La morte di Papa Francesco ha aperto un tempo di lutto per la Chiesa cattolica e per milioni di fedeli nel mondo, ma anche l’inizio di un periodo di transizione che culminerà con l’elezione del suo successore. Un evento che intreccia spiritualità, diplomazia e potere, in un momento storico segnato da grandi cambiamenti globali e da profonde trasformazioni interne alla Chiesa stessa.
Papa Bergoglio, con il suo pontificato iniziato nel 2013, ha rivoluzionato molti aspetti del governo ecclesiastico, incidendo anche sulle modalità e lo spirito con cui si terrà il prossimo conclave.
Ma come funziona esattamente l’elezione di un nuovo Papa? Quali sono le regole, le prassi e le novità introdotte dal pontefice argentino? E quali scenari apre la sua scomparsa sul piano geopolitico e religioso?
Le fasi iniziali: dalla sede vacante al conclave
Con la morte del Pontefice si apre ufficialmente il periodo di sede vacante. La Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e modificata da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco con il motu proprio Normas Nonnullas del 2013, regola ogni fase di questa delicata transizione.
Il primo atto ufficiale è la certificazione della morte del Papa da parte del camerlengo, figura cardine durante la sede vacante. L’attuale camerlengo è il cardinale Kevin Farrell, nominato proprio da Francesco. Egli ha il compito di sigillare gli appartamenti papali, assicurare i beni e custodire i sigilli del Papa defunto.

Alla morte o rinuncia del Pontefice (come accadde nel 2013 con Benedetto XVI), tutti gli incarichi della Santa Sede cessano immediatamente e tutto, di fatto, si “blocca”, eccetto quella che in gergo burocratico, viene definita “ordinaria amministrazione” come ricorda l’articolo 335 del Codice di Diritto Canonico: “Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze”.
Con la morte di papa Francesco, avvenuta alle 7.35 del 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, è entrato in carica il cardinale camerlengo, che dal febbraio 2019 è l’irlandese Kevin Joseph Farrell, 77 anni, attuale Prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.
È stato proprio Farrell a dare l’annuncio ufficiale della morte del Pontefice argentino in un video registrato dalla Cappella di Casa Santa Marta dove, alle ore 20 di ieri (lunedì), avverrà la constatazione di morte del Pontefice.
I compiti del Camerlengo: l’articolo 17 della Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”
È l’articolo 17 della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis a descrivere in maniera dettagliata quali sono i compiti del camerlengo quando la sede è vacante con tutta una serie di procedure e adempimenti non solo formali:

