“In Sicilia su 1.400.000 lavoratori solo 800 mila hanno un contratto a tempo indeterminato. Gli altri sono precari, stagionali, co.co.co. Da questo deriva una media salariale di circa 7.000 euro in meno rispetto alla media nazionale, con la conseguente contrazione dei consumi. La precarietà è dunque un problema sociale che determina ricadute negative su tutta l’economia, è quindi un problema di tutti. Fa specie dunque che ci siano soggetti che osteggiano il referendum contro la precarietà”.
Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia Alfio Mannino.
E a proposito dei referendum dell’8 e del 9 giugno afferma: “Andare votare sulle grandi questioni sociali che col referendum ci si propone di affrontare è l’opportunità per segnalare alla politica che c’è una parte della Sicilia che non si rassegna. Non si rassegna – sottolinea Mannino- a vedere emigrare i propri figli, non si rassegna a contare i morti sul lavoro, non si rassegna a vedere calpestata la propria dignità di lavoratrice e di lavoratore”. Mannino aggiunge che “i contrari al referendum sono guarda caso le stesse parti politiche che continuano a consumare scippi ai danni della Sicilia e che non mettono in campo alcuna politica di sviluppo”.
“Lo sviluppo economico – afferma Mannino – non si costruisce sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, non si costruisce sfruttando, ma investendo dov’è necessario, quindi anche sulla qualità del lavoro. Ecco le ragioni per cui chiediamo ai siciliani tutti di recarsi alle urne e di votare Sì ai 5 quesiti referendari”.
Domani e dopodomani il segretario generale della Cgil Maurizio Landini sarà in Sicilia per la campagna referendaria. Fitto il calendario di appuntamenti.