esperienza! Torniamo a vivere e ad amarci…

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