“Appena ricevuta la notizia della morte del Sommo Pontefice” – si legge, – il Camerlengo di Santa Romana Chiesa deve accertare ufficialmente la morte del Pontefice alla presenza del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, dei Prelati Chierici e del Segretario e Cancelliere della stessa Camera Apostolica, il quale compilerà il documento o atto autentico di morte. Il Camerlengo deve, inoltre, apporre i sigilli allo studio e alla camera del medesimo Pontefice, disponendo che il personale abitualmente dimorante nell’appartamento privato vi possa restare fino a dopo la sepoltura del Papa, quando l’intero appartamento pontificio sarà sigillato; comunicarne la morte al Cardinale Vicario per l’Urbe, il quale ne darà notizia al Popolo Romano con speciale notificazione; e parimenti al Cardinale Arciprete della Basilica Vaticana; prendere possesso del Palazzo Apostolico Vaticano e, personalmente o per mezzo di un suo delegato, dei Palazzi del Laterano e di Castel Gandolfo, ed esercitarne la custodia e il governo; stabilire, uditi i Cardinali Capi dei tre Ordini, tutto ciò che concerne la sepoltura del Pontefice, a meno che questi, da vivo, non abbia manifestato la sua volontà a tale riguardo; curare, a nome e col consenso del Collegio dei Cardinali, tutto ciò che le circostanze consiglieranno per la difesa dei diritti della Sede Apostolica e per una retta amministrazione di questa”.
Le modalità di gestione della sede vacante è il frutto del combinato disposto di diverse norme: il codice di Diritto canonico; la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” (promulgata il 19 marzo 2022, con la quale Francesco ha ridisegnato l’organigramma vaticano); la Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”, una legge speciale emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 «circa la vacanza della Sede apostolica e l’elezione del Romano Pontefice»; e infine la Costituzione apostolica “In Ecclesiarum Communione” (emanata il 6 gennaio 2023 sempre da Francesco per riordinare il Vicariato di Roma).
Bergoglio, che ha riformato la Curia romana, nel 2022, con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, ha stabilito che non decadono “il penitenziere maggiore (Angelo De Donatis), il quale continua a sbrigare gli affari ordinari di sua competenza, proponendo al Collegio dei cardinali quelli di cui riferirebbe al Romano Pontefice, e l’elemosiniere di Sua Santità (Konrad Krajewski), che continua nell’esercizio delle opere di carità, secondo gli stessi criteri usati durante il pontificato, restando alle dipendenze del Collegio dei cardinali, fino all’elezione del nuovo Romano Pontefice”.
Oltre a Farrell, De Donatis e Krajewski, tutti e tre elettori in conclave, restano in carica anche il cardinale vicario del Papa per la diocesi di Roma, Baldassare Reina, anch’egli elettore, e il vicegerente della diocesi di Roma, il vescovo Renato Tarantelli Baccari.
Restano in carica anche il cardinale arciprete della Basilica Vaticana e vicario generale per la Città del Vaticano, Mauro Gambetti, anch’egli elettore, il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, e il segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. Non cessano dall’incarico e dai relativi poteri i rappresentanti pontifici.
Durante la Sede Vacante, ogni giorno, al mattino e al pomeriggio, si tengono le congregazioni generali del Collegio cardinalizio fino all’ingresso in conclave dei soli porporati elettori. In esse si prendono tutte le decisioni che riguardano questa delicatissima fase di transizione della Chiesa cattolica e si traccia il profilo del prossimo Papa, senza, però, pronunciare mai pubblicamente alcun nome.
Al cardinale decano Re toccherà presiedere, in piazza San Pietro, la messa esequiale di Papa Francesco che aprirà i cosiddetti “novendiali” i nove giorni di lutto della Chiesa cattolica. In ognuno di essi si celebrerà una messa esequiale per Bergoglio nella Basilica Vaticana.
Il periodo di lutto e i “novediali”
Segue il periodo di lutto e i novediali, nove giorni di preghiere e celebrazioni solenni. Durante questo tempo, il Collegio dei Cardinali si riunisce in Congregazioni Generali, dove vengono discussi temi urgenti della gestione del Vaticano e si prepara il terreno per il conclave.

Il consiglio dei cardinali stabilisce il giorno e l’ora in cui la salma del Pontefice sarà portata nella Basilica Vaticana per essere esposta all’omaggio dei fedeli e predispone tutto il necessario per le esequie, dopo le quali partiranno i ‘novendiali’, le messe in suffragio del Papa celebrate per nove giorni consecutivi.
Nel rituale stabilito da Francesco sono riportati quattro – e non più tre – formulari di preghiere a scelta, riprendendo tutti quelli offerti dal Missale Romanum per il Papa e quello per il vescovo diocesano defunto.
Diverse le novità introdotte da Bergoglio, che ha voluto semplificare alcuni riti per trasmettere il messaggio che muore un pastore, non un potente: la constatazione della morte che non avviene più nella camera del defunto ma nella cappella; la deposizione immediata nella bara; l’esposizione alla venerazione dei fedeli del corpo del Papa già nella bara aperta; l’eliminazione delle tradizionali tre bare di cipresso, piombo e rovere. Si utilizza una sola bara di legno con quella interna di zinco, prima di traslare il feretro in Basilica.

