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Il ricordo

Libero Grassi, i figli: “Necessario raccontare a chi non c’era” CLICCA PER IL VIDEO

martedì 29 Agosto 2023

Sono iniziate alle ore 7:45 di questa mattina le commemorazioni in ricordo di Libero Grassi.

In via Alfieri, dove l’imprenditore perse la vita per mano di Cosa nostra, come ogni anno, la famiglia ha afflitto il manifesto che rievoca le condizioni di isolamento e solitudine in cui maturò il delitto. Dopo l’affissione è stata spruzzata nel punto in cui venne colpito della vernice rossa per simboleggiare il sangue versato dal proprietario di Sigma; in seguito sopra la macchia sono state deposte una serie di piantine per rendere omaggio alla sua figura.

A costargli caro fu un atto veramente rivoluzionario per quegli anni, in cui Palermo era macchiata dall’arroganza e dalla prepotenza della mafia: denunciare i propri estortori. La sua morte ha segnato l’avvio di una nuova stagione di lotta alla mafia, colpendo al cuore quella società civile che fino ad allora non era ancora riuscita a fare concretamente i conti con il racket.

Oltre ai figli, Alice e Davide, erano presenti tante autorità: il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, l’assessore ai Beni culturali, Francesco Scarpinato, il prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta, il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia e l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

IL RICORDO DELLA POLITICA

Renato Schifani

I progressi nella lotta al ‘pizzo’ sono la prova che il sangue di Libero Grassi, che aveva osato sfidare un sistema fatto di omertà e accettazione dell’illegalità, non è stato versato invano, 32 anni fa“. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Il suo insegnamento e il suo esempio – aggiunge – continuano a vivere in tutti coloro che lottano ogni giorno, forti del sostegno delle istituzioni, per un’economia libera dalle intollerabili pressioni di organizzazioni criminali che non hanno, e mai potranno avere, alcun diritto sul frutto del lavoro onesto degli imprenditori“.

I risultati raggiunti negli ultimi vent’anni, grazie al lavoro di magistrati e forze dell’ordine e con il contributo delle associazioni antiracket che operano sul territorio, dimostrano che a Palermo e non solo, sono tanti gli operatori economici che si sono opposti con coraggio ai soprusi di Cosa nostra e che, dopo avere scelto la strada della denuncia, sono andati avanti con la loro attività – conclude Schifani –. Il governo siciliano sarà sempre al loro fianco per sostenere l’economia sana anche attraverso aiuti e misure per lo sviluppo e la crescita imprenditoriale“.

Roberto Lagalla in via Alfieri

A 32 anni dalla sua uccisione, il coraggio e il sacrificio di Libero Grassi rappresentano un gesto di legalità destinato a non sbiadire mai. A testa alta non si è piegato al ricatto mafioso, rifiutandosi di pagare il pizzo. L’esempio dell’imprenditore è un faro per coloro che vogliono portare avanti la propria attività in modo onesto, senza scendere a patti con Cosa nostra. Gli imprenditori oggi, rispetto a quanto accaduto a Libero Grassi, possono contare sul concreto sostegno delle associazioni antiracket. È proprio grazie all’impegno di queste associazioni e al lavoro di magistratura e forze dell’ordine che negli ultimi decenni sono stati fatti grandi passi in avanti contro le estorsioni e sono aumentate le denunce degli imprenditori. Il percorso di legalità, però, deve continuare a essere alimentato, consapevoli che ancora oggi ci sono soggetti che pagano il pizzo non solo per paura, ma anche per trarre benefici da scellerati accordi con la criminalità organizzata“. Così dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

Carolina Varchi

Libero di nome e di fatto. Fu il primo imprenditore a ribellarsi a cosa nostra e al ricatto del pizzo in una Palermo che fingeva di non vedere e non sapere. Il suo coraggio continua ad ispirare tantissimi imprenditori che decidono di chiudere la porta in faccia alla mafia. Libero Grassi fu ucciso, ma il seme della ribellione era stato già piantato grazie al suo gesto coraggioso e rivoluzionario“. Così sulla propria pagina Facebook Carolina Varchi, vicesindaco di Palermo e deputato di Fratelli d’Italia.

