Si sono visti per anni in segreto Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello e Matteo Messina Denaro allora latitante.
“Avevo pensato che avrei avuto un po’, anzi molto tempo per me e poter stare con te in modo ‘rilassato’ e invece tutto il contrario“. Era dicembre del 2022 e a impedire gli incontri della donna col boss, hanno ricostruito gli inquirenti, era stata la malattia della figlia. Nella successiva lettera del 2 gennaio la Bonafede scrive: “in televisione c’è il Re Leone, mi sarebbe piaciuto vederlo con Depry (soprannome del boss al quale Bonafede scrive fingendo di parlare di un terzo) e ridere insieme alla frase: ‘io rido in faccia al pericolo e il pericolo è il mio mestiere’. Mi manca tutto, anche guardare un film assieme“. Nel corso delle indagini su uno dei dvd trovati nell’ultimo covo di Matteo Messina Denaro è stata trovata l’impronta digitale del pollice destro di Laura Bonafede. E ancora: “Abbandonarti: ne abbiamo già parlato una volta. Volevo mentalente allontanarmi perché ho sofferto troppo. Non puoi nemmeno immaginare quel che ho provato. E dire che qualche reazione l’hai vista. Il non vederci più e il non aver avuto notizie hanno fomentato la rabbia e la delusione. Vedi che io ti conosco e ti prego non ne voglio parlare, si risveglia il dolore“. Una lettera in cui viene fuori la gelosia della donna per Lorena Lanceri, anche lei arrestata per favoreggiamento nelle scorse settimane, che i due chiamano in codice “Tramite“. “Devo dirti allora che me lo hai chiesto tu se potevi fare un giro con Tramite? – aggiunge – Lasciamo stare il telo macchiato che poteva essere un’illazione. Ma il salire in auto nella piccola stradina. Te lo ripeto: io ti conosco. E’ vero sai recitare, ma capisco quanto sei coinvolto quando parli di qualcuno“.
Inoltre, la donna, per indicare i luoghi degli incontri usa i termini cifrati “tugurio” e “limoneto“. “Il tugurio – scriveva la donna- stavamo bene in quel posto: sì ero felice di trascorrere quel tempo insieme“. “Una volta, al limoneto mi dicesti che al ritorno di Uomo (il padre della donna poi morto ndr) e, successivamente, di Bamby (il marito della donna detenuto ndr) la nostra Amicizia si interrompeva – scriveva in un altro biglietto in cui parla di sé al maschile – Ricordo, che ti risposi che non ne vedevo il motivo. Mi ero quasi offeso per il tuo dire, come se la nostra Amicizia era per me una sorta di tappabuchi, un passatempo“. “Come se io avessi instaurato quell’Amicizia perché non sapevo stare da solo. Caro Amico Mio – concludeva – io da solo ci so stare benissimo, credo che lo hai capito che non mi interessa la compagnia di nessuno. Si, mi sono sentito un traditore però anomalo ma sempre traditore ed intruso. Ma è da tanto che non provo più questi sentimenti. Penso che ci apparteniamo, nel bene o nel male ci apparteniamo e questo è un dato di fatto“.
“Amico mio“, “Cugino“, “Blu“, “Venesia” erano i nomi coi quali Matteo Messina Denaro chiamava, nelle lettere, Laura Bonafede. Ma il linguaggio criptato, che piano piano i carabinieri del Ros e i pm stanno decifrando, è molto complesso. Ad esempio la figlia della Bonafede, Martina Gentile, è “Tany” o “Cromatina“; la sorella del boss, Rosalia, in gergo era “fragolone“; i due vivandieri Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri “Maloverso” e “Diletta” o “Lest“; l’auto del boss “Margot“. Per Campobello di Mazara il capomafia aveva preso in prestito da Marquez il nome di “Macondo”, mentre la località di mare di Triscina era “Macondino”. Messina Denaro era “Depry“, la malattia di cui soffre “la romena“, la clinica dove faceva le terapie “lo squallido“, “Aragona” era Castelvetrano, “Donna” la madre della Bonafede, “Uomo” il padre, il boss Leonardo.
“Tu sai che non piango facilmente ma è da un po’ di mesi che appena penso e parlo di Uomo piango e quando leggo e penso a Depry piango. E’ sinonimo di impotenza, non posso far niente per cambiare questa realtà“, scriveva la Bonafede a Messina Denaro fingendo di parlare di una terza persona (Depry). Restano decine i nomi in codice da interpretare.