Lo stato di salute della vigilanza privata è paragonabile a quello di un malato in agonia a cui nessuno sembra interessato a somministrare la cura necessaria per la guarigione. Nonostante le manifestazioni di piazza, gli incontri bilaterali tra i soggetti coinvolti e i tavoli istituzionali, le vertenze e i cambi d’appalto continuano a susseguirsi senza soluzione di continuità. Il settore, infatti, non riesce a liberarsi dal virus degli appalti sottocosto che tiene costantemente i lavoratori a rischio licenziamento o nella migliore delle ipotesi nella situazione di dover rinegoziare periodicamente le proprie condizioni di lavoro al fine di mantenere il posto.
Emblematico, a tal proposito, è il caso di Fabrizio Geraci, dipendente fino al 14 aprile di una delle più importanti e grandi società di vigilanza, la Ksm. In quella data, infatti, l’istituto per cui lavora decide di cedere volontariamente il servizio alla Sicilia Police. Da lì comincia il suo calvario che lo porterà al licenziamento. “Licenziamento che di fatto – dichiara lo stesso Geraci – non segue l’iter della procedura di cambio appalto adottata da Ksm, in quanto la Sicilia Police dapprima rinuncia per poi ripensarci due mesi dopo con una proposta contrattuale al ribasso, sino ad arrivare ai primi di agosto, confermando le ore contrattuali ma non riconoscendo l’assunzione dal 15 aprile”. Una situazione, conclude il lavoratore, “che nel territorio vede coinvolti altri colleghi che nel passaggio non si sono poi di fatto visti riconosciuti i diritti contrattuali, ritrovandosi pochi mesi dopo nuovamente in una ulteriore cessione volontaria ad altro istituto, con tutte le conseguenze economiche che ciò comporta”.
“Abbiamo sempre contestato questa gestione anomala della cessione degli appalti – dichiara Maurizio Galici dei Cobas – perché come da noi già dichiarato è solo un modo per liberarsi di lavoratori sindacalmente scomodi. Abbiamo più volte evidenziato alle aziende coinvolte, la mancanza dei pagamenti di alcune voci contrattuali, carenze di infrastrutture e organizzative, non avendo mai avuto riscontro, tant’è che la settimana prossima invieremo una diffida a tutti gli enti preposti”.
Per l’avvocato Salvo Cangialosi, dello lo studio legale Varisco-Fiore che sta seguendo la vicenda giudiziaria di Geraci, “occorre evitare sconfinamenti interpretativi che prestino il fianco a metodi discutibilmente elusivi ed atti a simulare civilisticamente norme inderogabilmente poste a tutela dei lavoratori. Di regola il lavoratore non è merce o servizio di scambio da ricomprendere nel ceduto appalto”.