La Sicilia è proiettata già al futuro, pronta ad attuare i vantaggi acquisiti con il via libera all’autonomia finanziaria da parte del Consiglio dei Ministri.
Un lungo percorso, iniziato già anni fa, ma portato a compimento solo nelle ultime settimane. Su proposta della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, a Roma è stato approvato il decreto legislativo di attuazione dell’accordo Stato-Regione firmato il 16 dicembre 2021 dall’allora primo ministro Mario Draghi e dall’allora presidente della Regione Nello Musumeci. L’obiettivo è quello di attrarre imprese e cittadini europei ed extraeuropei, introducendo una fiscalità di sviluppo e compensativa unica nel panorama della finanza regionale italiana. E proprio in tal senso la Regione Siciliana si sarebbe portata avanti avviando la pianificazione di un pacchetto di misure specifiche (CLICCA QUI).

Un passo storico, considerando che l’Isola è la prima in Italia e segue in Europa ai modelli messi in piedi da Azzorre, Baleari ed Egeo meridionale. Una strada che apre così a nuovi canali, non solo nazionali, ma anche europei. Un dialogo che potrebbe partire, per esempio, dalla revisione dei fondi di Coesione e di rimodulazione delle risorse del Pnrr e in particolar modo dai fondi Ue per la fiscalità di sviluppo. Un esempio non a caso. Una pista già tastata nel 2023 dall’allora eurodeputata Annalisa Tardino, che aveva portato avanti un sottoprogramma del Po-Fesr per finanziare misure di aiuto e compensazione alla popolazione e alle impresi di Lampedusa e Linosa, gravate dal disagio dell’insularità e dall’accoglienza dei migranti. La fonte di ispirazione? Proprio le già citate Isole del Mare Egeo meridionale della Grecia.

L’esponente della Lega, circa due anni fa, era intervenuta per sollecitare il presidente della Commissione Libe (libertà civili, giustizia e affari interni) di formalizzare una richiesta di intervento alla presidente del Parlamento europeo e contestualmente avviando dei contatti con la direzione generale politica regionale e urbana della Commissione europea, per esplorare la possibilità di adottare un regime speciale per le isole di Lampedusa e Linosa, considerando lo svantaggio dovuto a molteplici fattori, tra cui la distanza dalla terraferma, il fatto di essere territorio di confine soggetto a continue crisi migratorie e lo spopolamento. Una richiesta inviata anche al presidente della Regione Renato Schifani, che pochi mesi dopo aveva ricevuto a Palazzo d’Orleans la commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira. Focus dell’incontro l’utilizzo dei fondi europei e sui progetti già finanziati per contrastare le insidie insite nell’insularità, che per la Sicilia comporta un onere di circa sei miliardi di euro l’anno, ovvero circa 1.200 euro per ogni cittadino siciliano. Aiuti che si sarebbero tradotti in importanti agevolazioni, come in un’aliquota Iva al 5% per le imprese turistiche, in semplificazioni amministrative e in una defiscalizzazione spinta.
Un aspetto è da specificare. La battaglia portata avanti da Annalisa Tardino e che vedeva protagoniste Lampedusa e Linosa rappresentava però un sistema un po’ diverso dalla fiscalità di vantaggio. Una finestra che si era aperta molto prima dell’ultima importante approvazione in Cdm che ha fatto sorridere la Regione Siciliana. Un capitolo, dunque, che lascia immaginare e comprendere le ampie possibilità e i vasti scenari che una riforma come quella dell’autonomia finanziaria sarebbe in grado di apportare, lasciando un segno indelebile e decisivo per il futuro della Sicilia, dalla sua politica economica e sociale.