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Legalità. Beni confiscati, la denuncia di Libera: “Dieci anni tra sequestro e riutilizzo”

domenica 11 Marzo 2018
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Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera

Nel campione della ricerca di Libera, l’associazione fondata da don Ciotti che si occupa di contrastare le mafie,  tra il sequestro e l’effettivo riutilizzo sociale trascorrono ben 10 anni.

Il dato emerge nel quadro di una ricerca dal titolo BeneItalia che ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei  beni confiscati presenti nel nostro Paese.

Alla Sicilia va la maglia rosa, è la regione con il maggior numero di enti, 188, che gestiscono gli immobili sequestrati alla criminalità organizzata. Al secondo posto si piazza la Lombardia con 144. Lo studio si è rivolto a 17 regioni su 20. Seguono la  Campania, 116, la Calabria, 101, la Puglia, 68 e il Lazio, 41.

Purtroppo, però, i tempi che intercorrono tra la confisca e l’assegnazione degli immobili da destinare ad un nuovo uso,sono troppo dilatati: “Rispetto ad una nostra precedente ricerca – spiegano da Liberanon è  cambiato di molto il dato sullo stato delle condizioni strutturali e sui tempi, dal sequestro alla destinazione e assegnazione dei beni“.

Nel ventiduesimo anniversario della legge che regola l’uso dei beni mafiosi –  dice Davide Patti, vicepresidente nazionale Libera  auspichiamo la rapida approvazione dei provvedimenti ministeriali di attuazione della riforma del codice antimafia, attraverso il rafforzamento dell’Agenzia nazionale, l’estensione della confisca dei beni ai corrotti e l’accessibilità ai fondi finanziari di investimenti e per il credito.

Per far conoscere e mettere in rete le pratiche di riutilizzo sociale – conclude Patti – lanceremo fino al 21 marzo, XXIII giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, l’hashtag #apriamoilbene con il quale i coordinamenti territoriali delle associazioni, i soggetti gestori, le scuole, il sindacato, i cittadini attivi racconteranno la loro esperienza e i beni confiscati diventeranno luoghi di memoria e di impegno”.

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