Sono mantenute le tre “stazioni” classiche, nella casa del defunto, nella Basilica Vaticana e al luogo della sepoltura. In una intervista rilasciata alla decana della sala stampa vaticana Valentina Alazaraki, Francesco ha rivelato la scelta di farsi tumulare fuori dalle mura vaticane, a Santa Maria Maggiore (invece che nelle Grotte Vaticane) per la speciale devozione riservata all’icona della Salus Populi Romani, nota anche come la Madonna dei romani, ospitata nella Basilica.
Poiché la deposizione nella bara avviene dopo la constatazione della morte, la sera prima della Messa esequiale si procede alla sua chiusura. Nella Basilica Vaticana il corpo del Papa è esposto direttamente nella bara e non più su un cataletto e non sarà posto accanto alla bara il pastorale papale.
La preparazione del conclave
La data di inizio del conclave viene stabilita dal Collegio dei Cardinali, che deve attendere almeno 15 giorni dalla morte del Pontefice, ma non oltre i 20. Tuttavia, Papa Francesco, nel suo spirito riformatore, ha lasciato aperta la possibilità di anticipare l’inizio del conclave se tutti i cardinali elettori fossero presenti a Roma, una misura pensata dopo l’esperienza della rinuncia di Benedetto XVI nel 2013.
Il conclave si svolgerà all’interno della Città del Vaticano, con i cardinali elettori alloggiati nella Domus Sanctae Marthae, una residenza voluta da Giovanni Paolo II. Dal momento in cui entrano in conclave, i cardinali vivranno in totale isolamento dal mondo esterno, senza telefoni, dispositivi elettronici o contatti con l’esterno.
È un momento di grande intensità spirituale e riservatezza, dove l’ascolto reciproco, la preghiera e il discernimento dovrebbero guidare le scelte.
Chi vota e chi può essere eletto
Possono votare solo i cardinali con meno di 80 anni alla data di inizio della sede vacante. Al momento, si contano 135 cardinali elettori provenienti da tutto il mondo, con una rappresentanza molto più variegata rispetto ai conclavi del passato, grazie alla scelta di Papa Francesco di creare cardinali da paesi fino ad allora mai rappresentati: Myanmar, Brunei, Capo Verde, Laos, per citarne alcuni.
Il Papa può essere eletto tra i cardinali, ma in teoria ogni battezzato maschio può diventare Pontefice. Tuttavia, nella pratica moderna, l’elezione di un Papa non cardinale è altamente improbabile.
Per essere eletto, un candidato deve ottenere i due terzi dei voti. Se, dopo numerosi scrutini (che si tengono due al mattino e due al pomeriggio), non si raggiunge una decisione, si può passare a un ballottaggio tra i due candidati con il maggior numero di voti, anche se devono comunque ottenere la maggioranza qualificata.
Le riforme introdotte da Papa Francesco
Uno degli aspetti meno noti ma fondamentali del pontificato di Francesco è la sua opera di riforma dell’apparato vaticano e della Curia romana. Con la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, entrata in vigore nel 2022, ha rivoluzionato la struttura della Curia, aprendo nuove prospettive anche sulla gestione del potere centrale della Chiesa.

Francesco ha voluto una Chiesa meno clericale e più sinodale, dove il confronto e l’ascolto diventano strumenti fondamentali di discernimento. Questo spirito potrebbe riflettersi anche nell’atteggiamento dei cardinali durante il conclave. Inoltre, con le nomine di molti cardinali “di periferia”, ha spostato il baricentro della Chiesa verso Sud, verso il mondo in via di sviluppo, rendendo meno prevedibile la scelta del prossimo Pontefice.
Ha anche modificato alcuni dettagli pratici del conclave, come il fatto che i cardinali possono anticipare l’inizio se tutti sono presenti, ha ribadito il divieto assoluto di ogni forma di campagna elettorale o lobbying, e ha rafforzato il giuramento sul segreto assoluto.
I segni del conclave: la fumata, la Cappella Sistina, l’Extra omnes
Il conclave sarà immediatamente preceduto dalla messa pro eligendo Romano Pontifice presieduta dal cardinale decano Re, nella Basilica Vaticana, la mattina dell’inizio del conclave. Nel pomeriggio dello stesso giorno i porporati elettori entreranno nella Cappella Sistina per procedere con le votazioni.
Il conclave si svolge nella Cappella Sistina, luogo carico di simbolismo e arte. I cardinali entrano con il solenne “Extra omnes!”, che indica l’uscita di tutti coloro che non fanno parte del Collegio elettorale.

