La sicilianizzazione della Lega non c’è mai stata. E comunque il partito guidato da Matteo Salvini non sembra avere avuto grande voglia di ‘sicilianizzarsi’. No, non stiamo mettendo in dubbio il nuovo corso rispetto all’esperienza di Umberto Bossi, la nuova vocazione nazionale del partito. Non è questo il tema che ci interessa. Parliamo di politica, parliamo della guida del partito nell’isola. E dei vertici piovuti dal cielo.
Da molto in alto, dal profondo Nord. E precisamente da Busto Arsizio, da dove, nella primavera del 2018, Stefano Candiani fu catapultato da Salvini e nominato commissario della Lega in Sicilia. Candiani è stato ed è il punto di riferimento del leader del Carroccio nell’Isola, il ‘vicecapitano’ potremmo dire, o forse meglio sarebbe indicarlo col titolo di Viceré.
Che certo in questo momento post elettorale avrà i suoi grattacapi. Alle amministrative la Lega non ha sfondato in Sicilia. Il suo ruolo di primo partito nello Stivale si sgonfia oltrepassato lo Stretto: nell’Isola il Carroccio dove è andato da solo non ha vinto e dove si è presentato in coalizione con il centrodestra ha giocato il ruolo di comprimario, mentre a fare da traino è stato l’asse moderato della coalizione.
Ma restiamo a ciò che Candiani è: il commissario della Lega in Sicilia. L’uomo che deve fare da guida a tutti quegli uomini arrivati da diverse galassie, spinti da forze centripete eterogenee verso il Carroccio. D’altronde la Lega ha dovuto costruire un’ossatura in Sicilia partendo da zero e ‘pescando’ da diversi bacini politici.
Da storie moderate sono arrivati Alessandro Pagano e Nino Minardo, ma anche il deputato regionale Orazio Ragusa. Dal Movimento 5 Stelle è pervenuta l’adesione di quadri di partito come Igor Gelarda, anche se con una storia personale che fa riferimento alla destra, così come quella dell’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà o quella del deputato Antonio Catalfamo. Diverse le storie di Francesca Donato e Annalisa Tardino, le due eurodeputate siciliane, professioniste di ‘area’, mentre poco più di una comparsata il passaggio nel Carroccio di Giovanni Bulla, Marianna Caronia e, in tempi passati, Tony Rizzotto.
C’è voluto tempo per limare, aggiustare e ‘arrangiare’. Per portare a termine una fusione ‘quasi a freddo’ di questo tipo, d’altronde, il lavoro da fare è tanto, e sicuramente non semplice per un forestiero. Ma Candiani è ‘in cantiere’ dal 2018: possibile che nel frattempo non ci sia stato un congresso per individuare, tra dirigenti, generali, colonnelli e capitani, una guida siciliana? E non è forse questo, visti i risultati elettorali al di sotto delle aspettative, il momento per pensare di celebrarne uno? Non è, la Lega, il partito che storicamente ha portato avanti la battaglia per l’autonomia dei territori? Perché, dunque, la Sicilia non ha un segretario leghista?
La Lega in Sicilia è arrivata, e si è anche radicata sul territorio, ma la Sicilia, ai leghisti siciliani, non è ancora stata consegnata. Nemmeno da Matteo Salvini.