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La Nave dei Folli approda alla Fabbrica 102

mercoledì 8 Gennaio 2020

Appuntamento che spazia tra filosofia, il letteratura e intrattenimento alla Fabbrica 102 domani giovedì 9 gennaio, dove a partire dalle 19 la filosofa e studiosa Valentina Rametta discuterà de ‘La Nave dei Folli’, un’opera letteraria di Sebastian Bradt, pubblicata nel 1494 e illustrata con incisioni attribuite ad AlbrechtDurer. Una di esse sembra aver suggerito il tema iconografico del quadro omonimo di Hieronymus Bosch. Durante l’appuntamento sarà sviscerato il tema dei reietti, di chi viene considerato pazzo, escluso dalla società, con contributi video e analisi del testo de La Nave dei Folli.

Alla fine dell’intervento di Valentina Rametta, sarà lasciato spazio a domande e contributi del pubblico. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

 

Breve analisi del testo di Valentina Rametta:

Senza dubbio l’artista doveva conoscere i best-seller del proprio tempo, qual è stata la Narrenschiff di Brandt. Ed è suggestivo supporre, con prove indiziarie, che quella immagine raffigurante una sorta di equipaggio alla deriva di persone strambe, debba aver trovato in Bosch l’itinerario visuale per un’altra storia della paura. Paura di cosa? E’ sempre in causa il nulla dell’esistenza, il timore d’essere contagiati da un demone glossolalico. Il tema della Nave dei Folli era ben noto già dal tardo Medioevo: una corporazione di insensati destinata ad approdare a Narragonia, una moralizzata terra di Cuccagna dove non ci sono solo i folli, ma anche i malinconici, i giocatori d’azzardo, gli adulteri, i viziosi, i bestemmiatori, i cinici, i mentitori di professione. L’ingresso era destinato, per esempio, a un vescovo che aveva ipotecato il reddito per comprare il titolo religioso, o un alchimista che aveva sciolto nel crogiolo tutte le ricchezze. Stolti, insensati, immorali, tutta la “follia” sociale raccolta dentro questa nave autopoietica, una intersezione di vite che traboccano fuori dal mondo morale e che indica un’incrinatura, ancora appena percepibile, quella che sarà la grande linea di separazione nell’esperienza occidentale della follia.

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