Da quel momento, inizia ufficialmente il conclave.
Intimato dall’arcivescovo Ravelli l’Extra omnes, inizierà la clausura e un cardinale non elettore terrà la seconda e ultima meditazione ai suoi confratelli che dovranno eleggere il successore di Francesco. La prima si sarà tenuta nei giorni precedenti durante una delle congregazioni generali. Dopo la meditazione, i cardinali dovranno votare. Nei giorni successivi, invece, le votazioni saranno due al mattino e due al pomeriggio fino a quando, ovviamente, non si raggiungerà il quorum dei due terzi per l’elezione del Papa.
Dopo ogni sessione di votazione, le schede vengono bruciate in una stufa speciale. Se la votazione non ha portato all’elezione di un Papa, il fumo che esce dal comignolo sarà nero; se invece l’elezione è avvenuta, il fumo sarà bianco, accompagnato dal suono delle campane di San Pietro.
Sarà il segnale che il nuovo Pontefice è stato eletto.
“Habemus Papam”: l’annuncio e l’inizio di un nuovo pontificato

Dopo l’elezione, il decano del Collegio Cardinalizio chiede al Papa eletto se accetta e con quale nome intende essere chiamato. L’accettazione deve essere immediata. Il nuovo Papa indossa la veste bianca e viene condotto nella Stanza delle Lacrime, dove si raccoglie in preghiera.
Infine, il cardinale protodiacono si affaccia dal balcone della Basilica Vaticana per pronunciare la formula “Habemus Papam” e presentare il nuovo Pontefice al mondo.
In questo futuro Conclave toccherà proclamare l'”Habemus Papam” e annunciare al mondo dalla Loggia di San Pietro il nome del nuovo Pontefice appena eletto, il cardinale corso-francese Dominique Mamberti.
È il momento culminante, seguito dalla prima benedizione Urbi et Orbi del nuovo Papa.
Le implicazioni globali e il peso del pontificato di Francesco: un passaggio epocale
Papa Francesco ha lasciato un’eredità complessa e potente. È stato il primo Papa latinoamericano, il primo gesuita sul soglio pontificio, e ha portato avanti un’agenda pastorale centrata sui poveri, sulla cura del creato (Laudato Si’), sul dialogo interreligioso e sulla pace.

Ha incontrato i grandi leader religiosi del mondo islamico, ha viaggiato nei luoghi più periferici e segnati dal dolore, come l’Iraq, il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo. Ha promosso il Sinodo sulla sinodalità, un processo che ha ridato voce a popoli, vescovi, laici, donne, migranti e comunità LGBTQ+, pur tra grandi resistenze.
Sul fronte della geopolitica, la sua morte apre un vuoto in un momento di forte instabilità: le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, le crisi migratorie, il cambiamento climatico, i rischi crescenti di polarizzazione anche all’interno della stessa Chiesa.

Storica la partecipazione nel giugno 2024 di Papa Bergoglio al G7 nel Brindisino. La prima volta di un pontefice che ha preso parte al summit dei grandi della Terra. Papa Francesco al G7 di Fasano si è rivolto ai cuori e alle coscienze di chi decide le sorti dei popoli.
La voce di Francesco era diventata un punto di riferimento anche per i non credenti, per gli esclusi, per le nuove generazioni. Chi verrà dopo di lui dovrà scegliere se raccogliere questa eredità o segnare una discontinuità.
La morte di Papa Francesco non è solo la fine di un pontificato, ma un passaggio epocale. L’elezione del suo successore sarà uno degli eventi più seguiti al mondo, non solo per la dimensione spirituale che riveste per oltre un miliardo di cattolici, ma per l’impatto che avrà sulla società globale.
Sarà il momento di capire se la Chiesa continuerà il cammino tracciato da Bergoglio, fatto di misericordia, vicinanza e riforma, o se tornerà a un modello più istituzionale e conservatore. In ogni caso, il conclave che si aprirà nelle prossime settimane sarà uno degli appuntamenti più densi di significato degli ultimi decenni.
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