Ieri la Sicilia ha ricevuto la visita di due vincitori che avevano già vinto. Di due conquistatori che avevano già conquistato nelle urne di marzo la Trinacria che arde sempiterna per qualcuno a cui consegnarsi.
L’Italia divisa in due, decomposta e ricomposta nella sua struttura di potere con l’esordio del nuovo esecutivo nazionale, ha fatto visita ai malumori della Sicilia.
Per Matteo Salvini ieri a Catania la giornata non è scivolata giù leggera e defaticante. In campagna elettorale permanente dopo l’incontro per il candidato a sindaco Salvo Pogliese, ha voluto partecipare a un pranzo di lavoro con il governatore siciliano Nello Musumeci insieme a Stefano Candiani, suo luogotenente nell’isola, Fabio Cantarella, e poi ancora Alessandro Pagano, Angelo Attaguile, i suoi followers in Sicilia della prima ora, in cerca di rilancio.
Da un’altra parte nel Ragusano, anche lui in campagna elettorale il vicepresidente e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. I due generali sul campo.
Salvini e Di Maio Due animali da campagna elettorale che fiutano la preda del voto. Sempre. Inesorabilmente.
Accolto da curiosi e sostenitori, gli stessi che nel tempo forse andranno a ingrossare le fila della Lega di Sicilia, Salvini oggi che è il vicepresidente del Consiglio e il ministro dell’Interno. C’è spazio anche per Salvini contestato dai centri sociali. Un film in due tempi dal finale un po’ scontato. In visita all’hotspot di Pozzallo, Salvini non ha usato mezzi termini: “Adesso basta con la Sicilia campo profughi d’Europa.
Luigi Di Maio, da Marina di Ragusa ha annunciato l’abolizione dei vitalizi, confermando l’impegno per il reddito di cittadinanza che, solo in Sicilia costerebbe 2 miliardi di euro. Grandi le attese, inutile negarlo, per l’esposizione del leader pentastellato.
“E chi semina vento raccoglie tempesta – vero Renzi?”, si chiede su L’Espresso ieri in edicola Massimo Cacciari, ricordando il ruolo marginale a cui gli errori dem e il voto delle Politiche hanno relegato gli esponenti di centrosinistra nell’Isola, ora che il copione è un altro, la narrazione è cambiata e lo scenario destinato a consolidarsi
Latente incombe il “contratto per la Sicilia”, chiesto dai social, atteso dalla speranza di una collaborazione a 360 gradi dei 5stelle in Sicilia da un lato e con l’esecutivo giallo-verde dall’altro. C’è pur sempre una maggioranza parlamentare all’Ars che scricchiola. E non poco.
Rischia di essere un tormentone lungo e sfilacciato quest’ultimo con un campo di applicazione improbabile a meno che le due parti, centrodestra e Movimento 5 stelle all’Ars non si trovino su un campo comune di alcuni punti da mandare avanti insieme.
Una cosa però è sicura. D’ora in poi, per tutti sarà sempre più difficile essere di lotta e di governo. I siciliani aspettano posizioni chiare e non vogliono più zone grigie. Ne hanno già viste troppe.