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La politica ai tempi della querela…

lunedì 23 Gennaio 2017

Nelle scorse settimane gli italiani hanno affollato gli ambulatori delle Aziende Sanitarie per vaccinarsi contro la meningite nonostante il Ministero della Salute e le stesse aziende regionali avessero più volte diramato comunicati per rassicurare la popolazione preoccupata sul fatto che i singoli casi di meningite, di cui la stampa aveva dato notizia, rientravano nella media annuale e che, pertanto, non si poteva ipotizzare la sussistenza di un’epidemia in Italia. Contemporaneamente, nel mondo politico trapanese si sono registrati diffusi sintomi di malessere, tant’è che le cronache hanno registrato una rissosità anomala nelle forme e una tendenza compulsiva a ricorrere a strumenti di denuncia quali la querela e l’esposto: nel giro di due settimane, il senatore grillino, Maurizio Santangelo e la professoressa Sabrina Rocca, oggi neogrillina dopo una storica militanza nella sinistra e nel PD, hanno querelato il blogger Natale Salvo, il segretario comunale di Trapani dello stesso PD, Francesco Brillante, ha minacciato di querelare il vice segretario regionale di Scelta Civica, Michele Giacalone, il sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, ha querelato l’On. Nino Oddo, la candidata a sindaco di Erice, Daniela Toscano, ha presentato un esposto in Procura contro la coppia Manuguerra-Montalto, sua avversaria nella lotta per la conquista del comune montano. Non trattandosi di episodi sporadici confinati nell’ambito di comunità di soggetti “a rischio” quali, ad esempio, quei militanti politici distintisi nel tempo per i loro aneliti giustizialisti, è certamente fondato il timore che sia scoppiata un’epidemia.

E non potendo pensare, per quanto detto prima, ad un’epidemia di meningite, viene spontaneo chiedersi quale sia quel morbo che a Trapani e dintorni parrebbe ottundere non soltanto le menti dei più estremisti ma anche quelle di personaggi cui, prima d’ora, erano stati largamente riconosciuti equilibrio, spessore politico e intelligenza critica. Probabilmente, non si tratta di un’epidemia ma di un mutamento genetico indotto dall’istinto di sopravvivenza in quella che Zygmunt Bauman, celebre sociologo recentemente scomparso, ha definito “società liquida“: in buona sostanza, i mammut e le altre specie, anche meno datate, della politica autoctona, seguendo una tendenza largamente diffusa nell’Italia del nostro tempo, hanno intuito che la loro sopravvivenza non è più garantita dall’osservanza di un sistema di regole etiche, democratiche e culturali, fino ad oggi ritenute antitetiche al caos anarchico; la sopravvivenza in questa nuova giungla politica e sociale è legata alla capacità di essere amorali, di sopraffare l’avversario in qualsiasi modo, di farsi condurre dalla bussola dell’opportunismo.

In questo universo decadente, non ci sono più uomini e donne, padri e madri ma concorrenti la cui fuoriuscita da qualsivoglia mercato – da quello politico a quello del lavoro – garantisce la nostra permanenza nello stesso. E se in passato il ricorso all’Autorità Giudiziaria come strumento di lotta, rappresentava il fallimento della politica, rimarcando l’incapacità di misurarsi con l’avversario attraverso la dialettica, oggi accade l’esatto contrario, in una maniera talmente cinica che farebbe stupire anche il buon Machiavelli, se ritornasse in vita. Il Principe contemporaneo, da Roma a Trapani, infatti, sia esso presidente del Consiglio, parlamentare, sindaco, consigliere comunale, è un principe costantemente precario, costretto a concentrarsi più sul mezzo di lotta che sul fine della sua missione, un principe che deve apparire per essere, un principe che ad un tempo subisce e alimenta gli istinti di pancia dei suoi sudditi, un principe icona di una società disperata che ha smarrito la sua memoria e si proietta freneticamente nel futuro, non cogliendo gli attimi del presente.

Si assiste ad un inesorabile, progressivo esodo di un’umanità smarrita, dalla realtà fisica in direzione della “città ideale” identificata col mondo asettico dei social che, con il suo regime autenticamente anarchico e con il suo spasmodico correre verso il futuro, rende quotidianamente remoto il passato prossimo ed eliminando ogni nesso di causalità, ci mostra effetti, nascondendoci le cause e le relative responsabilità: in quest’universo surreale, i conigli si fanno leoni, tutto è alla portata di tutti e se una verità ci turba, la possiamo sostituire con un’altra, sapendo che della prima si smarrirà memoria nell’arco di un giorno. Verrebbe da chiedersi quale di questi due mondi si estinguerà per primo…

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