Centinaia di tifosi sono accorsi alla camera ardente allestita allo stadio Renzo Barbera per salutare e rendere omaggio a Totò Schillaci. L’ex attaccante di Messina e Juventus è morto ieri all’ospedale Civico dopo lunghi giorni di ricovero.
Alla camera ardente oggi presente anche Francesco Di Mariano, calciatore del Palermo e nipote di Schillaci. “I suoi occhi sprizzavano di amore, gioia, passione e sofferenza: ha fatto tantissimi sacrifici per arrivare dov’è arrivato, a me diceva sempre di non ascoltare nessuno e di pensare solo a me stesso concentrandomi sul campo. Quand’ero piccolo vivevo la sua figura esattamente come gli altri bambini palermitani. Sono cresciuto nella sua scuola calcio e ricordo che, anche se viaggiava spesso, quando tornava c’era sempre una grande folla ad aspettarlo: non solo i bambini, ma anche gli adulti lo vedevano come se fosse il Maradona di Palermo“.
“Dopo il 31 agosto – prosegue Di Mariano – mio zio si è aggravato e quando sono andato a trovarlo in ospedale sono riuscito solo a salutarlo. Giocare per il Palermo per me è sempre stata una sfida grandissima, quando sono arrivato in rosanero mi disse ‘ce l’hai fatta a venire qui’. Gli ho risposto che era un mio desiderio e una sfida che volevo affrontare: spero con tutto il cuore di dedicargli un gol contro il Cesena“.
“Siamo felici di questo amore che l’Italia e Palermo stanno dando a Totò“. Così Barbara Lombardo, moglie di Totò Schillaci: “Se lo meritava, ha fatto davvero tanto. Ci aspettavamo tutta questa gente perché per le strade della città ci fermavano sempre, abbiamo sempre sentito l’affetto di Palermo, anche in ospedale da parte dei medici che hanno fatto il possibile – ha aggiunto – Ha combattuto tanto, il suo cuore non si spegneva. Aveva un grande amore per la famiglia, non voleva lasciarci. Per noi è un grande dolore“.
“La mancanza di papà segnerà la nostra vita. Ci fa piacere che la gente venga qui a salutare papà e confortarci in questo momento terribile per noi“. A dirlo è Mattia Schillaci, figlio di Totò.
“Papà ci lascia tantissimi insegnamenti, una persona umile e che ha lottato sempre in qualsiasi cosa abbia fatto. Per noi sarà sempre un punto di riferimento. Papà per me non era solo un padre ma uno dei miei migliori amici, giocavamo insieme anche a pallone – racconta ancora – Porterò di lui tanti insegnamenti di vita, che talvolta non ti diceva ma con i fatti e con le azioni dimostrava sempre. Mi diceva di lottare sempre con le mie forze per riuscire a superare gli ostacoli come ha sempre fatto lui. La scuola calcio per noi era aiutare le persone che non avevano possibilità economiche. L’ha fatta per i bambini, per fargli coltivare il loro sogno del calcio. Delle notti magiche guardavamo insieme i video dei suoi gol e ascoltavamo la canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato. Penso che quel periodo per papà e per l’Italia sia stato uno dei momenti più belli a livello sportivo“.
E su Roberto Baggio: “Papà e Baggio sono grandi amici, non c’è stata alcuna rissa o altro. Papà voleva bene a Baggio e Baggio voleva bene a papà“.
“Raccontare chi era l’uomo che si nascondeva dietro quegli occhi fuori dalle orbite“. È il regalo, una specie di promessa, che Jessica Schillaci si era ripromessa di fare al padre Salvatore, universalmente noto come Totò, morto ieri, che Palermo e l’Italia stanno piangendo. Figlia di Schillaci e di Rita, la prima moglie, Jessica ha scelto di scrivere sul quotidiano La Repubblica dell’uomo che c’era dietro il grande campione. Infermiera a Verona, Jessica è rientrata a Palermo negli ultimi per l’abbraccio finale in questi ultimi giorni di dolore. “Conosco la trafila del fine vita ma – ammette – intraprendere questo cammino con il proprio padre, un padre giovane, è davvero lacerante. Abbiamo parlato, abbiamo anche scherzato, finché è stato possibile. Abbiamo ricordato i momenti più belli delle nostre vite che nessuna morte mi potrà togliere. È stato a suo modo un eroe ma per me era solo un padre. Il nostro rapporto non è stato sempre facile, ma quale rapporto fra genitori e figli è facile? Certamente, non è stato facile dirgli addio, ma quest’estate abbiamo vissuto gli ultimi momenti felici. A noi figli ha chiesto scusa perché ha pensato di non essere stato presente tutte le volte che avrebbe voluto“.
L’ultima estate felice s’è consumata a luglio, qualche giorno di mare a Isola delle Femmine, nei pressi di Palermo, un pranzo al ristorante, sempre circondati dai tifosi. “Se l’è giocata fino in fondo – conclude Jessica Schillaci – pensando non a sé stesso ma alle persone che ha amato e che continuerà ad amare ovunque si trovi adesso. Ovunque siano i suoi occhi fuori dalle orbite“.
Totò Schillaci ha segnato l’ennesimo gol. È l’affetto genuino che la città di Palermo, in coda da ieri pomeriggio per raggiungere la camera ardente dell’ex attaccante della nazionale, sta riversando sulla moglie, sui figli e su tutti i familiari. “Io speravo che arrivasse tutta questa gente – confessa Giovanni Schillaci, fratello dell’eroe di Italia ’90 – Totò è un grande e sta avendo tutto quello che si meritava. È commovente vedere tutta questa gente che non conosco,. sono qui per lui, piangono, è un orgoglio, nella disgrazia sono felice. Negli ultimi tempi a tutti, specie ai bambini, Totò raccomandava di non mollare mai e credere nei propri sogni. Il suo ultimo desiderio? Voleva vivere, aveva voglia di vivere“. “Siamo felici dell’amore che l’Italia e Palermo stanno tributando a Totò, se lo meritava“, dice, commossa, la moglie di Schillaci, Barbara. “La mancanza di papà si sentirà – aggiunge Mattia, figlio di Schillaci e della prima moglie Rita – sarà una perdita indelebile, segnerà le nostre vite. Ci fa piacere che la gente venga qui a salutare e a confortarci in questo momento terribile. Papà era una persona umile, resterà un punto di riferimento. Mi ha insegnato a lottare sempre con le mie forze, a crescere e a superare gli ostacoli“.