Carissimi,
Se sentiamo “Schottentor U-Bahnhof” chi ha viaggiato un po’ mi dirà: “Siamo a Vienna”. Ma se sentiamo “A Cala”, con tutto il rispetto mi risponderete “Simu mpaliermu” (siamo a Palermo).
Chiunque di noi comprende che pur avendo citato due belle e grandi città queste appaiono peculiarmente diverse, anche se non così tanto. I grandi viaggiatori si possono permettere di dire che queste due città hanno una similitudine nel miscelare miseria e nobiltà e dietro le imponenti quinte dei palazzi lungo le larghe strade del centro vi sono i quartieri frutto delle vecchie borgate, così dietro il Ring come dietro Via Libertà ad esempio.
Ma Vienna è Vienna e Palermo è un’altra cosa e così perché dall’alto di una presuntuosa supponenza noi “simu i miegghiu” (siamo i migliori), ancor prima di dotare o completare le infrastrutture a supporto della mobilità urbana, solo a noi poteva venire in mente di trasformare via Maqueda in un’isola pedonale come Kärntner Straße (Vienna).
Poi un giorno leggi “Palermo capitale” e te ne compiaci per questo ulteriore successo, ma poi continui “del traffico, prima nella classifica 2017 di Tom Tom Index” e ancora “Le città con più traffico al mondo
Palermo e Roma peggio di Londra, in coda per 6 giorni ogni anno” (internet) in questa speciale classifica fatta sul “tempo perso in auto”.
Certo questi “Sigg. Tom Tom” neanche sanno dove sta di casa l’allegria, figuratevi “a cuntintizza”.
Mi chiederete: “Sei anche tu contro le isole pedonali?” Ma assolutamente no, ho soltanto difficoltà a capire le cose quando a mio parere sono bizzarre.
Prendi comunque una città con un considerevole numero di macchine, in parte “rigenerate” grazie ad una campagna nazionale per la rottamazione incentivata dallo stato per favorire una nota casa automobilistica olandese. Prendi una città che sta ancora pensando a come applicare le regole di una mobilità alternativa, con le piste ciclabili disegnate sui marciapiedi alberati e le strade ancora piene di cantieri per le opere infrastrutturali in superficie e in sotterranea.
Metti che mentre ancora tutto ciò è in essere e non avendo ancora identificato parcheggi pubblici e privati sufficienti, decidi a un certo punto di chiudere l’arteria principale di attraversamento (via Maqueda) del grande centro storico dove nel frattempo hai anche spostato le sedi della pubblica amministrazione, a stretto giro chiudi la metà dell’altra principale arteria che incrocia la precedente (il Cassaro) e successivamente decidi di limitare il traffico nella parallela arteria importante di ritorno (via Roma, rendendo vana “la ratio” del precedente devastamento di un tessuto storico urbano stravolto dalla costruzione di questa innaturale arteria tra il 1894 e il 1936).
Ti meravigli pure che il traffico è divenuto caotico?
Anche in fisica, se diminuisci la portata di un contenitore non puoi pretendere che questo contenga la stessa quantità di liquido di prima. Come direbbero gli antichi: “L’acqua del fiume deve giungere al mare”.
Atteso che anche Kärntner è un’arteria di attraversamento molto elegante (che con molta fantasia potrebbe somigliare a una via Maqueda), non ti viene il dubbio che quell’attuale percorso di guerra, tra cantieri, restrizioni, triple file improvvise inversioni di sensi di marcia che parte da via Cavour, Foro Italico, via Lincoln, Corso Tukory, Papireto, via Volturno non potrà mai somigliare al bello e ampio “Ring” viennese?
Come tutti i teoremi merita una contro-dimostrazione. Ipotizziamo di trasferire il “Ring” viennese a Palermo, dopo poche ore le macchine delle mamme che accompagnano i bambini a scuola, di coloro che devono fare compere, gli immancabili TIR che scaricano roba in ora della giornata, ridurrebbero questo fantastico viale in un vicolo, ovviamente non dimenticando uno scavo per lavori ogni 500 metri, senza alcun coordinamento e chi ti vende di tutto ai semafori (Fiori, frutta, fazzolettini) e perché no, anche la faccia contrita dello zingarello che ti chiede: “signor ppi favuri un euro” (signore per favore 1.936,27 lire).
Saremmo punto e capo. La verità e che non c’entra nulla la collocazione geografica, non c’entra nulla la visione urbanistica, ma c’entra soltanto che noi palermitani siamo strani e in quanto tale unici e nulla mi toglie dalla mente che ciò derivi dall’acqua che beviamo.
Un abbraccio, Epruno.