La Sicilia è la regione che registra, a livello nazionale, il più alto numero di imprese agricole condotte da donne in termini assoluti. A rilevarlo è stata Confagricoltura che, secondo uno studio pubblicato l’8 marzo in occasione della festa delle donne, ha sottolineato di come l’imprenditoria rosa negli ultimi anni sia diventata sempre più rilevante e che la Sicilia guidi la classifica nazionale per numero di aziende rosa (sono ben 25.167, il 12,2% del totale), seguita dalla Puglia (con 23.546, l’11,4 %) e dalla Campania (con 21.439 imprese, il 10,4%).
In totale, sull’intero territorio nazionale sono circa 200 mila le imprese agricole femminili, cioè il 28,5% delle ditte attive totali. Cifre e percentuali incoraggianti che mostrano un mondo, quello delle campagne, che sembrerebbe dominato solo da uomini ma nel quale, invece, le imprenditrici donne si starebbero affermando sempre di più, mostrando anche una certa lungimiranza. Infatti, secondo la presidente di Confagricoltura Donna, Alessandra Oddi Baglioni, “Le imprese condotte da donne sono più attente alla sostenibilità e alla responsabilità sociale. Abbiamo apprezzato – afferma la presidente – le misure a sostegno dell’imprenditoria femminile inserite nella Legge di bilancio, ma manca ancora il ‘Comitato impresa Donna’, così come ci spiace che, all’interno dei piani strategici e di sviluppo definiti nel PNRR, effettivamente poco venga destinato alle imprese condotte da donne”.
Quindi, tanti sembrerebbero i passi in avanti e i segnali positivi ma ancora molto dovrebbe esser fatto affinché, nel mondo dell’impresa in generale, e in quello delle attività rurali in particolare, diventi sempre più semplice per le donne fare business e accedere al credito. Non a caso Oddi Baglioni ha voluto precisare che “Al di là dei fiumi di parole versate per l’8 marzo chiediamo un concreto impegno per l’imprenditoria femminile. Vorremmo – continua il presidente – che le risorse stabilite sulla carta fossero realmente operative, semplici e fruibili, magari riutilizzando il meccanismo della legge 125, che già in passato ha supportato le imprese femminili attraverso il sistema del contributo a fondo perduto, del credito agevolato e del credito d’imposta. Serve un effettivo cambio di passo importante e necessario per superare, in questo anno difficile, le difficoltà strutturali e il divario rispetto agli altri Paesi”.
In sostanza, meno chiacchiere, retorica e cerimonie ma più fatti reali e concreti. Garantire alle imprenditrici pari opportunità, rispetto ai loro colleghi uomini, potrebbe costituire un volano importantissimo per l’economia del Paese. Potrebbe voler dire utilizzare idee, energie e creatività fondamentali in una situazione molto difficile. La competitività economica e produttiva con gli altri Paesi si potrebbe giocare anche su questo piano: creare un contesto felice e non ostile, che possa favorire l’impresa femminile e lo spirito d’iniziativa delle donne. E la Sicilia, con il suo primato di imprese agricole rosa, sembrerebbe averlo capito prima di tutti gli altri. Ma tanto ancora c’è da fare.