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Nuovi scenari

Le Europee cambiano i piani di De Luca: salta il patto a sinistra?

martedì 11 Giugno 2024

Le Europee ribaltano i rapporti di forza nel campo politico degli avversari del centrodestra siciliano e il verdetto delle urne è destinato anche e soprattutto a cambiare i piani di Cateno De Luca. Il sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord, sulle ali del 25% che aveva ottenuto alle Regionali 2022 sino a questo momento aveva rivendicato a più riprese la leadership unitaria e indiscussa delle opposizioni, facendo valere il peso dei circa dieci punti percentuali di distanza inflitti due anni fa da ScN al Partito Democratico e ai Cinque Stelle. Stavolta, alle Europee, Libertà, la lista deluchiana, si è fermata al 7,6%, i grillini hanno raccolto il 16% e il Pd il 14%. Lo aveva detto a chiare lettere De Luca che l’obiettivo dichiarato del suo movimento, al di là della partita nazionale, era quello di superare i due partiti principali dell’opposizione in Sicilia.

“Dobbiamo prendere un voto più di loro, altrimenti da Roma vorranno imporre un candidato del cerchio magico”, queste erano state le parole di De Luca che ha spinto e dato fondo alle sue energie sino all’ultimo istante, in questa campagna elettorale, anche a dispetto dei problemi di salute che lo avevano costretto al ricovero in ospedale. De Luca voleva scongiurare il sorpasso e aveva soprattutto “sentenziato” il bivio in vista, con due possibili scenari: “All’orizzonte noi andiamo in solitaria e loro continuano a perdere oppure loro esprimeranno il loro candidato alla presidenza della Regione, e Danilo Lo Giudice (il segretario regionale di Sud chiama Nord, ndr) e gli altri si dovranno aggregare. Io starò a Fiumedinisi e a quel punto non non voglio sapere più”.

Le cose sono andate come De Luca non auspicava. A questo punto cambierà, giocoforza, la strategia del parlamentare di Fiumedinisi, costretto a rielaborare il percorso e a rincorrere i due potenziali alleati, senza più il peso determinante di quel 25% del 2022. L’idea del sindaco di Taormina, in prima battuta, rimarrà quella di provare a portare i democratici e i grillini verso le primarie di coalizione. Ora però è uno scenario complicato, legato in modo ancora più stretto alle volontà imprevedibili delle segreterie romane del Pd e del M5s, e non depone bene il precedente del 2022: allora le primarie ci furono ma poi naufragarono con la clamorosa rottura maturata in extremis per mano di Giuseppe Conte, che decise di sfilarsi dall’accordo su Caterina Chinnici.

Il sindaco di Taormina esplorerà, insomma, se ci sarà la reale possibilità di un’alleanza a sinistra, con il punto interrogativo degli umori romani, ma non intende trascinare l’incertezza troppo a lungo. De Luca metterà in agenda il suo aut-aut e il dentro o fuori scatterà un anno prima del voto, forse anche prima. Le segreterie romane hanno già detto “No” a De Luca all’eventualità, auspicata inizialmente nei mesi scorsi da Sud chiama Nord, di ottenere uno spazio per i propri candidati alle Europee proprio nelle liste di Pd e 5 Stelle. Anche i buoni rapporti all’Ars, che sin qui hanno caratterizzato la legislatura a Palermo tra le forze di opposizione, andranno verificati da qui ai prossimi mesi, dopo le bordate lanciate a ripetizione da De Luca in particolare all’indirizzo dei 5 Stelle e gli attacchi destinati a Nuccio Di Paola. In casa grillina le frecciate arrivate dai palchi, da parte di De Luca, non sono state gradite. Ma c’è di più e sulla strada che potrebbe portare ad un patto tra le forze di opposizione spunta un’altra importante novità: il movimento pentastellato ha eletto all’Europarlamento Giuseppe Antoci e da più parti si sussurra che Giuseppe Conte stia prendendo in considerazione l’idea di puntare proprio sull’ex presidente del Parco dei Nebrodi per una sua candidatura alla presidenza della Regione in occasione delle future elezioni Regionali del 2027. Da capire invece il ragionamento che potrà essere impostato tra De Luca e il Pd: il partito di Elly Schlein esce rinvigorito dal voto e vorrà dire la sua pure in Sicilia.

Il coordinatore regionale di Sud chiama Nord, Lo Giudice, avverte i potenziali alleati di sinistra e fa capire che i deluchiani metteranno sul tavolo della discussione i consensi avuti da singoli candidati: “De Luca, con circa 70 mila preferenze, si è confermato leader indiscusso in Sicilia tra i partiti di opposizione, a testimonianza dell’alto indice di gradimento di cui gode”. 

Riprende così quota, in termini significativi, la soluzione di una nuova corsa in solitaria, come nel 2022, di Sud chiama Nord, con Cateno De Luca che potrebbe rompere gli indugi e tornare a sfidare il centrodestra, come nel 2012 e nel 2022, senza compagni di avventura, accantonando l’ipotesi sempre più caratterizzata da ostacoli dell’alleanza a sinistra.

Ci sarà tempo e modo di capire gli equilibri definitivi, anche perché nel frattempo non sono previste altre tornate elettorali per i prossimi tre anni e la sfida di De Luca ripartirà per forza di cose da Taormina, dove – dopo 15 giorni di pausa già preannunciati – Scateno tornerà al palazzo municipale per dedicarsi agli impegni della sindacatura e dovrà anche fare i conti con il risultato deludente delle Europee nella città che lo aveva eletto in modo trionfale un anno fa con 4 mila preferenze e che stavolta gli ha assegnato soltanto 1115 voti. Da Taormina a Palermo, insomma, le Europee consegnano a Scateno la missione di rielaborare i piani e riorganizzare le fila, senza escludere che i dati delle urne possano spingere il parlamentare a decisioni drastiche all’interno del suo movimento.

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