Era il il 29 agosto 1991. Libero Grassi si stava recando a piedi al lavoro quando, un killer, gli scarica 4 colpi di pistola, uccidendolo. Cosa nostra elimina barbaramente un uomo che aveva apertamente sfidato la criminalità e si era ribellato al pizzo. Diventerà un simbolo della lotta al malaffare e della dignità degli imprenditori.
“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”. Il 10 gennaio del 1991, l’imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di Sicilia metteva per iscritto, nero su bianco, la sua ribellione alla violenza mafiosa. Un atto rivoluzionario in una Sicilia in cui pochi imprenditori avevano il coraggio di denunciare il racket.
Nato a Catania nel 1924, a 8 anni si trasferisce a Palermo. Studierà tra Palermo e Roma e continuerà la propria formazione a Gallarate. Tornato in Sicilia, aprirà uno stabilimento tessile. Fu anche attivista civile, impegnato nella politica dapprima avvicinandosi ai Radicali poi al Partito Repubblicano.
“Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone’ e diremo no a tutti quelli come lui, scriverà Grassi.
I suoi estortori, erano i fratelli Avitabile, esattori della famiglia Madonia di Resuttana. Il suo coraggio rivoluzionario, gli costò dapprima l’isolamento. Rimasto solo, divenne bersaglio facile per la mafia. Autori e mandanti furono poi individuati. A premere il grilletto Salvino Madonia, figlio del boss di Resuttana ma il via libera al suo omicidio fu deliberato dall’intera Cupola.
La sua morte, diede all’Italia uno strumento a favore degli imprenditori coraggiosi. La legge anti-racket 172, con l’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione.
Oggi in Via Alfieri alle 07:45, la deposizione di un fiore di vinca nel luogo dove 31 anni fu ucciso. Alle 10 nella sede di Addiopizzo ci sarà un incontro su ‘Le estorsioni a Palermo: chi paga e perchè?’. Alle 15.30 al Porto della Cala settima edizione della “Vela per l’inclusione sociale”; alle 19.30, al Nautoscopio, inaugurazione della mostra fotografica “Libero e Pina Grassi, tra famiglia, lavoro e impegno civile”.
Presente anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, il quale ha dichiarato quanto segue: “Simbolo della lotta alla criminalità, Libero Grassi è ancora oggi un eroe moderno. Rifiutando una richiesta di pizzo, con grande coraggio e a testa alta, seppe dire “no” alla mafia, non piegandosi alle intimidazioni della criminalità organizzata. La certezza è che il suo ricordo non sbiadirà mai, grazie anche all’impegno costante che negli ultimi anni ha animato i tanti giovani che fanno parte di quelle associazioni anti-racket, sempre presenti al fianco degli imprenditori onesti, nate proprio ispirandosi all’esempio di Libero Grassi e alle quali non deve mai mancare il sostegno delle istituzioni pubbliche. Partendo dalla storia e quindi dalla memoria, abbiamo bisogno di valorizzare le migliori testimonianze della nostra terra, per una società che non sempre ha il coraggio di questi nostri eroi del passato”.