Gaia aveva sette anni, sua sorella Maria Sofia soltanto nove. Le loro vite sono state spezzate da un gesto di follia – tutto ancora da decifrare – della madre che le ha avvelenate con la candeggina. Il dramma familiare di questa mattina a Gela, in via Passaniti, è tutto cristallizzato nei corpi avvelenati di due giovani bimbe innocenti. Cosa abbia spinto Giuseppa Savatta ad ammazzare in modo così crudele le sue due figlie lo dovranno spiegare le indagini dei magistrati. Quel poco che si sa è stato ricostruito in parte dal racconto dei vicini di casa e da Vincenzo Trainito, marito di Giuseppa e padre delle due piccine che ora non ci sono più.
Lui è un ingegnere di 48 anni e lavora in un istituto scolastico privato. La donna avrebbe ucciso le bambine facendogli ingerire candeggina. Poi, ha tentato di togliersi la vita assumendo anche lei quella sostanza velenosa. Ha cominciato a gridare e ha provato a scavalcare il balcone di casa per lanciarsi nel vuoto. Sarebbe stata fermata da un vicino. Poi l’intervento di Trainito. Ha trovato le due bambine senza vita e ha chiamato i soccorsi, la polizia e i carabinieri. Ma per Gaia e Sofia non c’era più nulla da fare.Le lacrime di alcuni militari dell’Arma spiegano più di mille parole quanto accaduto. Sul posto è giunto anche il procuratore capo Fernando Asaro ed il sostituto Monia Di Marco.
Giuseppa Savatta, invece, è ora ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale Vittorio Emanuele sotto stretta osservazione. Non correrebbe pericolo di vita. Cosa sia scattato nella mente della donna è ancora poco chiaro. Chi li conosce li descrive come “una famiglia normale, di persone perbene”. La Savatta ha 41 anni ed è un’insegnante di sostegno, precaria, di una scuola media di Caposoprano.