Tempo di finanziaria, tempo di scelte che portano polemiche. Momenti che a volte nascondono rancori, spesso dissimulano verità nascoste dietro falsi luoghi comuni. Negli ultimi giorni, una volta di più, si è acceso il dibattito sul numero, spropositato dei regionali, specie mai a rischio d’estinzione, sul loro utilizzo, tra sedi centrali e periferiche, con Musumeci che in più di un’occasione non ha nascosto il problema, anzi lo ha evidenziato con attenzione, e il mondo dei sindacati, che, opportunamente e istituzionalmente, ha tenuto il punto difendendo la categoria.
Bernardette Grasso, assessore alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, ha mediato tra le parti con disinvoltura, ponendo l’attenzione su alcune parti specifiche della questione, in sé complessa e anche contraddittoria: “Il contratto dei dipendenti regionali- assicura- potrà portare a un migliore organizzazione del lavoro, ma non è corretto dire che in nome di questo si stanno chiedendo sacrifici ad altre categorie. Le risorse in questione non intaccano le altre dotazioni”.
Il problema c’è e non conviene a nessuno nasconderlo. Il sovradimensionamento del personale e la mancanza di alcuni profili professionali nello sterminato esercito della Regione, è un contrasto di logica che grida vendetta. Ma solo fino a un certo punto è un problema senza soluzione. Grasso infatti ha chiarito: “C’è un problema di carenza di personale, è inutile negarlo – aggiunge l’assessore forzista- Mancano avvocati, tecnici, ingegneri e informatici, tanto per citare alcuni profili, come ha già ricordato il presidente Musumeci. Proprio per questo chiederemo a Roma una deroga al blocco delle assunzioni per poter ipotizzare nuovi concorsi da fare non subito, ma nei prossimi anni. A deroga ottenuta, a partire dal 2019 potremmo anche fare ripartire la macchina dei concorsi”.
L’uovo di Colombo consiglia prudenza e riflessione, oltre all’accurata capacità di guardarsi intorno verso la platea dei lavoratori da stabilizzare, molti dei quali si caratterizzano per affidabilità ed efficienza nel loro lavoro. Su questo Grasso aggiunge: “c’è un precariato storico che è figlio di altri tempi, ma che c’è gente che lavora in Regione da 30 anni e ha acquisito anche in virtù di sentenze della Corte costituzionale un diritto pieno. La norma che riguardava la mobilità del personale delle ex Province indirettamente ostacolava il percorso di stabilizzazione dei precari storici. Come se non bastasse Crocetta nell’accordo che ha firmato con lo Stato della riduzione del 3% della spesa, aveva previsto anche la riduzione del 15% del personale delle ex Province”.
In altre parole, potrebbe essere la volta buona per passare dalle parole ai fatti e chiudere una delle pagine più snervanti e logoranti degli ultimi anni, stabilizzando i precari siciliani.