Nello Musumeci

Il 29 agosto 1991 la mafia uccideva Libero Grassi, il simbolo della lotta al racket delle estorsioni. Con coraggio seppe dire “no” pubblicamente al pizzo in un periodo nel quale ancora molti, a Palermo, facevano finta che la mafia non esistesse. La sua determinazione possa essere d’esempio, per tutti, nella quotidiana lotta a ogni forma di criminalità organizzata“. Così il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci.

Anthony Barbagallo

Denunciare il pizzo e opporsi alla prepotenza mafiosa è un dovere di ogni cittadino onesto. Questo ci ha insegnato Libero Grassi. Il suo sacrificio non è stato vano. Tanto è cambiato da quel 29 agosto 1991. Sono nate le associazioni anti racket, in tanti denunciano anche se, ancora, come ha rilevato lo stesso procuratore di Palermo, ci sono ancora sacche di complicità e di silenzio. Dobbiamo proseguire su questo solco, sostenendo l’attività degli inquirenti e delle forze dell’ordine e non lasciando soli gli imprenditori che scelgono di denunciare“. Lo dice il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo.

Nino Minardo

A trentadue anni dal barbaro omicidio di Libero Grassi facciamo ancora i conti con un fenomeno, il racket delle estorsioni, che opprime tanti, troppi, imprenditori e commercianti siciliani” lo dice il presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati Nino Minardo. “C’è chi paga per paura ma anche chi paga per convenienza e contiguità culturale la sfida oggi non è solo quella di sostenere chi denuncia ma di ingaggiare una vera e propria battaglia culturale perché deve essere chiaro ad ogni singolo cittadino che boss e clan non tutelano niente e nessuno ma con il pizzo alimentano i loro interessi e traffici criminali. In questa battaglia culturale tanto possono fare la scuola, le associazioni di imprenditori e commercianti ma anche le istituzioni e la politica che devono rinnovare il legame con i territori che si traduce con la presenza ma soprattutto con la capacità di ascolto delle esigenze e delle problematiche di ogni singola strada delle nostre città“.

Marco Intravaia

Sono trascorsi 32 anni dall’assassinio di Libero Grassi, ucciso perché si era rifiutato di pagare il pizzo. L’imprenditore con la sua ribellione al sistema del racket è diventato un simbolo della lotta alla mafia e un esempio per tutti i siciliani. Dopo la sua morte in tanti hanno deciso di denunciare e non accettare il ricatto mafioso del taglieggiamento. Il coraggio di Libero Grassi rimane un esempio per tutti e oggi sono sempre di più gli imprenditori che denunciano e confidano nello Stato, per liberarsi dalla piaga delle estorsioni. Certo la strada da compiere è ancora molto lunga, perché la cronaca ci racconta di tanti che ancora decidono di piegarsi nel silenzio, ma è certo che non ci potrà essere alcun vero sviluppo per la nostra terra, fino a quando il racket continuerà a pesare sulla vita e sulla scelta delle aziende. Soltanto una Sicilia libera dalla mafia potrà ottenere il benessere e la dignità che si merita“. Così il deputato regionale di FdI Marco Intravaia, componente della Commissione Regionale Antimafia.

Lorenzo Fontana

“La figura di Libero Grassi rappresenta un simbolo di integrità morale, determinazione e coraggio. Il valore del suo rifiuto alla minaccia mafiosa va custodito e tramandato in particolare alle giovani generazioni. A 32 anni dal suo vile assassinio, desidero rinnovare l’omaggio mio personale e della Camera dei deputati alla sua memoria e le espressioni di vicinanza ai suoi familiari”.  Lo dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

 

 

 

 

Ignazio La Russa

“A 32 anni dal suo assassinio rendo omaggio alla fermezza e alla determinazione di Libero Grassi, l’uomo che con coraggio disse no al pizzo. Libero Grassi era, è e sarà un simbolo della lotta alla mafia e al terribile racket delle estorsioni e il suo sacrificio non può e non deve essere dimenticato. Alla sua famiglia e alle tante vittime di richieste estorsive e di usura giunga la mia sincera vicinanza”. Così il Presidente del Senato, Ignazio La Russa.

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