Una cosa è certa. I liberi consorzi e le città metropolitane, cioè quel che resta delle vecchie Province in Sicilia avranno comunque i loro rappresentanti. Si torna al voto dopo 10 anni.
Anzi, dopo che per anni non si è votato, ora si rischia di votare due volte in quattro mesi.
Nei giorni scorsi le città metropolitane, due delle quali, Palermo e Catania, sono guidate da alfieri indiscussi della politica siciliana, Orlando e Bianco, avevano fissato l’elezione indiretta dei rappresentanti degli enti.
Nella prossima primavera arriverà, (dovrebbe arrivare) il voto diretto sancito dall’ultima “riforma della riforma” delle Province.
Secondo alcuni però Orlando e Bianco porebbero beneficiare del mancato gradimento di Renzi alla recente legge, ampiamente sotto scacco e a rischio impugnativa da parte di Roma.
La situazione, tanto per cambiare, è complessa e non sfugge a nessuno il contrasto in campo.
Ieri l’assessore alle Autonomie locali della Regione siciliana, Luisa Lantieri, dopo la provocazione lanciata nei giorni scorsi dal sindaco metropolitano di Palermo, Leoluca Orlando che è passato al contrattacco fissando per il 17 dicembre le elezioni del Consiglio metropolitano con il vecchio metodo, ossia quello dell’elezione indiretta, ha affidato il suo pensiero a una lunga nota:”Ho firmato la legge e al più presto, probabilmente già venerdì, sarà pubblicata. Al sindaco Orlando vorrei dire che è una legge voluta non dal Governo ma dai parlamentari, quegli stessi che al Comune governano con lui”.
Una scelta provocatoria e che entra in palese conflitto con il via libera di Sala d’Ercole, prima dello stop estivo, alla norma che di fatto resuscita le ex province reintroducendo il voto diretto dei presidenti e dei consiglieri.
Il rebus adesso diventa giuridico come conferma in qualche modo la stessa Lantieri:”Stiamo valutando la questione con l’ufficio legale”, aggiungendo: “A Orlando dico ‘Dura lex, sed lex’. Quella legge è stata voluta dall’Aula, io l’ho votata perché ho ritenuto opportuno farlo dal momento che la legge Delrio andava bene se fossero state approvate le variazioni previste nel referendum ma da momento che non è stato approvato era necessario intervenire. Orlando oggi fa una provocazione – conclude l’assessore -, ma quando l’Ars ha dato il via libera alla legge sul voto di trascinamento da cui ha tratto beneficio e che gli ha permesso di vincere a Palermo non ha detto nulla”.
Orlando e Bianco in passato erano stati obiettivi più o meno espliciti di vari tentativi di boicottaggio da parte del parlamento siciliano che puntava all’elezione diretta del sindaco della città metropolitana. Il presidente dell’Ars Ardizzone, in diverse occasioni, ha espresso la propria contrarietà a questo tipo di impostazioni che adesso sfocia nella nuova legge.
Adesso, mentre gli enti affondano, si attendono chiarimenti.