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La cura del “dottor Aereo” nella Sicilia che non sa raccontare i migliori talenti

mercoledì 17 Agosto 2022

Quando ero adolescente c’era un detto: “In Sicilia il miglior medico è il treno”. Tra i racconti di famiglia o tra amici c’era sempre un caso disperato risolto al nord ( e quasi sempre il salvatore era un medico di origini siciliane) e di continui viaggi della speranza per lo più a lieto fine. Quarant’anni dopo mi ha colpito, nei giorni scorsi, la pubblicità di un gruppo imprenditoriale del settore sanità che annuncia agevolazioni per viaggi aerei per quanti scelgono le cliniche affiliate per ricoveri, degenze, visite ambulatoriali, analisi, riabilitazioni.

Quarant’anni dopo il treno ha lasciato il posto all’aereo pertanto c’è chi pensa a convenzioni e scontistica “prendi due paghi uno”. Senza voler assolutamente entrare nel merito dell’offerta (né di marketing né sanitaria) questa pubblicità mi lascia amarezza. Se c’è un’operazione di promozione vuol dire che c’è una domanda, esattamente come avviene con altri prodotti, quindi lo spot del cornetto in estate e del panettone a Natale. Ma è proprio questo che mi stupisce e mi convince del fatto che a noi siciliani piace autoflagellarci. Non riusciamo mai, proprio mai a dirci bravi, a trovarci una dote, a promuovere un talento. Anzi, se appena un poco notiamo che ce l’ha un nostro vicino di casa o qualcuno fa qualcosa che funziona, andiamo in cantina a prendere la ruspa per demolirlo oppure usiamo il randello dei social che è più veloce, più semplice, più globalizzato.

Senza voler nascondere l’esistenza di criticità, non possiamo negare che dai tempi del “dottor treno” di acqua sotto i ponti e di buona sanità ne è passata.

La nostra sanità non è più quella di allora e anche in occasione della pandemia abbiamo dimostrato una notevole capacità di grande reazione. Il sistema non solo ha retto ma ha avuto capacità di resilienza ad una situazione che fino a un giorno prima nessuno nel mondo avrebbe immaginato di dover affrontare.

Rispetto alla mia adolescenza ci sono realtà che fanno invidia al Paese e molte eccellenze in settori specifici al punto che ci sono  luminari che stanno pensando di tornare o sono già tornati.

Certo siamo ancora deficitari sotto altri aspetti, come quello infrastrutturale, ma soprattutto non sappiamo “promuoverci” non abbiamo ancora imparato a raccontarci, a “vantarci” dei nostri talenti. Mille casi di buona sanità non fanno alcun rumore rispetto a un caso di malasanità. Certo, vorremmo tutti arrivare a zero casi di malasanità ma non credo che in Piemonte e in Lombardia sia tutto perfetto.

La sanità siciliana ha tanti primati positivi che però non sono noti e a nessuno, purtroppo, verrebbe in mente il gesto rivoluzionario di fare uno spot al contrario. E non viene in mente a nessuno perché sarebbe sommerso dai “buh” e dal mille gorghi politico-sanitari, che nulla hanno a che vedere con i fatti ma dipendono da carriere e ambizioni personali.

Quel che mi colpisce della pubblicità di cui sopra è che l’offerta non riguarda operazioni mirabolanti ma di routine. Il che fa ancora più amarezza perché, ripeto, se fai lo sconto sul volo significa che hai fatto uno studio tra i tuoi pazienti e hai scoperto che dalla Sicilia ne vengono tanti al punto di doverli allettare con un’ulteriore agevolazione. Se queste sono le premesse allora la domanda successiva è perché? Dove sbagliamo?

Perché se l’erba del mio vicino è verde la devo bruciare e se qualcosa funziona si deve denigrare? Perché la sanità è stata “politicizzata” e vittima di peccati capitali come la calunnia, la lamentela, l’invidia e la flagellazione?

Non dimentichiamo che la Regione Siciliana in questi decenni e tutt’ora sborsa soldi per i viaggi della speranza, rimborsando le casse delle regioni di destinazione. Per non parlare dell’indotto che portano i familiari dei pazienti.

Non dimentichiamo inoltre che al di là dello Stretto i migliori luminari hanno i nostri cognomi, hanno studiato nelle nostre università e purtroppo, ed è questo l’anello debole della catena, sono stati costretti ad andar via. Non riusciamo a dare risposte alla popolazione di Lipari perché i bandi vanno deserti perché nonostante gli incentivi i medici e i professionisti del settore preferiscono sedi più agevoli. Se si arriva al punto che un ospedale di Bolzano è più appetibile di quello di Lipari anche per gli operatori del sud allora c’è davvero qualcosa che non va nel meccanismo. Qualcosa si è inceppata.

E’ vero, la strada è ancora lunga e piena di ostacoli ma è inspiegabile che dopo 40 anni il detto “il miglior medico è il treno” sia cambiato solo relativamente al mezzo di trasporto. E’ inspiegabile non solo perché è ingeneroso ma perché non corrisponde alla realtà. La pandemia ci ha in un certo senso obbligati a prendere meno treni e aerei della speranza. Il sistema ha retto sia pure tra criticità, vecchi e nuovi malcostumi.

Però solo quando faremo anche noi una pubblicità inversa, “vieni a curarti in Sicilia, scopri quanto siamo bravi, quanto la nostra terra sia ospitale ed oltre allo sconto sull’aereo ci mettiamo pure la granita“, allora sì che avremo iniziato a scrollarci di dosso quell’immagine che abbiamo di noi stessi, di un sud negletto e incapace, sempre indietro rispetto agli altri. Quella distanza tra nord e sud che mettiamo noi  stesso quando non crediamo in noi  e andiamo a prendere la benzina in cantina per incendiare il giardino del vicino quando la sua erba è diventata più verde della nostra.

 

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